IGECO. Dopo Cellino San Marco (Br) è la volta di Parabita (Le). Ma cosa si aspetta a estromettere la compagnia privata nonostante latita l’interdittiva prefettiva antimafia?

IGECO. Dopo Cellino San Marco (Br) è la volta di Parabita (Le). Ma cosa si aspetta a estromettere la compagnia privata nonostante latita l’interdittiva prefettiva antimafia?

Spesso amministratori compiacenti, ma anche cariche istituzionali che chiudono entrambi gli occhi

E’ notizia di questi ultimissimi giorni dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale di Parabita. Ed è il secondo Comune salentino a ricevere la comunicazione dell’UTG (Ufficio territoriale del governo) che manda a casa tutti i rappresentanti istituzionali, dicasi Consiglieri comunali. Già meno di due anni fa toccò al Comune di Cellino San Marco, allora famoso solo per le canzoni di Albano Carrisi e per i pregiati vini e oli che questo lembo di Salento produceva.

Tante intercettazioni telefoniche, tante prove degli inquirenti, portarono all’arresto di diversi amministratori compreso il presidente della Igeco, blasonata compagnia privata della raccolta differenziata porta a porta che nel Salento pare che faccia l’asso pigliatutto. Intercettazioni telefoniche queste che misero in risalto amministratori “affamati”, funzionari comunali compiacenti il tutto ordito dal dio denaro. Particolare curioso, se così si può dire, in una intercettazione telefonica alcuni amministratori di Cellino bussavano a denari alla Igeco.

Quest’ultima, senza scoraggiarsi, disse grosso modo così: “Aumentate il tributo sulla spazzatura, ed escono i soldi anche a voi”. Cosa, questa, che puntualmente avvenne! Il tributo fu aumentato e il presidente della Igeco “onorò” l’impegno assunto. Quando scoppiò lo scandalo il proprietario, della Igeco, Tommaso Ricchiuto di Castrignano del Capo, fu arrestato per una storia di mazzette, corruzione e mafia e accettò il rito abbreviato.

Furbi, ma senz’altro con la compiacenza politica e istituzionale, la Igeco è rimasta sempre in corsa. Continuava, e continua tuttora, a vincere appalti. Continua a gestire, in proroghe pluriennali contro legge, il servizio racconta rifiuti di mezzo Salento. Oltre Sava, sono molti anche i Comuni del nostro comprensorio che hanno affidato, tramite gara d’appalto, il servizio di raccolta differenziata. E i politici, o meglio gli amministratori dove stanno qua?

In genere fanno i cagnolini che scodinzolano al profumo dell’appalto milionario preso dalla compagnia privata dedita alla raccolta porta a porta. La compagnia permette, in moltissimi casi è successo, le assunzioni clientelari affini agli amministratori di turno e di questo non facciamo di certo la scoperta dell’acqua calda.

Ultimissimo caso a Sava, ma ne potremmo citare tantissimi altri, con l’assunzione, seppur temporanea, del suocero di un Consigliere di maggioranza. E il politico, o meglio l’amministratore, riceve le briciole in forma clientelare.

Stupisce come mai, a tutt’oggi, non sia stata emessa l’interdittiva prefettiva antimafia la quale “si fonda sugli accertamenti compiuti dai differenti organi di polizia valutati dal prefetto competente territorialmente” e la Igeco opera ancora, quasi indisturbata, nei Comuni del Salento. Sava compreso.

E non scordiamo che nel nostro paese la Igeco ha iniziato ad operare nel 2013 con un contratto annuale di circa due milioni di euro, subito dopo aumentato di oltre 800 mila all’anno in virtù della variazione del recapito della discarica.

Ed oggi ha presentato un “bollettone” al nostro Comune, oltre le cifre sopra citate, di altri 500 mila euro. Chi paga? Pagano sempre gli stessi.

In dialetto diciamo: “Pajiunu li strunzi”

Giovanni Caforio

viv@voce

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