SAVA. Il concetto di democrazia e quello del possesso

SAVA. Il concetto di democrazia e quello del possesso

Quello che non vuole capire un sindaco che è solo pro tempore e che fa di nome Dario IAIA

Questa amministrazione si è avviata già al suo quarto anno della legislatura. Resta solo un altro anno e nella primavera del 2017 Sava rinnoverà il suo assetto istituzionale ed eleggerà una nuova amministrazione. Sempre se gli equilibri, dicasi appetiti, reggeranno. Altrimenti il ricorso alle urne sarà prima della scadenza naturale della legislatura. Questo è solo per la cronaca. Ma andiamo oltre, la cronaca. Andiamo alla figura di questo sindaco e alla figura di un sindaco. Quest’ultimo è il massimo rappresentante delle istanze del cittadino, il quale chiede lumi e soluzioni per la quotidianità.

E un sindaco deve portare nella sua amministrazione gli eventuali malumori che, diciamo così, la piazza manifesta nei confronti di chi guida un paese, una città o una piccola comunità. E non solo portarli ma provarli a risolverli. Su tutto. Oggi Sava lo vediamo tutti in che stato è: paese sporchissimo, aiuole di accesso al paese con erbacce che non vengono tagliate da quasi tre mesi e i rilievi fotografici di questo giornale la dicono tutta.

Ma sentire un sindaco dire dal palco “Sava è un paese più pulito. Lo dicono anche i forestieri” è una presa per i fondelli all’intelligenza di noi tutti. Questo giornale, al momento, lo lasciamo a parte. E quindi nella vita di tutti i giorni il savese misura le promesse fatte dal palco dal candidato sindaco IAIA nella primavera del 2012. Sono successe tante cose in questi oltre 3 anni di amministrazione IAIA e, francamente, forse è valido il classico detto, goffo, “stavamo meglio quando stavamo peggio”. Già.

Credevamo che il nuovo che avanzava, secondo anche le intenzioni del nostro giornale, avrebbe dato un volto a questo paese. Tutt’altro! Ripetere tutto quello è successo, volontariamente, ad opera di questi amministratori è la solita minestra riscaldata che a furia di ripeterla ci stanchiamo anche. Ma noi siamo sempre qui. A martellare, in continuazione, ogni girono su tutto quello che va storto a Sava e dare le responsabilità, se responsabilità ci sono, a chi amministra.

Ma amministrare è ben altra cosa che comandare. Seppur quest’ultima è supportata dai numeri. I numeri, per procedere, sono importanti ma non sono determinanti nelle democrazie. Piaccia o non piaccia. Le regole sono regole del gioco democratico e quando uno si arroga di queste allora è una perdita, gravissima, per ognuno di noi. Vuol dire che può fare tutto ciò che vuole di quello che è sotto il suo dominio, quando quest’ultimo in democrazia è amministrare. E così ci troviamo con un sindaco che pare avere individuato i problemi di questo paese, Carrieri compreso, in questo giornale. Magari fosse Viv@voce il vero problema savese. Magari. L’avrei chiuso immediatamente. Per davvero. Almeno mi sarei sentito più sollevato da così tanta responsabilità.

Ma il lettore oculato sa che non è così. Sa che non è Viv@voce. Sa che chi amministra è responsabile del suo operato. E sa anche che lo stipendio del sindaco è di 3.100 euro e che in un anno costa al nostro Comune, contributi previdenziali compresi e una mensilità accantonata per ogni anno di permanenza nel nostro Palazzo comunale, qualcosa come 45 mila euro circa. E se dura costerà, solo il sindaco IAIA, in una legislatura qualcosa come 225.000 euro. Quindi, il suo operato, è pagato bene. Abbastanza. E alla luce di questo rapporto economico ci deve pur essere un riscontro nella risoluzione dei problemi del paese. Viv@voce non vede nulla di tutto ciò.

Anzi, il primo cittadino scorda addirittura qual è il suo ruolo nei rapporti con gli amministrati. L’informazione telematica oggi è rapidissima, in pochissimi minuti viene messo a conoscenza di migliaia di persone un fatto, un avvenimento o un accaduto. Ed è compito di chi amministra, darsi da fare per la risoluzione del problema. A Sava, invece no. Un giornale, con tutto il suo potere di influenza che può avere, mette in evidenza un problema o batte il martello fino a quando questo problema non viene risolto. E allora subentra la confusione dei ruoli. Per questo giornale, il suo ruolo, è stato sempre ben chiaro. E un sindaco non porta in tribunale un giornale accusandolo di tutto.

No. Non lo fa. Anzi, non dovrebbe farlo! Se lo fa, dato di fatto, vuol dire che il suo ruolo di primo cittadino viene meno. Cosa che è accaduta a IAIA. Ma lui è convinto che è sulla strada buona. Bontà sua. Un paese non va comandato, va amministrato. E quando si amministra, a chi tocca tocca, deve capire solo una cosa: fare il bene del paese. Cosa che questo giornale non ha visto in questi passati tre anni. E allora ci sono i giudizi, le chiamate in correo a cui un amministratore non può sottrarsi, proprio in virtù di un rapporto economico che è alla base.

L’aria fritta è fuori moda. E chiamare detrattori, ovvero coloro che tolgono meriti (ma a chi?) a qualcuno vuol dire non sapere di cosa si sta parlando. E altro termine che lo IAIA ha usato sul suo profilo facebook è stato iettatori. Cioè, persona che ha il potere di portare disgrazia. Ma forse, l’unica disgrazia che ha avuto il paese è stata propria quella di aver creduto in un quarantenne impantanato e che non sa che più che pesci prendere. Ma sa che gli obiettivi più facili, per lui, sono Caforio e Carrieri!

E qua tocca … tuestu. Motu tuestu!

E allora farebbe bene ad andare a casa e a recuperare quelle energie sprecate che non hanno portato nessun beneficio al paese e che, molto probabilmente gli serviranno a capire in cosa ha sbagliato. Su tutto a vedere nemici in ogni angolo. Ma la democrazia non è questa. La democrazia è anche collaborazione. E se oggi l’amministrazione dello IAIA va a strappi e strapponi avanti è anche merito di un opposizione che ha scordato qual’era il ruolo suo.

La democrazia è una gran bella cosa. Conquista di generazioni passate che hanno lottato per averla. Oggi, ci troviamo a viverla. Grazie a chi è sceso nelle piazze e non grazie a chi ha dalla sua solo le manifestazioni religiose! Indossando la fascia tricolore che è costata al savese ben 300 euro! IAIA ha deluso tutti. Ma credo che ha deluso anche se stesso.

E questa è la colpa più grave per un sindaco che aveva una strada spianata verso un futuro politico e che se lo è giocato nel campo dell’arroganza.

Ecco perché, per questo giornale, IAIA è pro tempore. Tanto da iettatore mi è permesso … o no?

Go home IAIA. Go home!

Giovanni Caforio

 

viv@voce

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