SAVA. Trasparenza e legalità: era questo il motto dell’amministrazione IAIA? Centrato in … pieno!

SAVA. Trasparenza e legalità: era questo il motto dell’amministrazione IAIA? Centrato in … pieno!

Ecco da cosa è nata l’inchiesta del nostro giornale sul Concorso per l’assegnazione di “un posto di funzionario tecnico” al Comune di Sava …

SAVA. Ottobre 2013. “Dottor Caforio?” mi giro e un distinto signore di mezza età, mai visto prima, mi chiama. “Non sono dottore”. “Professore allora”, secco rispondo “neanche professore”. “Guardi arrivo al dunque. Io non la conosco ma mi è stato detto che di lei mi posso fidare”. Sorrido e aspetto il proseguo della sua fermata per strada. Le interessa sapere chi vincerà il Concorso per un posto di funzionario tecnico, al Comune di Sava, prima delle prove selettive?” Lo guardo. Lo fisso attentamente. E’ serio. La mia risposta non tarda a venire.

“Certamente. Come no!” E’ un fiume in piena. Sciorina di tutto. Ma proprio di tutto. Mi parla della Commissione istituita, del funzionario amministrativo che sta gestendo il tutto e dell’avvallo politico a questa operazione. Non resto incredulo davanti a queste dichiarazioni. “Le dico inoltre questo: su 85 candidati che parteciperanno solo quattro risulteranno idonei”. Ma se il Concorso prevede una sola assunzione?

“Stia tranquillo. Mi dia il tempo di spiegarle ben bene il tutto e come è stato orchestrato ad arte il Concorso pubblico”. Prego. “Dopo questa prima scrematura, e con i quattro idonei ci sarà la seconda scrematura e questa sarà quella finale e decisiva”. La logica vuole che la mia domanda sia questa “Fuori i nomi!” Scattante stavolta la sua risposta: “Eccoli. Sono Lorenzo Lacorte e Alessandro Fischietti”. Lo guardo. Mi guarda. Sorridono gli occhi ad entrambi. Un caffè in un bar lontano dal centro porta la nostra conversazione a maggiori dettagli, scabrosi, sul concorso pubblico.

Dopo qualche sigaretta fumata, con la scrupolosa attenzione verso tutto il suo monologo, ci salutiamo. Non ci scambiamo cellulare o mail. Non è importante. La sua ultima frase è: “Faccia qualcosa su questo. Non è giusto che un concorso pubblico sia manovrato in questo modo spudorato. E’ una presa in giro per tutti i concorrenti. E’ un’offesa alle loro intelligenze. Che diciamo ai nostri figli?” “Stia tranquillissimo. Mi attivo immediatamente” è la mia risposta.

La stretta di mano è suggellata da un suo  “non molli”. Diventa naturale dirgli in dialetto “allu ciucciu uè dìni fuci?” Mi accorgo che non capisce il nostro dialetto e il suo ho capito il senso della sua frase …” ci allontana.

Giovanni Caforio

viv@voce

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