TARANTO. Legambiente. “Ilva: una procedura di vendita opaca

TARANTO. Legambiente. “Ilva: una procedura di vendita opaca

Grande la preoccupazione sia per contenuto e scadenze del Piano Ambientale che per la  capacità produttiva che si vuole raggiungere. Forte l’impressione che le questioni ambientali abbiano ceduto il passo alla sola valutazione del prezzo di vendita

Opaca. Non troviamo altri aggettivi per definire la procedura che porterà alla vendita dell’Ilva e determinerà il futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto. Non c’è trasparenza: la sola cosa che ad oggi  si conosce con certezza è che i Commissari straordinari dell’Ilva hanno formulato la proposta di aggiudicazione in favore di Am Investco Italy e che ad essa faranno seguito il parere del Comitato di Sorveglianza e la valutazione finale di competenza del Ministro dello Sviluppo Economico.

“Non si conoscono i Piani Ambientali presentati dalle due cordate interessate all’acquisto: non si conoscono, quindi, le misure concrete e i relativi tempi di attuazione con cui dovrebbero essere affrontati l’impatto ambientale dello stabilimento e i possibili riflessi sulla salute di cittadini e lavoratori delle sue attività – afferma Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto –  Dalla stampa apprendiamo che per Am Investco Italy il termine per la messa a norma degli impianti sarebbe fissato ad agosto del 2023: un fatto che, se confermato, sarebbe semplicemente assurdo considerato che si colloca a oltre dieci anni dalla concessione dell’A.I.A. all’Ilva nell’ottobre del 2012 e che da esso ci separano oltre sei anni”.

Non si conoscono i Piani Industriali, se non per quanto ogni cordata ha ritenuto di far sapere: non si conoscono quindi le effettive ricadute in termini di occupazione e di eventuale utilizzo di tecnologie innovative per la produzione di acciaio. Di fronte alle cifre che circolano e che ipotizzano per Am Investco Italy una crescita di produzione fino a quasi 10 milioni di tonnellate di acciaio di cui 8 derivanti da utilizzo degli impianti tarantini a ciclo integrale ( il resto da semilavorati provenienti da altre fabbriche della ArcelorMittal), vogliamo ricordare a tutti che la valutazione del danno sanitario prodotta a suo tempo da ARPA Puglia considera che pur in presenza della completa attuazione dell’attuale AIA, con gli attuali impianti rimarrebbe comunque un persistere di rischi per la salute dei tarantini.

Non si conosce nemmeno la destinazione concreta e dettagliata del miliardo e cento milioni di euro rivenienti dal patteggiamento di un membro della famiglia Riva una volta che, effettivamente, vengano trasferiti nelle disponibilità dei Commissari straordinari Ilva. E non possiamo che chiedercene il motivo: i Commissari non ci hanno ancora pensato?

Si continua da mesi a procedere “al buio” senza che in nessun modo sia possibile dare risposte anche approssimative alle domande ovvie che sono nella mente di ogni tarantino, di ogni lavoratore del siderurgico. Quando verranno attuati gli interventi necessari per abbattere le emissioni inquinanti dello stabilimento di Taranto? Quando verranno coperti i parchi minerali? Quando si metterà sotto controllo il benzoapirene e tutto ciò che fuoriesce dalle cokerie? Quando si comincerà a restituire ai cittadini di Taranto e ai lavoratori dellì’Ilva  la speranza di poter vivere in una città, o lavorare in una fabbrica,  in cui gli eccessi di  mortalità e malattie siano solo un ricordo del passato?

Siamo da troppo tempo di fronte alla mancata attuazione degli interventi previsti dall’A.I.A. Ilva e la situazione è destinata a non fare un solo passo in avanti fino a quando non verrà portata a termine la procedura di vendita dello stabilimento, resi verificabili e quindi esigibili impegni e scadenze, rimosso lo stato di limbo che viene utilizzato per giustificare il “non fare”, rimandando ad un indefinito dopo interventi indispensabili per garantire salute e ambiente.

Dopo l’adozione del decreto del Ministro dello sviluppo economico con il quale sarà  individuato il nuovo proprietario dell’Ilva quest’ultimo dovrà presentare domanda di autorizzazione dei nuovi interventi e di modifica del Piano ambientale in vigore. La domanda sarà resa disponibile per la consultazione del pubblico sul sito del Ministero dell’ambiente per un periodo di trenta giorni, ai fini dell’acquisizione di eventuali osservazioni.

Allora, finalmente, si potrà sapere come stanno, davvero, le cose ed esprimersi sulla base di dati concreti. Noi, come sempre, lo faremo, facendo i conti con i tempi strettissimi che vengono concessi: se i Piani Ambientali delle due cordate interessate all’acquisto dell’Ilva fossero stati resi noti avremmo già potuto, da tempo, valutarli approfonditamente e predisporre le nostre proposte di modifica  da sottoporre al Comitato di esperti che dovrà approvarne la versione definitiva.

“Oggi esprimiamo una grande preoccupazione per quanto apprendiamo dagli organi di informazione sia per i tempi per la messa a norma degli impianti che per la capacità produttiva di cui si parla “ conclude la presidente di Legambiente Taranto “unita all’impressione che la tanto sbandierata priorità delle questioni ambientali abbia ceduto il passo, nella valutazione dei Commissari, al mero valore monetario delle offerte d’acquisto”.

Certo fa rabbrividire l’indifferenza di un potere che si trincera dietro la complessità delle procedure e pretende fiducia nel suo operato  a priori, senza spiegare nulla a nessuno, se non – forse – ai pochi “fortunati” che abbiano accesso alle sue stanze.

viv@voce

Lascia un commento