TARANTO. Ecoreati, ecocriminali, ecomafiosi

TARANTO. Ecoreati, ecocriminali, ecomafiosi

Venerdì 1 aprile Convegno di Legambiente a Taranto. “LA LEGGE SUGLI ECOREATI E I NUOVI STRUMENTI PER COMBATTERE ECOCRIMINALI ED ECOMAFIOSI”

È questo l’argomento del Convegno organizzato da Legambiente a Taranto venerdì 1 aprile  alle ore 16.30 presso l’ Università degli Studi “Aldo Moro” – Sede di Taranto nella Sala conferenze ex Caserma Rossarol in Via Duomo.

Il programma prevede gli interventi di

Antonio Uricchio, Rettore dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro

Stefano Ciafani, Direttore generale Legambiente

Luca Ramacci, Consigliere terza sezione penale della Corte di Cassazione

Francesco Sebastio, già Procuratore della Repubblica di Taranto

Stefano Palmisano, Avvocato, Associazione Salute Pubblica

Eligio Curci, Avvocato Legambiente

Massimo Moretti, Avvocato Legambiente

Michela Soldo, Avvocato, Libera

I lavori saranno coordinati da coordinati da Lunetta Franco Presidente Legambiente Taranto

Nel corso del Convegno sarà presentato il libro 1994-2015 Storia di una lunga marcia contro l’ecomafia in nome del popolo inquinato di Enrico Fontana, Stefano Ciafani e Peppe Ruggiero, prefazione di Roberto Saviano

Dopo più di vent’anni di lunga ed estenuante attesa, dal maggio dello scorso anno nel nostro codice penale compaiono per la prima volta i delitti ambientali. Una pagina di storia scritta anche dalla nostra associazione “in nome del popolo inquinato”, conquistata a forza di provarci in ogni legislatura, mettendoci sempre la faccia e per una volta felici di poterla raccontare.

Sono diventati delitto l’inquinamento e il disastro ambientale, fino a ieri grandi assenti nel diritto penale e nelle aule giudiziarie. Una novità non da poco. Se fino a ieri i grandi inquinatori erano perseguiti (non tanto convintamente, visti gli esiti infausti) da magistrati e forze dell’ordine tirando per il collo articoli del codice penale previsti per punire il crollo di costruzioni (art. 434, il cosiddetto disastro innominato), oppure il getto pericoloso di cose o l’insudiciamento delle colture o il danneggiamento di beni o altri articolo pensati e scritti per altro, da oggi, invece, potranno contare su fattispecie specifiche da contestare. 

All’inquinamento e disastro ambientale vanno sommati gli altri tre delitti: traffico e abbandono di materiale radioattivo, l’impedimento del controllo e l’omessa bonifica. I tempi di prescrizione raddoppiano ed è prevista una lunga serie di aggravanti (tra cui quelle contro l’ecomafia e i pubblici funzionari corrotti), anche specificatamente posti a tutela della pubblica incolumità.

Un elenco di delitti che peraltro non sostituisce o abroga affatto ciò che c’era prima, continuando a esistere i soliti reati contravvenzionali. Anzi, proprio a scanso di equivoci, l’articolo 452 – quater, quello che disciplina il disastro ambientale, fa espressamente salvo il vecchio disastro innominato (art. 434 cp). Possono così dormire sonni tranquilli anche i più accaniti detrattori e assertori dei meriti di quel delitto (lo stesso che la Corte di Cassazione ha bocciato recentemente nelle sentenza cosiddetta Eternit e non solo).

Una riforma che è il frutto di un percorso tortuoso, lungo e faticoso, che ha visto Legambiente in prima linea sin dall’inizio di questa avventura, credendoci anche nei momenti più difficili, dimostrando l’enorme importanza che la società civile può assumere per imporre l’interesse collettivo al centro dell’azione politica, al di là dei singoli schieramenti partitici.

Senza questo lavoro di sintesi e di tessitura politica e sociale, probabilmente, oggi racconteremmo l’Italia zoppa di sempre, dell’ingiustizia ambientale e della sistematica impunità per i “ladri di futuro”. Senza avere la pretesa di essere la riforma perfetta, insomma, quanto meno costituisce un ottimo punto di partenza.

Vediamo quali sono le principali novità del Codice penale grazie alla nuova legge sugli ecoreati.

Perché è rivoluzionaria la legge sugli ecoreati?

Con questa nuova legge la storia italiana delle vertenze ambientali impunite è finalmente chiusa, e se ne apre una nuova dove la metafora del furto della mela al supermercato che per la normativa era più grave dei più gravi reati ambientali – utilizzata migliaia di volte per ricordare il paradosso dell’inesistente tutela penale dell’ambiente – ormai non vale più. Grazie infatti alla legge sugli ecoreati, obiettivo che Legambiente persegue dal lontano 1994, nel Codice penale italiano è entrata finalmente la parola ambiente: i principali reati ambientali, fino a ieri considerati contravvenzionali (e quindi di serie B), d’ora in poi saranno considerati veri e propri delitti.

Cosa prevede la legge?

Grazie alla nuova legge sugli ecoreati il codice penale prevede cinque nuovi delitti ambientali: inquinamento, disastro ambientale, traffico di materiale radioattivo, omessa bonifica e impedimento del controllo. Le pene sono molto importanti: si va dalla reclusione da 2 a 6 anni per il delitto di inquinamento a quella da 5 a 15 anni per chi commette un disastro ambientale.

Perché è importante l’inserimento degli ecoreati nel Codice penale?

D’ora in poi per contrastare gli ecoreati magistrati e forze dell’ordine possono utilizzare gli strumenti di indagine più efficaci (arresti in flagranza, intercettazioni telefoniche e ambientali, rogatorie internazionali) e i tempi di prescrizione si raddoppiano. Sono previste anche aggravanti per lesione, morte ed ecomafia, e si possono eseguire le confische dei beni (anche per equivalente) in caso di condanna. La legge prevede anche sconti di pena per chi si adopera a bonificare in tempi certi e questo accelererà inevitabilmente il processo di risanamento in Italia.

Vengono cancellati reati o abrogate leggi precedenti?

No. La legge sugli ecoreati, come hanno già sottolineato autorevoli magistrati e avvocati esperti di diritto ambientale in audizioni, incontri, seminari di approfondimento, permetterà di voltare pagina rispetto ai disastri impuniti consumati fino ad oggi grazie alla possibilità di contestare i cinque nuovi delitti in materia di ambiente, che si aggiungono e non cancellano norme esistenti. La legge non cancella nessun reato contravvenzionale precedente e fa salvo quanto previsto dal cosiddetto delitto di “disastro innominato”.

La nuova legge può far saltare i processi in corso (Ilva di Taranto, Enel di Porto Tolle, Tirreno Power di Vado Ligure, etc)?

No. La legge prevede nella definizione di disastro ambientale le parole «fuori dai casi previsti dall’articolo 434». Viene garantita insomma, come sollecitato da magistrati impegnati in importanti inchieste o processi, la possibilità di continuare a contestare il cosiddetto “disastro innominato” (articolo 434 del codice penale), attualmente utilizzato per colpire le più gravi lesioni arrecate all’ambiente, anche se con limitati esiti in termini di condanne definitive. Il disastro innominato, quindi, non viene cancellato, senza causare alcuna ripercussione anche sui processi in corso, e parallelamente si introduce il nuovo delitto di disastro ambientale, che prevede fino a 15 anni di reclusione, al netto delle aggravanti previste dalla legge sugli ecoreati.

Cosa cambia per l’Italia con questa nuova legge?

Dopo essere stata per 21 anni la pietra dello scandalo nel contrasto alle gravi illegalità ambientali consumate sul territorio nazionale, con questa legge l’Italia diventa finalmente un esempio da seguire a livello internazionale. Ci abbiamo impiegato davvero troppo tempo ma ce l’abbiamo fatta. Ora aspettiamo gli esiti giudiziari di questa novità normativa. Chi inquinerà d’ora in poi se la vedrà brutta. Finalmente.

Un primo bilancio dopo 10 mesi

Dopo dieci mesi dall’entrata in vigore della legge ne abbiamo tratto un primo  bilancio che presenteremo in dettaglio al convegno; in sintesi sono 947 i reati  contestati tra penali e contravvenzionali, 1.185 le persone denunciate, 229 i beni sequestrati. In 118 casi è stato contestato il nuovo delitto di inquinamento,  30 i casi di disastro ambientale. Insomma “Con la legge sugli ecoreati e i nuovi provvedimenti in via di approvazione può aprirsi una nuova stagione di legalità per la riconversione ecologica del Paese”.

viv@voce

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