In nome del popolo inquinato: subito i delitti ambientali nel Codice penale
Un cartello di 25 associazioni, promosso da Legambiente e Libera, lancia l’appello per approvare il ddl contro la criminalità ambientale fermo al Senato
Taranto come Marghera, Taranto, Gela, Eternit, Valle del Sacco, Quirra, Terra dei fuochi: l’Italia non può più attendere. Mai più disastri ambientali impuniti. Con l’inserimento nel Codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro, sarà possibile aiutare magistratura e forze dell’ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli di gravi reati ecologici e mettere un freno alle lucrose e – ad ora sostanzialmente impunite – attività dell’ecomafia e della criminalità ambientale.
Un cartello di 25 associazioni, promosso da Legambiente e Libera, lancia l’appello al Senato indirizzato al Presidente Pietro Grasso e ai Presidenti delle Commissioni Giustizia e Ambiente, Nitto Palma e Marinello, per una rapida approvazione del disegno di legge sui reati ambientali nel Codice penale, per mettere finalmente un freno a un’attività criminale che con 30 mila reati accertati all’anno oggi frutta a chi delinque oltre 16 miliardi di euro, a danno della sicurezza e della salute di tutti i cittadini e dell’economia sana
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“Serve un ultimo sforzo, perché non c’è più tempo da perdere. In nome di quel popolo inquinato che attende da troppo tempo giustizia, è giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti al Paese”, hanno dichiarato i primi firmatari dell’appello:
Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente – Luigi Ciotti, presidente Libera – Vincenzo Vizioli, presidente Aiab – Fulvio Aurora, segretario AIEA, Associazione italiana esposti amianto – Francesca Chiavacci, presidente Arci – Dino Scanavino, presidente Cia, Confederazione italiana agricoltori – Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti – Natale Belosi, coordinatore comitato scientifico Ecoistituto di Faenza – Andrea Carandini, presidente Fai, Fondo Ambiente Italia – Filippo Brandolini, presidente Federambiente – Forum italiano dei movimenti per l’acqua – Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma (GCR) – Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia – Gianluca Felicetti, presidente Lav – Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club – Link Coordinamento Universitario – Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu – Roberto Romizi, presidente Medici per l’ambiente, Isde Italia – Piergiorgio Duca, presidente Medicina Democratica – Rete della Conoscenza – Beniamino Ginatempo, presidenteRifiuti Zero Sicilia – Franco Iseppi, presidente Touring Club Italiano – Unione degli Studenti – Donatella Bianchi, presidente WWF Italia – Rossano Ercolini, presidente Zero Waste Italy
Ecco l’appello
LETTERA A
Presidente del Senato Sen. Pietro Grasso
Presidente della Commissione Territorio, Ambiente, Beni Ambientali del Senato Sen. Giuseppe Francesco Maria Marinello
Presidente della Commissione Giustizia del Senato Sen. Francesco Nitto Palma
In nome del popolo inquinato: subito i delitti ambientali nel Codice penale
Chiediamo al Senato di approvare subito il disegno di legge sull’introduzione dei delitti ambientali nel Codice penale.
L’Italia ha bisogno di una vera e propria riforma di civiltà, che sanerebbe una gravissima anomalia: oggi chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perché commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l’ambiente no, visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura contravvenzionale, risolvibili pagando un’ammenda quando non vanno – come capita molto spesso – in prescrizione. Non esistono nel nostro Codice penale, infatti, né il delitto di inquinamento né tantomeno quello di disastro ambientale. Uno squilibrio di sanzione anacronistico, insostenibile e a danno dell’intero Paese, che garantisce spesso l’impunità totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi.
Oggi, finalmente, siamo vicini a una svolta. Nel febbraio 2014, infatti, la Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce 4 delitti ambientali nel nostro Codice penale: inquinamento ambientale, disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo, impedimento al controllo. Il testo, però, è inspiegabilmente fermo da mesi al Senato, per alcuni limiti tecnici che sarebbero facilmente superabili con poche modifiche. Approvarlo prima possibile rappresenterebbe, invece, una pietra miliare nella lotta alla criminalità ambientale, garantendo una tutela penale dell’ambiente degna di questo nome e, soprattutto, assicurando strumenti investigativi fondamentali per le forze dell’ordine e la magistratura. Serve un ultimo sforzo, perché non c’è più tempo da perdere. In nome di quel popolo inquinato che attende da troppo tempo giustizia, è giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti al Paese.
Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente
Luigi Ciotti, presidente Libera
Vincenzo Vizioli, presidente Aiab
Fulvio Aurora, segretario AIEA – Associazione italiana esposti amianto
Francesca Chiavacci, presidente Arci
Dino Scanavino, presidente Cia – Confederazione italiana agricoltori
Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti
Natale Belosi, coordinatore comitato scientifico Ecoistituto di Faenza
Andrea Carandini, presidente Fai – Fondo Ambiente Italia
Filippo Brandolini, presidente Federambiente
Forum italiano dei movimenti per l’acqua
Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma – GCR
Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia
Gianluca Felicetti, presidente Lav
Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club
Link Coordinamento Universitario
Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu
Roberto Romizi, presidente Medici per l’ambiente – Isde Italia
Piergiorgio Duca, presidente Medicina Democratica
Rete della Conoscenza
Beniamino Ginatempo, presidente Rifiuti Zero Sicilia
Franco Iseppi, presidente Touring Club Italiano
Unione degli Studenti
Donatella Bianchi, presidente WWF Italia
Rossano Ercolini, presidente Zero Waste Italy