“Io, Leonardo Melle vi racconto come è cambiata la mia vita. Eppure vivo …”

“Io, Leonardo Melle vi racconto come è cambiata la mia vita. Eppure vivo …”

Come cambia la vita delle persone nel tragitto della loro esistenza

Leonardo Melle si presenta così: “Ho 43 anni, diversamente abile, sono nato a Manduria. Da 43 anni vivo  nella Puglia in provincia di Taranto. Condivido l’abitazione con la mia compagna normodotata. Lavoro saltuariamente a Latiano (Br) in un magazzino dove mi occupo della preparazione di ortaggi per la lunga conservazione”. Leonardo è affetto da una emiplegia spastica dovuta ad una rottura di una MAV. Ha avuto una sofferenza celebrale, la quale  l’ha portato a non deambulare: è affetto da una emiplegia spastica nel senso che, il suo lato sinistro è paralizzato  nonostante il suo tono muscolare sia presente. Non ha la forza di stare in piedi per lunghi tragitti, in quanto i muscoli non lo reggono abbastanza. Eppure questa disabilità la vive bene, con grande positività: si ritiene una persona fortunata, può condurre una vita “normale”. Non si è fatto mancare nulla, ha sempre voluto provare. Il suo motto è: “Volere è potere”.

Certo è capitato sopratutto nell’età migliore di un ragazzo di 36 anni, di non riuscire ad accettare la disabilità motoria. Vedeva gli altri uomini o ragazzi come lui giocare a pallone e si chiedeva perché non poteva  farlo anche lui. Questo lo faceva sentire diverso dagli altri, ma poi tutto è passato, rinforzandolo ogni giorno: ha trovato il suo ruolo nella vita dedicandosi allo sport del ciclismo con un triciclo: fa parte del suo carattere. Molto testardo, Leonardo: in qualche modo raggiunge sempre l’obiettivo che si prefigge.

All’interno della nostra società le difficoltà sono molte, anche per quanto riguarda la sua autonomia. Per fortuna  nel suo appartamento  si muove bene: se deve prendere un trasporto cominciano i problemi, anche se in alcune parti d’Italia di questi problemi i disabili non li hanno. Ci sono tante barriere architettoniche: per entrare in un negozio, per salire un marciapiede, ma ha sempre trovato chi gli dà una mano. Si ritiene fortunato a vivere con i suoi familiari e amici, i quali lo accompagnano in macchina per qualsiasi cosa, quando non può usare il suo triciclo o la sua carrozzina elettrica “scooter”.

“Qui nel nostro paese c’è ancora tanto da fare e da imparare. Le cose sono cambiate, rispetto gli anni passati, ma la strada è ancora molto lunga”. Già, Leonardo sostiene che bisogna cominciare a farsi sentire e dire ciò che non va anche nel proprio piccolo, nella vita di tutti giorni.

Ha avuto la fortuna di viaggiare all’estero, dove la disabilità viene vissuta e vista dalla società non come una difficoltà: cercano di renderla più facile, sopratutto per garantire una vita in autonomia. Non si incontrano le difficoltà che invece nel mio paese sono una certezza, si vive in grande libertà, sopratutto per il grande rispetto e la grande stima nei confronti delle persone con disabilità.

Per quanto riguarda il rapporto con le persone all’interno della nostra società, Melle non ha mai avuto problemi a relazionarsi con gli altri. Anzi mi confessa che suscita in molti invidia. Sottovoce: “Non posso piacere a tutti”. Gli altri dicono che quando parlano con lui si sentono a proprio agio: trasmette positività, tranquillità.

Si è fatto sempre rispettare dagli altri. In molti trova molta curiosità nel conoscerlo, ponendogli domande cui è ben felice di rispondere. In altri invece ha riscontrato paura o timore nel fargli domande per paura di una reazione; per fortuna è capitato raramente. Amicizie ne ha tantissime: è vero che si dice meglio pochi ma buoni. Le conoscenze invece sono molte.

Per il futuro Leonardo si augura che il tema della disabilità venga affrontato con maggiore assiduità e interesse, che non venga visto come un problema, o un tabù, ma come una condizione di vita normale senza barriere di alcun tipo sociale o mentale: come valore aggiunto, un insegnamento che arricchisce l’uomo nella propria integrità.

“Se ci pensiamo bene tutti siamo uguali, nella nostra diversità”. “Spero”, confessa alla fine della nostra chiaccherata, “che questa mia testimonianza possa essere di aiuto per altri disabili che magari non si accettano, oppure credono che la loro vita sia limitata: non è così. Forse dobbiamo farci sentire e combattere più degli altri, ma nulla ci impedisce di condurre una vita normale. Come tutti gli altri”.

E si congeda con un “per finire ribadisco a dire tutti insieme dobbiamo andare a vincere le PARAOLIMPIADI, non vincerò io!!! Mah!! Vincerà tutto il mio paese “MANDURIA” con i suoi abitanti … grazie a tutti!”

Mimmo CARRIERI

viv@voce

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