Amarcord. SAVA. I giovani savesi e la contestazione. Il panorama musicale locale dell’epoca fu segnato dal complesso musicale dei Jewel ‘68

Amarcord. SAVA. I giovani savesi e la contestazione. Il panorama musicale locale dell’epoca fu segnato dal complesso musicale dei Jewel ‘68

Come eravamo. Piero Maia, componente dei Jewels ‘68, memorabile band savese: “La meglio gioventù musicale savese”

Correva la fine degli anni ’60 e nel panorama sociale, politico ed economico mondiale, nell’Europa, nell’Italia e anche a Sava si cominciava a respirare un aria nuova. Dal festival di Sanremo Luigi Tenco si suicida per protestare contro la giuria del festival che permette il passaggio al turno successivo a Orietta Berti, con la canzone “Io, tu e le rose” mentre la sua canzone, una bellissima “Ciao amore, ciao” sull’emigrazione, viene esclusa.

Adriano Celentano con la sua “Chi non lavora non fa l’amore” pare che abbia avuto come curatori del testo la Confindustria dell’epoca. E’ uno scenario davvero nuovo e al tempo stesso pieno di tante speranze di cambiamento dei costumi e del nostro modo di vita mentre la zecca dello Stato mette sul mercato monetario le prime banconote da cinquanta e da centomila lire ed inizia a diffondersi in Italia un settimanale, “L’Espresso”, che vede tra i pionieri Eugenio Scalfari.

Gli studenti italiani iniziano le occupazioni delle facoltà universitarie con i ripetuti scontri con la polizia chiamata per lo sgombero e due “poeti” americani, Jack Kerouac e Allen Ginsberg, diventano gli idoli della nuova generazione denominata beat generation. In America gli afroamericani, i neri, iniziano le loro ribellioni, partendo da Detroit per poi diffondersi in tutto il paese mentre il Papa Paolo VI, in Italia, è tra i primi a capire che molte istituzioni tradizionali iniziano a barcollare ed ecco subito pronto il tuono contro il divorzio.

Muore Ernesto Che Guevarra, idolo dei giovani dell’epoca, in uno scontro con le guardie colombiane e a Milano la banda Cavallero, specializzata in rapine, spara sulla folla, dopo una rapina, uccidendo quattro persone. L’aviazione americana bombarda il Vietnam. I sovietici invadono la Cecoslovacchia con i carri armati: uno studente ceco, Jan Palack, si da fuoco per protestare contro l’invasione russa. Nella Sicilia un terremoto spaventoso devasta la zona del Belice con oltre trecento morti, mentre proseguono le occupazioni nelle università in America viene assassinato, a Memphis, Martin Luther King (“I  am dream…”) alfiere dei diritti degli afroamericani.

Esplode il maggio francese. Bob Kennedy, fratello di John e candidato alla Presidenza Usa, è ucciso a Los Angeles e Pier Paolo Pasolini si schiera contro gli studenti definendoli “figli di papà” e solidarizza con i carabinieri. Nella nostra Puglia muore a San Giovanni Rotondo Padre Pio, il frate cappuccino candidato alla santità e ad Avola la polizia spara sui braccianti in lotta e in sciopero da 10 giorni: due morti e cinquanta feriti.

Sava ha come sindaco Salvatore Buccoliero della Dc e le piogge incessanti di quell’epoca allagano le cantine dei savesi e viene imposta alle abitazioni la sopraelevazione delle botole, Via Vittorio Emanuele è a doppio senso di circolazione e le strade savesi vedono passeggiare quotidianamente, con alla guida il pastore, le capre e le pecore con i loro insostituibili campanelli e i loro rifiuti organici sulla strada.

Nel panorama musicale savese nasce un gruppo musicale denominato Jewels ’68 che attira tutti i giovani savesi dell’epoca: i fondatori iniziali furono Tonino Cannarile al basso, Vittorio Prudenzano alla tasteria, Lillo Prudenzano alla batteria, Toni Stranieri chitarrista accompagnatore e si aggregò subito dopo Piero Maia cantante chitarrista che, nell’intervista sotto riportata, dà ai lettori di Viv@voce uno spaccato di quella fase storica e di come i savesi e Sava vedevano le prime luci di questa nuova realtà.

 Piero Maia: “La meglio gioventù musicale savese: i Jewels ‘68”

Avevate un locale dove provavate i vostri pezzi musicali?

Avevamo la ampia disponibilità di Padre Giocondo che ci concedeva sempre il teatrino che era adiacente alla Chiesa del Convento, Don Antonio Marinotti della parrocchia Sacra Famiglia era sempre un punto di riferimento non solo per noi ma per tutti i giovani savesi dell’epoca. Non avevamo nessun problema di spazio per suonare o per discutere dei nostri problemi.

Quanto costavano gli strumenti musicali che i Jewels ’68 usavano?

Costavano davvero tanto per l’epoca ed eravamo gelosi dopo averli acquistati con i pochi soldi che avevamo a disposizione.

Come si mostravano i giovani savesi dell’epoca?

Forse è difficile farlo credere a un giovane di oggi ma vi era un entusiasmo incredibile, il seguito dei ragazzi e delle ragazze era davvero straordinario, senza scordare che Sava allora aveva una cultura prettamente contadina e i giovani che si affacciavano, al mondo musicale, si affacciavano anche ai cambiamenti di quell’epoca.

Come gruppo musicale vi sentivate paladini del cambiamento in corso?

Era nell’aria il cambiamento, lo sentivamo dappertutto, lo vedevamo nei visi dei giovani, nel loro cambio di abbigliamento e lo sentivamo soprattutto noi, “menestrelli” musicali savesi.

Che abbigliamento usavano i giovani savesi di allora?

Vi era un cambio generale: i capelli lunghi, la barba incolta, o addirittura lunga, i primi jeans rattoppati che facevano la loro comparsa con i non pochi sguardi disprezzanti, iniziavano a comparire le minigonne.

Quanto erano corte le minigonne delle donne savesi?

Inizialmente appena sopra al ginocchio e poi dopo i primi lavaggi si … accorciavano sempre!

Le ragazze venivano alle vostre esibizioni?

Certamente anche se con orari ridotti rispetto ai ragazzi.

Che rapporto avevano i giovani savesi con i vecchi?

Avevamo molto rispetto degli anziani e le loro critiche al nostro modo di vestire o di fare passavano inosservate per noi: il rispetto era davvero grande.

Suonavate sempre nel teatrino del convento e nei locali della Sacra Famiglia?

Non sempre: i molti concerti in Piazza San Giovanni sono rimasti ben scalfiti nella nostra memoria, senza scordare che abbiamo dato vita al primo “Canta Sava” nel nostro paese.

Cos’ era?

Era, un festival che veniva organizzato sempre dai Jewels ’68 ed era indimenticabile il continuo via vai di genitori che ci proponevano di far concorrere il proprio figlio o la propria figlia. Il successo di questa manifestazione è andato avanti per moltissimi anni a Sava.

Che fine hanno fatto poi i Jewels ’68?

Alcuni sono andati via da Sava, altri hanno ritenuto passata quell’esperienza, ma quando ci vediamo è come se si rispecchia una parte della nostra gioventù e a volte parliamo ancora del tempo andato.

Siamo molto legati a quei tempi, a quei ricordi, e quando ci incontriamo è sempre un piacevole argomento quello dei Jewels `68. Era un altro mondo, ed erano diversi i rapporti di amicizia segnati dal grande entusiasmo, dalla passione soprattutto.

Quindi possiamo dire la fine di un sogno? (traspare una lieve emozione…)

Si: è la stata la fine di un sogno. Di un sogno bellissimo che ha segnato l’inizio di una nuova era, che ha aperto la strada alle nuove generazioni.

Giovanni Caforio

viv@voce

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