Depuratore consortile Sava-Manduria-Avetrana. “La politica dovrà prima o poi rispondere dei danni causati da un’opera specie se costruita contro la normativa, le ragioni e le volontà espresse dai cittadini”

Depuratore consortile Sava-Manduria-Avetrana. “La politica dovrà prima o poi rispondere dei danni causati da un’opera specie se costruita contro la normativa, le ragioni e le volontà espresse dai cittadini”

Intervento di Mario Del Prete, docente universitario nonché responsabile nazionale dell’Associazione di Geologia Applicata

“Con la richiesta di commissariamento in base al decreto “Sblocca Italia”, la Regione Puglia sembra voler dare avvio alla cantierizzazione ed alla costruzione della condotta sottomarina per scaricare in mare 13000 m3 ogni giorno, per tutti quei mesi in cui l’acqua non è utilizzabile per l’agricoltura. Questa decisione, meramente politica, è stata presa, a scanso di responsabilità, con la fittizia motivazione di avere effettuato una vana ricerca di soluzioni alternative condivise e normativamente consentite. In realtà, da un punto di vista squisitamente tecnico-scientifico, la Regione si è avvalsa di un documento di parte, dell’Aqp, a firma del professore Chiaia. In esso si sostiene l’inammissibilità normativa dell’utilizzo di pozzi sperdenti in contrasto con l’unico parere scritto del Servizio Tutela delle Acque,in cui, nell’agosto 2012, si considerano i pozzi sperdenti anticontaminazione salina “in linea con le strategie del Piano di Tutela delle Acque finalizzate all’eliminazione degli sprechi”.

Quel che è più grave è che questa strana confusione interpretativa della norma di recapito al suolo sia stata utilizzata per giustificare la totale mancanza di risposte sul rischio di alterazione ed inquinamento del mare di S. Pietro che, con ben 10 punti di campionamento in 18 km di costa, è attualmente definito dall’ARPA Puglia di qualità “eccellente”.

E’ stato eluso volutamente il punto essenziale del problema in quanto, con il versamento di reflui con imprecisato grado di affinamento, è scientificamente impossibile mantenere i livelli di eccellenza della qualità delle acque marine di Specchiarica sia in termini chimico-fisici che batteriologici.

Lo scarico in condotta sottomarina è di conseguenza in netto contrasto con le normative europee e italiane che prevedono la riduzione e la graduale eliminazione degli scarichi escludendo nuove immissioni che possano alterare lo statu quo ante.

Il tavolo tecnico, istituito dalla Regione, dopo aver alimentato le speranze di percorribilità di soluzioni alternative, ha avuto esito nullo non per ragioni tecnico-scientifiche, ma per la pregiudiziale imposizione del recapito finale in mare, unicamente perché previsto nelle frettolose approvazioni del Piano Acque e del progetto.

Questa inattesa conclusione ha ridotto le aspettative di tanta gente, già disorientata dal fiorire di nuove proposte alternative o, ancor peggio, dalla strana posizione del Comune che, invece di perseguire fermamente la salvaguardia del mare, ha ripresentato ostinatamente il progetto di riqualificazione dell’area di Masseria Marina, da anni sostenuto da un noto gruppo consigliare locale.

Non in questo modo si possono far valere le proprie ragioni in difesa dell’ambiente e delle risorse del territorio. Per vincere occorre fare chiarezza ed unificare gli intenti, senza protagonismi ed accordi sotterranei, ma percorrendo insieme le vie giuste per verificare se la norma consente la messa in esercizio di una condotta che scarica reflui inquinanti a 15m di profondità, in una preziosa area marina di delicato equilibrio ambientale.

La politica dovrà prima o poi rispondere dei danni causati da un’opera specie se costruita contro la normativa, le ragioni e le volontà espresse dai cittadini”.

FONTE

lavocedimanduria.it

viv@voce

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