TARANTO. L’arcivescovo monsignor Filippo Santoro è intervenuto al convegno dell’Unione Generale del Lavoro (Ugl)

TARANTO. L’arcivescovo monsignor Filippo Santoro è intervenuto al convegno dell’Unione Generale del Lavoro (Ugl)

Incontro svolto nell’aula “Franco Miro” presso il tribunale di Taranto

“Lei quando è arrivato a Taranto ha detto qualcosa che ha colpito molto noi giornalisti, ha detto che a questo territorio servono parole di carne, è vero oggi ne servono ancora di più visto i grossi problemi occupazionali e visto qual è il grosso problema sociale che sta attraversando questa città” sono le parole che Gianni Svaldi, ex direttore del Corriere del Giorno moderatore del convegno, ha usato per introdurre l’intervento dell’arcivescovo.  

“Il mio compito è di essere vicino a coloro che vogliono una promozione della città in maniera adeguata, equilibrata e realista. Perciò quando sono venuti a trovarmi, ho accolto l’invito dell’Ugl, per questa necessità di prossimità, di vicinanza e anche di iniziativa fattiva”, così ha cominciato il suo intervento l’alto prelato.

Successivamente ha ricordato che, terminate le celebrazioni di San Cataldo, l’aspetto che ha potuto osservare è che da quando è arrivato a Taranto, le celebrazioni liturgiche oltre a far incontrare il Signore e il senso della vita sono sempre state rivolte a punti concreti della vita quotidiana.

Perché bisogna collocare in relazione, l’aiuto che il Signore ci dà con la circostanza concreta che viviamo. L’aiuto che il Signore offre ha l’aspetto particolare che noi viviamo, ha sottolineato.

L’arcivescovo è stato per 27 anni missionario in Brasile, dove ha conosciuto la povertà, i senza fissa dimora, le favelas ma anche lo sviluppo interessante che quella grande nazione sta vivendo. C’è una canzone della musica popolare brasiliana di Gilberto Gil che dice “lega il tuo aratro ad una stella”, cioè unisci l’azione, il lavoro duro ad una stella e quindi fatti condurre.

“Se le circostanze sono difficili, se la vita è dura, se tu in quello che fai sei unito ad una stella, sei unito ad un significato, allora non avere paura. Il cantautore Gilberto Gil l’ha composta ed io la riprendo tutte le volte che è necessario nei vari campi ma soprattutto in quello produttivo. Nello  svolgere un lavoro duro, arido che sembra senza prospettive, la prospettiva è proprio questa e cioè che in ciò che noi costruiamo ci sia un valore, un orizzonte  più grande che ci conduce – ha ammonito l’arcivescovo – lega il tuo aratro ad una stella e quindi il percorso sarà positivo e costruttivo. E mi impressionava durante la processione di San Cataldo, vedere i negozi che aprivano le porte chiedendo la benedizione  e quindi un incontro molto cordiale e l’attenzione, perché è la benedizione ma è l’attenzione al dramma umano, al dramma occupazionale, al lavoro, che si sta vivendo”.

Questo è un aspetto dell’esperienza dell’arcivescovo, l’altro è quello più bello dei bambini che gli andavano incontro con le mamme per il bacio e la benedizione. La crisi del lavoro per cui si chiede l’aiuto ed il sostegno e dall’altra parte la speranza che viene proprio nei bambini, nei piccolini che poi se ne andavano saltellando, contenti perché era avvenuto l’incontro.

A conclusione di questo punto monsignor Filippo Santoro ha esortato amorevolmente, dicendo che è la maniera con cui noi guardiamo e stiamo nelle circostanze che cambiano la qualità del lavoro e dell’esperienza.

Di seguito ha accennato al punto dell’accoglienza ai profughi che vengono qui, volgendo al termine il suo intervento: “…. ed ho detto temendo che ci potesse essere una reazione negativa, ho detto siamo generosi, accogliamo! e dobbiamo riconoscere che dopo la prima reazione di sospetto perché li hanno visti con le mascherine, c’è stata una partecipazione buona. Allora cosa auguro a voi tutti, al sindacato è di continuare questo impegno con intensità, questo lavoro per il bene comune”.

Prima ancora di chiudere definitivamente il suo intervento l’arcivescovo ha ancora fatto osservare che nella parola vita entra la parola salute e la parola lavoro. E quindi ha tenuto a ricordare  che, coerentemente a questo, il primo approccio che ha avuto è stato con gli ammalati, gli ospedali e così via, ma poi anche con una fila immensa di gente impegnata nel sostegno al lavoro, o perché  precario o perché  stenta a sostenersi nella piccola e media impresa.

A tal proposito ha suggerito l’opportunità di allargare  gli orizzonti senza fossilizzarsi solo nella grande industria dando sostegno e sviluppo alla piccola e media impresa senza perdere di vista la qualità del lavoro.

Quindi ormai sul finire, da parte di monsignor Santoro è arrivato un suggello esplicito di apprezzamento al lavoro dell’Ugl: “… Perché nell’opera e nell’informazione che mi avete dato ho potuto notare un’attenzione per il lavoro ben fatto, questo è importante per la qualità.  Mi colpisce e colpisce sempre tanto la necessità di un lavoro ben fatto e in questo senso ricordo che  c’è una storia che si racconta su un grande artista scalpellino che impiegò un mese e mezzo per realizzare una madonna posta in alto alla cattedrale di Notre-Dame di Parigi.”

Costui a chi gli chiedeva il perché di tanta cura per una statua che non avrebbero potuto ammirare perché posta così in alto, rispondeva di averla fatta non per essere detto bravo ma per il gusto del bello e per la gloria del Signore.

Al termine l’augurio e la benedizione dell’arcivescovo, perché avvenga un incontro vero che porti ad un lavoro ben fatto ed alla soddisfazione: “Fare le cose ben fatte, il lavoro per il gusto del bello porta a trovare soddisfazione anche nel sacrificio, anche nell’impegno duro, anche nell’impegno contro corrente. Per il gusto del bello avviene una cosa straordinaria in cui il tu deve venire fuori con soddisfazione. Ce lo dicevano da ragazzi tu devi uscire dalla scuola essendo soddisfatto di quello che hai fatto. Se viene uno a parlare con me, ci si guarda negli occhi e si sta insieme, si dice che abbiamo fatto un incontro. È proprio questo che spinge e sostiene il nostro lavoro come è successo quando siete venuti da me, c’è stato un incontro e quello che vi auguro è proprio di insistere anche se il terreno è duro e difficile. Di mettere tutte le energie per un lavoro ben fatto per il bene comune per quello delle persone associate, per il bene di tutta Taranto e provincia. Proprio così aiuteremo le persone a non vivere soffocate, a legare l’aratro del lavoro ad una stella e a dare speranza e certezza a tutta la nostra provincia”.

Vito Piepoli

viv@voce

Lascia un commento