Taranto: l’Onorevole Pelillo parla dell’impegno del PD per l’Ospedale San Cataldo

Taranto: l’Onorevole Pelillo parla dell’impegno del PD per l’Ospedale San Cataldo

Pretende pubbliche scuse da quanti hanno denigrato il suo lavoro

Nel lontano 2005 Nichi Vendola vince le elezioni inaspettatamente, poiché favorito in quella competizione elettorale da Raffaele Fitto.

Qualche settimana dopo, muore Don Guglielmo Motolese, al quale Taranto deve la più grande opera di carità di questo territorio, appunto, la Cittadella della Carità. Egli temeva, che finendo lui, sarebbe finita la sua creatura, e si rivolge a Don Verzè che ha creato l’ospedale più grande d’Italia: il ‘San Raffaele’ di Milano.

Don Verzè, sostiene la Cittadella della Carità con un finanziamento di 6 milioni di euro, e poco dopo l’insediamento di Vendola, ne prende le redini e decide di incontrarlo. Questo è l’inizio della favola del San Raffaele di Taranto, che tanto ha fatto sperare i tarentini.

Si è parlato molto di questo progetto, e l’Onorevole Michele Pelillo, all’epoca assessore regionale al bilancio, apprese nel 2008 che nel bilancio regionale, il progetto del ‘San Raffaele’ era solo un’ombra. Si era dunque parlato per tre anni del nulla.

L’Ospedale non era presente inoltre, anche nel piano del FAS, il quale prevede finanziamenti statali finalizzati a determinati investimenti. Questo ce lo racconta proprio Michele Pelillo, nel corso di un incontro con la stampa.

Da quanto ci dice, fu proprio lui a proporre alla giunta, di inserire il progetto dell’ospedale nel piano del FAS. Occorrevano dunque dei fondi, che sarebbero stati reperiti diminuendo le poste che gli assessori si erano ritagliati. Nel 2009 l’ospedale di Taranto entra nella pianificazione regionale per la quale l’Azienda sanitaria locale era stata trascurata dalle amministrazioni precedenti.

Il piano viene approvato ed inizia il percorso, che nell’agosto 2010 conta un fondo di 60 milioni di euro. “Si poteva procedere” racconta Pelillo, ma il progetto del San Raffaele non fu più realizzabile. Oggi a Taranto si parla ancora una volta di ospedale.

Stavolta il Santo è un altro, si chiama Cataldo. La scorsa settimana è stato firmato a Roma il piano per la salute e benessere tra il Governo e la Regione Puglia; piano che prevede oltre 300 milioni di euro per investimenti negli ambiti dell’edilizia sanitaria, in riferimento alle strutture in previsione per Taranto e Monopoli-Fasano. C’è la possibilità che l’Ospedale San Cataldo veda la luce, ora che tutto è stato messo nero su bianco e i fondi sono arrivati.

“E’ doveroso riconoscere i meriti all’impegno del Partito Democratico per la realizzazione dell’Ospedale San Cataldo” dichiara Pelillo. “Mi sono speso personalmente, esponendomi non sono politicamente, ma anche personalmente, per difendere a denti stretti quei 60 milioni di euro che negli anni hanno cercato di intaccare in ogni modo”.

Pelillo ci spiega che oltre ai fondi previsti dal piano salute e benessere, che ammontano per Taranto a circa 150 milioni di euro, vanno ad aggiungersi i restanti 60 milioni, ottenuti grazie alla dedizione e al sacrifico del partito. La prassi burocratica è dunque terminata, si è in possesso dell’accordo di programma, e il Partito Democratico ha quale interesse quello di non perdere altro tempo e l’ASL di Taranto è pronta a bandire la gara europea. Ci tiene a sottolinearlo Pelillo, per smentire quanti , negli anni hanno posto un velo oscuro sulla questione ospedale. Effettivamente a Taranto se ne parla: se ne parla bene, se ne parla male, molte considerazioni in merito e poca chiarezza.

Pelillo decide di definire i ruoli nella vicenda, con l’intento (come lui stesso ha sottolineato) di “rinfrescare la memoria agli smemorati”. Pretendo scuse pubbliche da chi ha denigrato il mio lavoro, e purtroppo qualcuno di questi, lo si trova anche nel partito”. A Taranto un ospedale è un qualcosa che attira non poche attenzioni, poiché il territorio vive un’emergenza sanitaria significativa.

Strutture all’avanguardia e ubicazione facilmente raggiungibile, sono fattori di non poco conto, nonostante esistano contraddizioni anche su questi ultimi. I Tarantini sono stati già illusi una volta. E’ cambiato il Santo. Adesso sarà intitolato al patrono della città, che sia di buon auspicio?

Ai tarantini chi chiede scusa?

Elena Ricci

viv@voce

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