Sava. Lunedì 14 ottobre. Ore 10.15. Un grande boato solleva una nube di polvere nel cielo. E’ crollato un capannone della “Cantina di Sava”

Sava. Lunedì 14 ottobre. Ore 10.15. Un grande boato solleva una nube di polvere nel cielo. E’ crollato un capannone della “Cantina di Sava”

Un morto e tanti perchè …

Un lettore, ma ne susseguono uno dietro l’altro, ci chiama urgentemente al cellulare per dirci che qualcosa è successo allo stabilimento vitivinicolo, ormai in disuso, della “Cantina di Sava”. Chiamo immediatamente Mimmo Carrieri, nostro caro e affettuoso collaboratore, e immediatamente ci mettiamo in moto. Direzione Corso Umberto, ovvero la Via per Manduria di fronte allo stadio comunale. Arriviamo che sono le 10.30.

Il portone è aperto e dentro ci sono già i Vigili urbani, il sindaco IAIA, la sorella e il Presidente del Consiglio Domenico Gigante. Ci apprestiamo, io e Carrieri, a entrare dentro e subito il primo cittadino savese ci impone l’uscita. Accettiamo il suo “ordine” a condizione che esca anche la sorella corrispondente di “Quotidiano di Puglia”. Fatto. Tutti fuori. Anche noi. Arrivano i Carabinieri di Sava, guidati dal maresciallo Bascià e il portone di ferro si apre grazie all’auspicio di un Vigile urbano savese dalla stazza fisica imponente.

Ai nostri occhi risulta “strano” che nell’atrio della Cantina di Sava ci sia un’autombulanza del 118 e subito capiamo che c’è qualcosa che, in questo crollo non va. Fuori le persone, nei nostri confronti, sono un fiume in piena. Parlano, parlano e parlano ma sanno dirci cosa è potuto succedere. “Ogni mattina una Ford Fiesta di colore bianco apriva il cancello dello stabilimento vitivinicolo, lo richiudeva e usciva dopo due o tre ore. Si sentiva anche il rumore di un gruppo elettrogeno”. Questo rumore lo abbiamo anche potuto constatare noi che abbiamo fatto il giro di tutto il perimetro dello stabilimento e ci siamo accorti che il gruppo elettrogeno era ancora “in moto”. Le prime “voci” che ci arrivano sono quelle che sotto le macerie c’è un uomo.

Il 118 è lì immobile, le scale del vigili del fuoco non posso far altro che constatare l’impossibilità di operare in attesa dell’arrivo di una pala meccanica che sfondi un muro laterale, del capannone, per poter accedere. Le operazioni sono in corso. Si ma, la domanda che ci poniamo noi da fuori è questa: “Chi ha autorizzato quest’uomo ad entrare nello stabilimento vitivinicolo nonostante lo stesso sia sotto sequesto e con un curatore fallimentare che segue tutte le operazioni alla sua vendita?” I minuti passano e ci viene riferito, da fonti interne dallo stabilimento, che un uomo è sotto le macerie e di lui si vede solo la fuori uscita di un braccio.

Ci viene detto che l’uomo è morto ma il 118 non può operare in quanto l’estrazione del corpo della vittima non è di facile uscita. L’uomo, vittima del crollo del capannone, si chiama Giuseppe Spagnolo di anni 62 ed è l’ex cantiniere (in gergo savese si dice caporale, ndr) di quando la Cantina di Sava era agli albori. Drammatico. Come drammatico è stato assistere all’arrivo dei familiari della vittima. Straziante.

Mentre scrivo (ore 14.35) le operazioni sono ancora in corso e sapremo darvi maggiori informazioni a strettissimo giro.

Giovanni Caforio

viv@voce

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