DALLE ADOZIONI AL CASO DI DONATELLO BECCI

L’adozione è un diritto di ogni bambino ad avere una famiglia alternativa, poiché impossibilitato a crescere con i propri genitori. Spesso capita che affrontino traumaticamente il “cambio d’identità”. Non tutti hanno la fortuna di essere adottati da persone che tengano realmente a loro o che siano benestanti.

Nel nostro caso Donatello Becci, un ragazzo con problematiche caratteriali viene adottato da una coppia benestante savese, in cui lui stesso, nella nostra video intervista, dice di loro “mi hanno trattato come un principe, sono stato bene con loro e non mi è mai mancato nulla”. Gli anni passano, passano alcuni decenni e il ciclo biologico fa il suo corso portandosi via per prima la madre. Il padre restando solo, e sapendo che non molti anni da vivere gli spettavano, porta Donatello in una struttura per invalidi dove gli viene constatata l’invalidità al 50 %. Dopo questo importante passo, delega i propri parenti alla gestione economica del figlio poiché trattasi di una somma ingente e di parecchi immobili dove lui percepisce gli affitti delle locazioni. Tutto questo per tutelarlo. Alla morte del padre, invece, i parenti per primo lo derubano, sottraendogli la somma di 228 mila euro sui depositi bancari. Ma non c’è solo questo nella nuova strada che Donatello deve affrontare senza più i genitori. Si presenta d’avanti ai suoi occhi una ragazza avvenente e spregiudicata, la quale lo abbindola con attenzioni sessuali e promesse. Dice che lo ama, che lo desira e che il suo amore per lui è sconfinato. Anche lei, in questa storia sbagliata, gli sottrae diverse decine di migliaia di euro, portandosi via addirittura tutto il mobilio che il povero Donatello aveva in casa. Questa spregiudicata ragazza aveva tessuto una tela quasi alla perfezione. Lo convince ad andare a vivere insieme. Ogni mese è lei che percepisce gli affitti e Donatello nella sua ricostruzione dei fatti ci dice che “non mi fa mancare niente a dire la verità. Mi cucinava mi dava tutto l’affetto”. Poi di seguito, scoprendo che i parenti del padre gli avevano sottratto alcune centinaia di migliaia di euro dal libretto che il suo povero padre aveva intestato a lui ma delegando questi parenti anche al prelievo del denaro, vede in lei una donna di cui potersi fidare e per non farsi sottrarre il resto gli versa momentaneamente sul conto della ragazza la somma di 64 mila euro. Una volta ottenuto quello che poteva ottenere, lei lo inizia ad allontanare dagli amici. Non fa più uscire di casa Donatello. Donatello si sente in gabbia, in una gabbia dorata. Ma è pur sempre una gabbia. Dopo avergli tolto tutto ciò che, al momento, poteva togliergli, lo costringe cosi a tornare a vivere nuovamente nella sua casa. Tornato a casa e sentendosi raggirato, oltre tutto truffato, prende coraggio grazie a degli amici sinceri. Si reca alla Stazione dei Carabinieri di Sava denunciando il tutto: sia i soldi prelevati dagli zii paterni e le malefatte dell’avvenente signorina. Per coglierla sul fatto i Carabinieri decidono di prenderla in flagrante. Così accade: un mattino viene arrestata mentre si reca da Donatello per le ennesime richieste, di denaro o di altro. Una volta istituito il processo, il giudice immediatamente, per tutelarlo, gli affida un amministratore di sostegno il quale percepisce gli assegni degli affitti che poi deposita in banca e in più gli porta 50 euro alla settimana, oltre alla spesa settimanale per il suo sostentamento. Questa decisione provvisoria non garba a Donatello, per nulla. Ricorda che “il giudice mi ha detto di fare il test psicologico-mentale per vedere l’attendibilità delle mie condizioni, però non ce la faccio più. Non vivo bene e sono capace di intendere e di volere”. Vedremo l’evolversi della situazione, abbastanza rincresciosa per il nostro povero Donatello Becci.

Rita Torchiani

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