Sava (Ta). GLI INVISIBILI NON VISIBILI A CHI AMMINISTRA QUESTO PAESE

Sava (Ta). GLI INVISIBILI NON VISIBILI A CHI AMMINISTRA QUESTO PAESE

Persone lasciate sole e allo sbando, nonostante il loro disagio psico-sociale è sotto gli occhi tutti di noi

E’ triste, è molto triste sapere che si muore da soli, maledettamente soli, in una casa fretta e gelata. E forse anche da più di qualche giorno. Spesso sono queste persone, colpite da un grave disagio, che hanno bisogno di aiuto, non tanto economico, ma quello di sentirsi considerate e non commiserate.

La vita, secondo questo giornale, è il bene più prezioso che abbiamo e lo dobbiamo sapere tutelare il più possibile. Ma è vero anche che non tutti siamo uguali, non tutti viviamo questa vita alla stessa maniera e non tutti abbiamo lo stesso percorso in questa vita. Allora ci sono anche i disagiati, i disadattati, gli emarginati, che vivono la loro vita in modo strano, spesso spericolato e al dì fuori dei nostri formali comportamenti che sono attinenti al così detto “vivere civile”.

Anche loro sono cittadini di una comunità, di un paese, di una città, di una nazione. Anche loro meritano rispetto per la loro condizione che è senz’altro dettata da fasi della loro vita che sono state avverse e che, probabilmente, hanno portato al degrado la loro stessa vita. Magari hanno fatto scelte o intrapreso percorsi e forse tutto questo ha portato al fallimento delle loro azioni. E si verificano situazioni in cui i familiari sono esasperati da questi abnormi comportamenti che mettono in serio pericolo anche la loro vita.

Nella vita tutti sbagliamo, spesso ci rialziamo dopo la caduta e riprendiamo in mano la nostra esistenza. Ma non tutti hanno la stessa forza nel rialzarsi e rimettersi in carreggiata.

E da qui nasce il potenziale crollo psico-fisico. Spesso, quasi tutti, scordiamo l’importanza della vita degli altri in quanto ci teniamo stretta stretta quella nostra con un forte timore. E alla luce di questo tutti ci erigiamo a giudici, tutti siamo buoni a dire che i soggetti disadattati hanno sbagliato nelle loro azioni e, spesso e volentieri, non riusciamo o non vogliamo capire il loro nuovo status. In questo si entra in una nuova fase in cui queste persone escono, come suol dirsi, dal “seminato” e i loro comportamenti non sono tanto affini ai nostri.

E qui dovrebbe, dico dovrebbe, scendere in campo immediatamente la struttura pubblica esistente che è pagata dal contribuente e che ha il compito tassativo di interessarsi a chi non sta bene psicologicamente. E qui notiamo il vuoto. Il vuoto assoluto. Eppure i Servizi sociali sono i primi che avrebbero il compito di censire questi disagiati e dare rispetto anche alla loro vita.

Questo servizio pubblico nel nostro paese ha nel suo organico figure attive professionali come lo psicologo, lo psichiatra, le quali sono i primi a scendere in campo nel valutare questi disagi e di seguito imporre una terapia (o un percorso) per il loro rinserimento sociale.

Ed è compito primario di una amministrazione comunale attivare questi canali.

Se tutto questo latita, aver scritto su facebook che “Sia maledetto chi poteva fare e non ha fatto” è sbagliato?

Giovanni Caforio

viv@voce

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