MANDURIA. “Le difficoltà del Giannuzzi dopo il pre-covid”

MANDURIA. “Le difficoltà del Giannuzzi dopo il pre-covid”

Intervento del Partito Democratico messapico

In epoca di pandemia, quando a ottobre 2020 si è dovuto affrontare la prima vera ondata si è fatto ricorso all’ospedale Giannuzzi convertendolo in ospedale full COVID poiché, come ci è stato spiegato, la presenza della Rianimazione consentiva l’apertura di quei 65 posti letto di assistenza COVID assolutamente necessari per l’intera provincia.

La preoccupazione per la perdita di expertise che ne conseguiva, il timore che le professionalità più specializzate e brillanti “scappassero” da Manduria, collocandosi in nosocomi più attinenti agli studi effettuati e la conseguente perdita di appeal del nostro, insieme ad ogni altro dubbio e perplessità sono stati accantonati; si richiedeva uno sforzo e un sacrificio per il bene di tutti.     

E l’Ospedale Giannuzzi ha fatto la sua parte fino in fondo, ricordiamo che è stato l’ultimo ospedale della provincia a “chiudere” i reparti COVID, mentre altre strutture avevano già riguadagnato da tempo il loro originario assetto pre-covid.                              

Quando agli inizi di giugno 2021 anche per il Giannuzzi è stato possibile riaprire la degenza e i servizi agli ammalati non COVID, si è resa drammaticamente evidente la realtà che l’ospedale Giannuzzi non era già più quello di un anno prima: Pronto Soccorso in difficoltà di organico medico; una cardiologia che pur essendo struttura complessa non ha possibilità di riaprire l’attività di degenza per carenze di organico medico; un reparto di nefrologia e dialisi diviso su 3 diversi servizi con allocazione distante fra di loro; un quarto piano di natura ibrida dove stazionano pazienti in attesa di referto di tampone insieme a pazienti già risultati negativi; un’ortopedia e una chirurgia che funzionano con tanta precarietà ; una radiologia attiva a singhiozzo per la carenza di medici e l’incapacità di avviare una linea strutturata di refertazione a distanza.               

L’Ospedale Giannuzzi, già depauperato da scelte in diminutio compiute negli anni precedenti la pandemia nei successivi piani di riordino ospedalieri con conseguente perdita di appeal dell’intero nosocomio, che ha fatto la sua parte fino in fondo prima durante e dopo la pandemia. riceve oggi un nuovo vilipendio.

Il PD chiede che la competenza e la resilienza maturata in epoca COVID dal Giannuzzi sia non un’onta da cui emendarsi ma il patrimonio aggiuntivo per il suo rafforzamento, ricordando agli organi di competenza, al dott. Lopalco, responsabile coordinamento emergenze epidemiologiche, e al dott. Rossi, direttore generale ASL Taranto, l’impegno preso con il territorio, per il grande sacrificio sostenuto in pandemia, in merito ad un’attenzione volta al miglioramento della Sanità territoriale:

  • La rianimazione recentemente potenziata e ammodernata deve essere valorizzata al servizio dei reparti già presenti che devono essere rimpinguati di personale e di strumentazione, anche tecnologica, evoluta.
  • La Cardiologia deve ripartire e riavere l’UTIC.
  • Le specialità chirurgiche devono essere potenziate, consapevoli di un recente passato di sale operatorie teatro di interventi di alta specializzazione.
  • L’oncologia deve essere ulteriormente sviluppata, partendo dall’esperienza dell’ambulatorio di tradizione pluridecennale.
  • L’ambulatorio pneumologico, attivato recentemente presso il Giannuzzi, deve essere salvaguardato, nonché si richiede lo sviluppato di tale linea di attività.
  • Per stare al passo col PNRR e con le risorse che muove, è necessario non guardare solo al Presidio ospedaliero, ma allargare il progetto al più ampio respiro della sanità di prossimità sul territorio la cui diffusione è garanzia di decongestione e di uso appropriato degli ospedali.
  • Le articolazioni territoriali del Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze patologiche, ossia Centro di salute mentale, Psicologia del lavoro, Servizio per le tossicodipendenze, devono essere difese dalle spinte agli accorpamenti e agli accentramenti.
  • Il distretto socio-sanitario deve essere rimpinguato di ore di specialistica ambulatoriale e al suo interno devono sorgere esperienze di competenze avanzate nel campo infermieristico, per es. un ambulatorio infermieristico per gli accessi venosi centrali, per la medicazione delle lesioni cutanee, per la gestione dei cateteri vescicali e dei drenaggi.
  • Il PNRR prevede una linea di investimento il cui costo complessivo è stimato in 2 miliardi di Euro per l’attivazione di 1.288 Case della Comunità entro la metà del 2026. Riteniamo necessario individuarne una nel Comune di Manduria in cui catalizzare le nuove linee di attività appena descritte, connettendole agli altri servizi territoriali della salute mentale, della prevenzione e delle dipendenze patologiche già presenti e la cui permanenza non deve essere messa in discussione, in sinergia con i servizi previsti nel piano di ambito sociale di zona.
  • Il PNRR prevede il finanziamento di progetti di telemedicina per promuovere un’ampia gamma di funzionalità lungo l’intero percorso di prevenzione e cura: tele-assistenza, tele-consulto, tele-monitoraggio e tele-refertazione. Ospedale Giannuzzi e servizi sanitari territoriali manduriani devono essere protagonisti nell’avvio di questi progetti, proponendosi pionieri nell’attuazione di modelli innovativi nella gestione dei bisogni di salute.

viv@voce

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