TERREMOTO CENTRO ITALIA. L’esperienza diretta di un tecnico savese

TERREMOTO CENTRO ITALIA. L’esperienza diretta di un tecnico savese

Dall’ ing. Salvatore Buccoliero, riceviamo e volentieri pubblichiamo

“Dopo gli eventi sismici del 24 agosto 2016, la disponibilità dei tecnici abilitati e non, a prestare la propria professione a supporto della popolazione colpita dal sisma, si è manifestata sin dai primi giorni, per poi rinnovarsi con maggior intensità dopo l’evento sismico del 30 ottobre 2016.

Per gli ingegneri si è messo in moto il CNI (Consiglio Nazionale degli Ingegneri) attraverso la compilazione on-line del modulo di disponibilità ai sopralluoghi, con indicazione del periodo di reperibilità. Considerata la disponibilità di tecnici pervenuta da tutta Italia, è stato svolto un enorme lavoro, con non poche difficoltà, dai Centri di Coordinamento e di gestione dell’emergenza.

Quattro sono le regioni coinvolte: Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo e in tutte, in questi mesi, si stanno avvicendando sopralluoghi e giudizi, e purtroppo il periodo dell’emergenza non è ancora terminato.

Tutti abbiamo seguito in tv gli eventi del periodo e in prima persona ho avvertito in maniera distinta la scossa del 30 ottobre. Le interviste a chi ha perso tutti, la richiesta di aiuto e collaborazione, la mobilitazione della rete volontaria a tutti i livelli e l’ammirazione verso tutti coloro che, in qualsiasi momento, mettono a disposizione il loro tempo e impegno per qualsiasi forma di volontariato, hanno fatto maturare in me la scelta di aderire alla richiesta da parte del CNI per il tramite dell’Ordine degli Ingegneri di Taranto.

Forte della consapevolezza di fornire un servizio civico insieme ad altri colleghi volontari, prestando ognuno la propria esperienza per aiutare le popolazioni colpite dal sisma, mi sono messo a disposizione delle Organizzazioni di Protezione Civile (COR e COC).

Inoltre, avendo partecipato a un corso sulla compilazione delle Schede AeDES, cioè le schede di 1° livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post sisma, ero sicuro e motivato a poter dare il mio contributo sul campo mettendo a disposizione esperienza, studio e formazione.

Ho, pertanto, partecipando ai sopralluoghi per la redazione delle schede FAST, cioè le schede per il rilevamento sui fabbricati per l’agibilità sintetica post terremoto, propedeutica alla compilazione della successiva scheda Aedes.

La scheda Aedes e la scheda Fast, infatti, sono lo strumento di cui i tecnici volontari si stanno avvalendo per valutare l’agibilità degli edifici ordinari colpiti dal terremoto. Il giudizio di un sopralluogo FAST, al pari di un più accurato sopralluogo AEDES, effettuato dagli Agibilitatori ufficiali, dal punto di vista prettamente tecnico, significa affermare che nel periodo di emergenza la costruzione possa o meno sopportare una scossa uguale o inferiore a quella già subita, garantendo la sicurezza ai suoi occupanti.

Pertanto Il nostro lavoro è stato quello di rilevare lo stato dei fabbricati e valutarne la stabilità e la capacità di resistere ad un eventuale ulteriore sisma. Attualmente, da professionista incaricato dai privati, sto redigendo schede AeDES sotto forma di perizia giurata.

Ho effettuato due turni, il primo a fine febbraio e il secondo a fine maggio, per 13 giorni complessivi, in Umbria e nelle Marche.

Le giornate sfilano tutte così, sveglia all’alba, si va negli Uffici tecnici del Comune a cui si è stati assegnati, o al COC, si prelevano le istanze di sopralluogo ottimizzandone con loro numero ed estensione della zona, e così, un sopralluogo dietro l’altro fino a che c’è luce.

Si arrivano a svolgere fino a 15 sopralluoghi giornalieri, in funzione della tipologia di edificio e sua dimensione. Ritornati in albergo ci si confronta con le altre squadre di colleghi assegnati alla stessa zona, scambiando racconti, emozioni, situazioni e pareri. Non sono mancati i messaggi di solidarietà e di incoraggiamento da parte di colleghi, amici e parenti.

Dopo il primo turno, tornando spesso con la memoria alle immagini dei visi delle persone incontrate, molti segnati dalla perdita di tutto, alle testimonianze ricevute, alle situazioni vissute, ho maturato la consapevolezza di voler dare un ulteriore contributo e, vista la richiesta ancora in essere, ho deciso dare disponibilità per un secondo turno.

La cosa che più colpisce, nei territori veramente danneggiati,  sono appunto gli sguardi degli abitanti, soprattutto dei più anziani, segnati indelebilmente da quanto vissuto, ma ho trovato anche tanta speranza, voglia di collaborare, accoglienza e gratitudine per il nostro operato. Comunque, nel mentre dei sopralluoghi, ho imparato a dare il giusto peso, anche sul lavoro, all’empatia, a mantenere la freddezza del professionista, a controllare le emozioni, nonostante l’inevitabilmente coinvolgimento come uomo.

Avevo seguito notizie, oltre ai racconti e testimonianze di colleghi che avevano già operato come volontari, e facilmente era intuibile l’umore delle persone, anche a distanza di qualche mese dalle scosse più importanti. Sono stato anche a Norcia e Cascia, e pur avendo visto molte volte quelle immagini alla televisione, la situazione dal vivo ti lascia senza parole. Nonostante il lavoro incessante di tutti i volontari che da subito si sono messi all’opera, in molti casi sembra che il tempo si sia fermato al momento del sisma.

Vi racconto un episodio che mi ha colpito e segnato particolarmente: in una piccola frazione di Cascia, poco distante da Norcia, con il compagno di squadra ho effettuato il sopralluogo su un edificio utilizzato dalla comunità, dichiarandolo inagibile in quanto notevolmente danneggiato. Al luogo siamo stati accompagnati dal responsabile, un uomo di circa 60 anni, col il volto segnato da una vita di lavoro. E’ stato molto emotivo sentire i suoi racconti e sentirgli esternare la sua più grande preoccupazione, cioè rimettere a posto quanto prima quella struttura per renderla disponibile come edificio strategico di accoglienza e ricovero nella eventualità di future scosse ed emergenze, anche a breve termine.

Dopo il sopralluogo ci ha accompagnato per tutta la zona rossa del paese e, vista l’ora di pranzo, ci ha invitati a mangiare alla mensa allestita nel campo degli sfollati, dove sono presenti gli alloggi temporanei. Pertanto abbiamo pranzato con tutti loro, abbiamo ascoltato i loro racconti, le loro sensazioni, le loro preoccupazioni, speranze e anche, purtroppo, le loro lamentele nei confronti di un sistema burocratico lento e delle tante promesse non ancora mantenute. Ognuno di loro non nascondeva lo spavento e le preoccupazioni, ma nei loro sguardi vi era una enorme voglia di ricominciare. La loro forza era il loro essere uniti.

Sono andato via da quelle zone felice di aver fatto questa scelta e consapevole di portarmi via molto più di quello che io ho dato a queste persone.

In qualsiasi ambito ci sia bisogno di volontari, non esitate a proporvi e a cimentarvi con tutto il vostro entusiasmo, sicuri di uscirne cresciuti e soddisfatti”.

viv@voce

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