IL MIO NOME È CAVALLO. Immagini tra Oriente e Occidente

IL MIO NOME È CAVALLO. Immagini tra Oriente e Occidente

Studio Museo Francesco Messina di Milano. Fino al 25 settembre 2016. Promossa dal Comune di Milano. Prodotta da Officina Libraria con il Patrocinio di ICOM, International Council of Museums e la collaborazione dell’Institut du Monde Arabe di Parigi con il sostegno di DACA Vetrina d’Autore

Testa di cavallo, IV secolo d.C, argento dorato, dipartimento di Antichità Orientali, Museo del Louvre, Parigi © Museo del Louvre, Parigi.

Dal 5 luglio, lo Studio Museo Francesco Messina, nel cuore dell’antica zona romana della città di Milano, celebra l’immagine del cavallo con 20 opere preziose, dove maestri d’Oriente incontrano maestri d’Occidente. Una straordinaria selezione di pezzi. Dalla Roma antica all’Impero Ottomano, dal Rinascimento al Seicento. Per la prima volta in Italia, una testa di cavallo sasanide, prestata eccezionalmente dal Louvre di Parigi.

Il Comune di Milano – Servizio Case Museo e Progetti Speciali, promuove, negli spazi della chiesa sconsacrata di San Sisto, sede dello Studio Museo Francesco Messina, una mostra dedicata all’iconografia del cavallo fra Oriente e Occidente. La mostra, dal titolo «Il mio nome è cavallo» si inserisce nei programmi di ICOM, la 24th General Conference of the International Council of Museums. Patrocinato da ICOM, il progetto prende ispirazione dalle pagine del libro Il mio nome è Rosso di Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura, keynote speaker alla conferenza internazionale dei musei.

Nel celebre libro di Pamuk, pubblicato in Italia da Einaudi come tutti i volumi dell’autore, viene affrontato un tema di grande attualità, la convivenza fra culture e popoli, sullo sfondo di un paesaggio artistico condiviso e unanimemente rispettato. Protagonista del giallo, ambientato alla fine del Cinquecento alla corte del sultano, è la figura emblematica del cavallo, ritratto dai miniaturisti secondo un’iconografia occidentale, naturalistica, erede della tradizione estetica veneziana. La mostra restituisce questo ponte fra Est e Ovest, attraverso un viaggio ideale che vede proprio nella figura del cavallo un elemento di congiunzione.

Prodotta da Officina Libraria e ideata da Maria Fratelli, dirigente del servizio Case Museo del Comune di Milano, la mostra è curata dalla storica dell’arte Chiara Gatti. Il suggestivo allestimento che evoca, sullo sfondo dei cavalli esposti, paesaggi dal sapore antico e mediorientale, è un progetto site-specific degli architetti Fabio Fornasari e Lucilla Boschi.

La figura del cavallo, protagonista della cultura visiva di popoli distanti fra loro, tanto cronologicamente quanto geograficamente, ritorna in un Auriga ritratto nel mosaico pavimentale della Villa di Baccano a Roma, ma anche nella splendida Testa di cavallo, di cultura Sasanide, rinvenuta a Kerman, nell’Iran sud-orientale, e conservata nel Département des Antiquités orientales del Louvre, da cui giunge in Italia oggi per la prima volta.

Dall’Institut du Monde Arabe di Parigi, partner dell’iniziativa, proviene un cavallino scolpito su un Frammento di giara scoperto a Susa, in Iran occidentale, che scalpita su un fregio ornamentale di memoria classica.

Importanti le opere in arrivo dalle collezioni dei musei civici milanesi, tutti raccolti attorno a questo progetto.

La stampa con Teste di cavallo di scuola leonardesca, custodite alla Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli; una coppia di disegni con Teste di cavallo legate all’iconografia dei Dioscuri, prestati dal Gabinetto dei Disegni del Castello; una Armatura da cavallo dell’Impero ottomano conservata al Mudec, il Museo delle Culture, oltre a un prezioso Manoscritto bolognese della Pharsalia, datato 1373, con illustrazioni attribuite a Nicolò di Giacomo, prestato dalla Biblioteca Trivulziana. E, ancora, un Gian Giacomo Trivulzio a cavallo dalle Raccolte d’arte applicata del Castello, accostato al bronzetto di un Cavallo al passo, di scuola leonardesca, in prestito dalla Cà d’Oro di Venezia.

Restaurati per l’occasione, due esemplari del Museo Poldi Pezzoli, fra cui spicca il Barāki, una testiera per cavallo, di provenienza persiana, con un cartiglio sulla fronte che reca l’iscrizione araba “Il sultano”.

Il percorso contempla un capitolo moderno punteggiato di dieci bronzetti che lo scultore Francesco Messina ha dedicato al tema del cavallo, nel recupero delle fonti di ispirazione classiche.

La mostra è arricchita da un catalogo bilingue italiano/francese edito da Officina Libraria con schede scientifiche dei singoli pezzi a cura di studiosi italiani e stranieri, fra cui Chatia Cicero, Serena Colombo, Julien Cuny, Chiara Fabi, Simone Ferrari, Marzia Pontone, oltre a un saggio firmato appositamente dal direttore dell’Institut du Monde Arabe di Parigi, Eric Delpont.

Con la preziosa collaborazione del Dott. Rinaldo Albanesi

Progetto di allestimento a cura degli architetti Fabio Fornasari e Lucilla Boschi

Studio grafico di Paola Gallerani per Officina Libraria

Studio e realizzazione teche e supporti espositivi DACA Vetrina d’Autore

Progetto grafico di Elisabetta Martelli per il Servizio Case Museo e Progetti Speciali

Traduzioni di Myrtille Montaud e Nunzia De Palma

Arazzi digitali di MAKE, Milano

Ufficio Stampa

Luana Solla (per Officina Libraria)

luana.solla@mycomfactory.com

Mob. 334 3369695

Ufficio Stampa Antea

anteapress@gmail.com

Studio Museo Francesco Messina

Via San Sisto 4/A, 20123 Milano

Martedì – domenica

Orario: 10:00 – 18:00

Ingresso libero

Per informazioni: 02.88447965

viv@voce

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