RACCONTI / 21. “A … a … a … alì, alì, alì … murtacci tua!”
Tanti anni fa successe questo a Sava …
Tutti sappiamo che gli alunni, specie quelli che iniziano la prima elementare, nella fase iniziale scolastica faticano un pochino per entrare nell’ordine delle idee del linguaggio scritto. E quindi ci vuole, giustamente, il tempo necessario per far sì che questo venga assimilato nei giusti tempi. Andiamo al nostro curioso racconto …
Uno scolaretto alla prima elementare faticò un pochino a mettersi in carreggiata con gli altri compagni di scuola. Non riusciva a leggere, anzi per la maestra si negava a farlo. Quest’ultima fece diversi tentativi. Tipo: metterlo tra i primi banchi, chiamarlo spesso alla lavagna per spronarlo. Ma chè. Non ci fu verso.
Lo scolaretto non ne voleva sapere nulla. Quasi stremata, alla maestra restava l’ultimo baluardo, o meglio chiamare i genitori e vedere se assieme potevano trovare un modo, o un qualcosa, che poteva stimolare il ragazzo alla lettura.
L’incontro avvenne e fu concordato, con il padre del giovanissimo, che in ogni occasione casalinga i genitori dovevano trovare anche loro il modo di sforzare l’alunno alla lettura.
Un sera erano a cena e con la tavola bandita, era d’estate, sul tavolo c’era la bottiglia dell’aranciata. Mentre pasteggiavano i componenti della famiglia, il padre ruba l’attenzione del ragazzo e la sposta verso la bottiglia dell’aranciata.
Padre: “Nicola mia ieni quà scjià” e si portò il figlio sulle proprie gambe. Prese la bottiglia dell’aranciata, l’avvicinò e cominciò a spronare il figlio verso la scritta della bibita. “Liggimu assimei scjià … comu stai scrittu quà?” E il padre cominciò: “A, a, a …” e il figlio ripeteva “A, a, a …”. Il padre: “Mbrau Nicola mia. A’ istu ca sapi leggiri, continuamu a papà …”. E di nuovo il padre: “Ar, ar ar …”. Il figlio: “Al, al, al …”
Padre: “Noni Nicola mia nò eti al eti ar. Ziccamu arretu a papà … ar, ar, ar …”
Figlio: “Alì, alì, alì …”
Il padre pazientemente ripete le parole di prima ma senza risultato.
La madre prega il marito di smettere in quanto vede che il ragazzo si sta stropicciando gli occhi e può darsi che sia stanco.
Il marito riprova ma, dopo decine di tentativi dalla bocca del ragazzo esce solo “Alì, alì. Alì …”.
La madre incalza il marito e lo invita per l’ennesima volta a smettere.
Il marito guarda la moglie quasi in cagnesco, ma non demorde per l’ultimo tentativo.
Riprende il ragazzo sulla proprie gambe e riprova la lettura della parola “aranciata”.
Il tentativo non è dei più nobili e il risultato è lo stesso di prima.
Tuttu ti paru, lu siri, lì zàncca nu mascaroni allu fiju e prima cu lu zanca li tici: “Alì, alì, alì murtacci tua!”
La madre reagisce con sdegno: “E cè modu eti custu?”
E il padre: “Vaffanculaachitemorta puru a tei!”