I SINDACI DI SAVA NEI PASSATI DECENNI. PAOLO MILIZIA: SINDACO DEI SAVESI DAL 1969 AL 1974 / 2

I SINDACI DI SAVA NEI PASSATI DECENNI. PAOLO MILIZIA: SINDACO DEI SAVESI DAL 1969 AL 1974 / 2

Un sindaco borghese senza la borghesia: Paolo Milizia

Paolo Milizia, medico, laureato in medicina e chirurgia nel 1956 è entrato nella vita politica savese nella seconda metà degli anni ’50, appena finita l’Accademia Universitaria. Iniziò i suoi primi passi politici in una lista civica nata nel lontano 1957, che aveva come leader Gregorio Miccoli.

Questa lista civica nacque come contrapposizione al fronte unito dei partiti della sinistra savese, che oltre ad avere nelle proprie fila Gregorio Miccoli e Paolo Milizia annoveravano, tra i suoi fondatori, anche Damiano Rossetti, Enrico Doria, Vincenzo Gigli, Luigi Pesare, i quali risultavano i rappresentanti in seno al Consiglio comunale dell’epoca che vedeva Amerigo Rossetti, già preside della Scuola Media Papa Giovanno XXXIII, sindaco democristiano di Sava.
Esperienza questa di Amerigo Rossetti che durò non molto, in quanto l’entrata del giovane Salvatore Buccoliero lo “sostituì” alla poltrona del primo cittadino.

L’esperienza politica in questa lista civica non durò molto, dalle sue ceneri nacque il Partito liberale Italiano a Sava e Paolo Milizia confluì nella Democrazia Cristiana. Il vecchio P.L.I. aveva come leader savese Antonio Ariano, padre di Lillino (assessore provinciale per diverse volte e tantissime volte Consigliere comunale fino alla prima metà degli anni ’90) e di Brunello (già sindaco di Sava negli anni ’80 e diverse volte assessore), Francesco Camassa (professore liceale a Lecce) e Francesco Fabiano (padre di Antonio, già Sindaco di Sava negli anni ’90).

Nel 1964 dopo le elezioni comunali nacque una giunta bicolore formata da Democrazia Cristiana e dal Partito Liberale Italiano dove Francesco De Amicis fu eletto primo cittadino savese.

Per divergenze interne la D.C. si spaccò in due tronconi, uno dei quali diede vita al Partito Democratico Savese formato da Paolo Milizia, Antonio Airò, Mario De Santis, Francesco Castelli e Angelo Fiorino, i quali risultarono i nuovi rappresentanti della borghesia savese (medici, avvocati, professori).

Questa spaccatura in seno alla Democrazia Cristiana portò alle nuove elezioni le quali diedero alla lista di Paolo Milizia una valanga di voti e di seguito riunì la DC alla luce di questo esito.

La nuova forza politica cambiò il nuovo scenario politico savese quasi completamente e Paolo Milizia fu nominato Sindaco subentrando a Francesco De Amicis, che abbandonò del tutto Sava, per trasferirsi completamente a Roma.

La fase “post-terremoto politico” durò poco tempo e le fratture, che sembravano sanate, ripresero i loro connotati e riportarono in modo clamoroso di nuovo alle elezioni comunali.

La nuova risposta elettorale sancì questo: Paolo Milizia e la sua nuova Democrazia Cristiana fu suffragata dai voti dei savesi ed ottenne 14 consiglieri comunali su trenta disponibili.

Un vero successo politico.

Paolo Milizia fu eletto Sindaco e restò in carica fino al 1974 ed esausto dalle lotte politiche all’interno della DC non si propose più alla guida del paese, motivando esplicitamente le sue successive dimissioni con la selvaggia lottizzazione delle cariche assessorili e l’occupazione delle poltrone varie.

Queste furono, in sintesi, la cause del suo abbandono dal Palazzo Comunale.

Da allora non volle più rientrare nella scena politica, salvo una timida apparizione negli inizi anni ’90 nella lista di Alleanza Democratica, formazione di sinistra che aveva come leader Ninì De Cataldo in contrapposizione ai Popolari dell’allora ciclone Aldo Maggi, in ascesa straordinaria.

Eletto Consigliere comunale, in seguito, lasciò anche questa carica: troppe cose cambiate, troppi personalismi, troppo tutto, non faceva più per lui la politica savese, lui che, e molti erano convinti allora, avrebbe potuto ancora dare al nostro paese la sua onestà, la sua gentilezza e la sua capacità umana nel rispettare le opposizioni.

E’ stato l’ultimo baluardo di una generazione politica che se fosse stata lungimirante, e dalla sua aveva tutta la preparazione per farlo, avrebbe dato al nostro paese sicuramente meno problemi, i quali restano ancora sul tappeto e irrisolti, uno su tutti: la mancata circonvallazione e la mancanza della fogna pubblica.

Sicuramente resterà nel cuore dei savesi per la sua compostezza e la sua professionalità, un uomo che sicuramente appartiene a quel passato politico savese fatto di scontri politici interni alla vecchia Democrazia Cristiana che tutto hanno fatto tranne che preparare il paese alle generazioni future: che peccato!

Giovanni Caforio

viv@voce

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