SAVA (Ta). Concorsi pubblici: i cambiamenti in corso e le difficoltà per partecipare

SAVA (Ta). Concorsi pubblici: i cambiamenti in corso e le difficoltà per partecipare

Da Riccardo Desantis riceviamo e volentieri pubblichiamo

Gentile direttore è da almeno  due anni-tra alti e bassi e diversi momenti in cui per vari motivi ho dovuto sospendere- che mi occupo del tema dei concorsi pubblici tramite un comitato spontaneo nato interamente sul web e noto come “comitato No riforma concorsi PA”.

In questi anni sono stati diversi i tentativi  di riforma  dei governi che si sono succeduti. In particolare è dal 2020- anno del covid-  che la questione ha preso una pessima piega: mentre eravamo intrappolati dal lockdown, col virus che mieteva vittime, la politica nazionale ha iniziato a manifestare la volontà di introdurre nuovi elementi (non proprio rassicuranti) allo scopo di allineare i concorsi alle selezioni aziendali private: valutazioni psicologiche, recruiter, valutazioni esperienze pregresse. Insomma anche nei concorsi si volevano – e si vogliono ancora- introdurre le barriere che portano tanti giovani del sud a trovarsi poi quarantenni senza uno straccio di lavoro.

Quali i limiti o forse per meglio dire il limite? Non hanno- dopo una vita passata sui libri-quel curriculum fatto di esperienze contrattualizzate e master da migliaia di euro da esibire. Tutto ciò ha avuto il suo culmine lo scorso anno con la “nuova” gestione targata Brunetta: il primo aprile 2021 nel silenzio più totale dei media e  delle parti sociali, veniva adottato un decreto legge, il n. 44/21 che prevedeva una preselezione per titoli culturali e di servizio(una sorta cernita iniziale di chi ha più carte); solo chi aveva costosi master ed esperienze pregresse- con quell’impianto normativo- poteva accedere all’unica prova scritta a risposta multipla.

Dopo diverse battaglie, campagne social e centinaia di lettere e mail scritte a personaggi politici, io ed i miei compagni di lotta (o forse di avventura) siamo riusciti ad ottenere un confronto con esponenti del mondo della politica che ha portato poi ad un emendamento a firma del Sen. Gianclaudio Bressa e che modificava il DL 44/21. Questo emendamento pur mantenendo un modello concorsuale strutturato su un’unica prova scritta, operava una distinzione tra profili di “alta specializzazione tecnica individuati in sede di bando” e profili basici: per i primi vi era una preselezione per titoli, mentre nella seconda ipotesi si accedeva liberamente al quiz e poi si procedeva  con  una valutazione dei titoli ex post che poteva avere un peso fino al 30%.

Questo emendamento non è stato la soluzione perfetta, ma ha permesso a tanti di partecipare a molte selezioni(non tutte perché della preselezione a titoli si è abusato), anche se in alcuni casi i titoli hanno avuto un peso prevalente rispetto all’esame a prova unica che si andava a sostenere. In tanti infatti si sono dovuti accontentare di una idoneità da tenere li accantonata nella speranza di uno scorrimento graduatorie.  Però la questione- nonostante le tante problematiche anche logistiche ravvisate- non si è esaurita li ed il governo è andato avanti, adottando altri pretestuosi decreti emergenziali che hanno ancora inciso sulla materia, come il DL 80/21 che ha sdoganato col portale inPA il sistema dalle consulenze a partita iva, ed una maggiore facoltà per le amministrazioni di assegnare posti dirigenziali per nomina fiduciaria(la chiamata diretta del politico per intenderci).

Ma la questione non si è esaurita neppure li, posto che qualche giorno fa è stato promulgato il decreto legge n. 36/2022 che ancora è andato a manomettere la materia dei concorsi e più in generale tutta la disciplina del pubblico impiego, sempre nel silenzio più totale dei media o quanto meno con i soliti toni celebrativi del TG1 che ormai pare sempre più simile al cinegiornale Luce. Cosa fa questo nuovo decreto? Introduce nuovi paletti e difficoltà nella macchina concorsuale. Si stabilisce ad esempio che l’orale ritorna e come fosse un dispetto, che  in questo nuovo orale potrà essere richiesto l’accertamento di più lingue straniere diverse dall’inglese (che pure nelle scuole italiane è studiato in tanti case non troppo bene). Ma chi potrà partecipare ad un concorso così, se non quelli che si possono permettere corsi a pagamento o soggiorni esteri magari a spese della famiglia?

Ed ancora si insiste con la richiesta di esperienze (che possono essere sia nel pubblico o nel privato) per profili “specializzati” ovvero a norma dei contratti collettivi sottoscritti dai sindacati, di posti per profili da funzionario con cui si può accedere con una laurea triennale e non profili di altissimo rango come sono per loro natura quelli da dirigente! Forse queste esperienze saranno valutate ex post, ma è chiaro che costituiranno comunque un paletto per limitare il campo dei vincitori! In questo sud ed in questa Puglia che Carmelo Bene definì il “sud dei santi e delle madonne”, come si fa ad ottenere questa esperienza? Per non parlare della preselezione per titoli che permane riguardo a profili che le amministrazioni potranno arbitrariamente qualificare come “di alta specializzazione” senza che ciò sia vincolato ad una definizione normativa precisa.

La parte relativa al comparto scuola inserita in questo provvedimento poi pare un orrore: si richiedono crediti universitari che ti devi pagare da te, periodi di tirocinio sottopagati, valutazioni aleatorie di una presunta “attitudine all’insegnamento”. Insomma il competentissimo Draghi col fidato Brunetta forse hanno quale unico scopo quello di fare impazzire coloro che ambivano ad un impiego pubblico più che a risanare un paese allo sbando a causa del covid, dell’inflazione e della precarietà lavorativa ed esistenziale di tante persone. Il web con il gruppo Facebook, la pagina ed il profilo twitter del nostro comitato spontaneo sono stati e restano lo strumento con cui abbiamo informato, raccontato i fatti, detto le cose come stanno, raccolto le simpatie ed in alcuni casi le antipatie di tanta gente cui abbiamo detto che dei concorsi non bisogna parlare solo quando ci sono libri e corsi da acquistare o vendere o ricorsi da fare, ma che i concorsi vanno fatti bene.

Ma forse questo non basta, non basta quella visibilità ottenuta in questi mesi, ed occorre che la politica, chi è stato eletto per prendere le decisioni, prenda atto di un fatto: viviamo in un paese in cui è difficilissimo raggiungere un minimo di realizzazione personale, perché ci sono leggi assurde e puramente ideologiche che lo impediscono. Forse dovremmo renderci conto del fatto che la assurda idea di “eccellenza” secondo cui ci viene imposto di vivere non è sinonimo di meritocrazia. In un sistema meritocratico ad ognuno va data una chance se pure nel rispetto delle sue capacità, con questa logica darwiniana di eccellenza invece si dà a pochi modo di farcela e spesso secondo logiche di censo. Spero davvero che qualcosa cambi e che sia squarciato questo muro di silenzio che domina su certi temi.

 

viv@voce

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