Grottaglie. “INFANTICIDIO, FEMMINICIDIO e DINAMICHE FAMILIARI”

Grottaglie. “INFANTICIDIO, FEMMINICIDIO e DINAMICHE FAMILIARI”

Convegno promosso dall’avv. Cira Manisi del Foro di Taranto – Capo del Dipartimento Famiglia e Minori per Movimento Forense Taranto nonché Delegata Regionale per le Adozioni Internazionali per l’Associazione “Ernesto”, in programma venerdì 25 marzo 2022, alle ore 18:00, presso l’Aula Consiliare del Comune di Grottaglie, in Via M. D’Ungheria 1

L’evento è patrocinato dal Comune di Grottaglie, dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del Foro di Taranto, dal Movimento Forense Sezione Taranto, dall’Associazione Alzaia Onlus ETS, dall’Osservatorio di Cultura Giuridica Europea “Avvocati per i Diritti Umani sede di Lecce e dall’Associazione di Grottaglie ‘Centro Studi Giuridici avv. Franco Di Palma’.

All’avv. Ciro D’Alò, Sindaco di Grottaglie, al dr. Aurelio Marangella, Presidente del Consiglio comunale, alla dr.ssa Marianna Annicchiarico, Assessore alle Politiche Sociali, all’avv. Antoniovito Altamura, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Taranto, all’avv. Paola Donvito, Presidente della Scuola Forense di Taranto, all’avv. Giuseppe Verre, Presidente di Movimento Forense Sezione Taranto, alla dr.ssa Valentina L’Ingesso, Presidente dell’Associazione Alzàia Onlus ETS, all’avv. Maria Grazia Zecca, Direttrice Osservatorio di Cultura Giuridica Europea “Avvocati per i Diritti Umani”, spettano i saluti iniziali.

Durante il convegno, prenderanno la parola il P.M. dr.ssa Marzia Castiglia Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Taranto, il dr. Ciro De Angelis Psicopedagogista-Criminologo, CTU del Tribunale di Taranto e la Dr.ssa Raffaella Capriglia, Giornalista.

Il Vice-Presidente “Centro Studi Giuridici avv. Franco Di Palma”, avv. Pietro Carlucci è chiamato a moderare il dibattito.

La dr.ssa Miriana Manisi aprirà il dibattito sulle tematiche che saranno sviluppate durante il convegno con i presenti.

Obiettivo dell’evento è richiamare l’attenzione sull’infanticidio, sul femminicidio anche in relazione alle dinamiche familiari che costituiscono oggi fenomeni sociali di gravissima ed estrema attualità sia in Italia che in molti altri Paesi di ogni continente, tali da assurgere ormai al ruolo di vere e proprie “emergenze sociali”.

Sono pertanto stati oggetto in questi ultimi decenni di svariati ed approfonditi studi sia di matrice sociologica e psicosociale da un lato sia di impostazione psicologico-clinica e psicoanalitica dall’altro. Obiettivo del convegno è offrire una sintesi potenzialmente utile per cercare di contrastare, in modo tendenzialmente più efficace di quanto non sia stato fatto sinora, la permanenza di tali comportamenti all’interno delle nostre comunità. Prima di osservare la situazione dal punto di vista statistico, è utile esaminare il fenomeno dal punto di vista legislativo.

Seguendo le direttive della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979), il Consiglio d’Europa ha intrapreso una serie di iniziative per promuovere la protezione delle donne vittime di violenza: l’apice, a livello legislativo, è arrivato nel 2011 con l’approvazione della Convenzione di Istanbul.

Questo atto rappresenta lo strumento internazionale, giuridicamente vincolante per gli stati, in cui per la prima volta si riconosce la violenza sulle donne come una forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione, includendo una serie di definizioni e obblighi che hanno portato all’adozione, nei diversi paesi europei, di differenti disposizioni e norme.

Una delle tematiche criminologiche maggiormente discusse in questo periodo è l’infanticidio. Questo crimine si riscontra per lo più in ambienti familiari e si definisce come delitto che riguarda l’omicidio dell’infante, termine con il quale si identifica il bambino che ancora non ha iniziato ad acquisire l’uso della parola. Dal punto di vista giuridico, tale delitto esisteva già nell’epoca romana, quando era consentita l’uccisione del proprio infante, qualora si trattasse di bambini cd “mostri”, “deboli” o “deformi”.

Dal punto di vista psicologico e criminologico, tale delitto è per lo più realizzato dalla donna per una serie di motivazioni. Una di questi è la realizzazione del crimine da parte di madri che sono solite maltrattare i figli, come può esserlo un agito impulsivo in risposta a pianti o urla del bimbo. Ma allo stesso tempo si evidenzia che fra le dinamiche particolari di questo reato, si annovera anche la c.d. sindrome di Medea, vale a dire l’omicidio attuato per vendetta del coniuge, in cui l’aggressività si sposta dall’oggetto effettivo di risentimento, il marito, verso il figlio, che rappresenta concretamente il frutto dell’unione.

Con l’intento di analizzare e approfondire tali fenomeni sociali e di studiare le implicazioni delle dinamiche familiari, il convegno coinvolge perciò in un necessario confronto, non solo il mondo della magistratura, ma tutti coloro che collaborano e operano a diverso livello alla tutela delle fasce deboli nella convinzione che l’approccio interdisciplinare garantisca l’operatività e l’utilità della riflessione.

viv@voce

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