MICHELA PICCIONE: “IN QUESTA BATTAGLIA NON MI SONO MAI SENTITA SOLA”

MICHELA PICCIONE: “IN QUESTA BATTAGLIA NON MI SONO MAI SENTITA SOLA”

La giovane neo “Cavaliere del Lavoro”, insignita dal nostro Capo dello Stato, in questa intervista fiume

 “Pronto, è la signora Piccione? Qui è la segreteria del Presidente della Repubblica …”, iniziava così la telefonata ricevuta?

Si, iniziava proprio così … mi ha tolto per 10 minuti il respiro, poiché non ci credevo alle mie orecchie. L’unica cosa che ripetevo era Grazie!

Inizialmente ha pensato che era uno scherzo, visto che molti si divertono, anche con gli amici, a  telefonate che sbalordiscono?

Pensavo fosse davvero uno scherzo, di quegli scherzi che partono in automatico con la voce meccanica, poi ho capito che non era una voce meccanica ma che era davvero una telefonata seria e professionale.

Superiamo queste curiosità e andiamo alla notifica. Il cuore in gola, gli occhi increduli  e la pelle d’oca?

Ho pianto molto …

Essere insigniti Cavalieri del Lavoro non è una “cosa” che capita a tutti, non trova?

Certo. Ne vengono eletti pochi all’anno. E il titolo dell’onorificenza che mi ha dato una grande carica.

Domanda: chi è Michela Piccione che è salita alla ribalta nazionale con tanto di merito?

Ho 36 anni, lavoro da quando ne avevo 19. Dopo il diploma di chimico biologico, decido di andare all’università e abbandono gli studi quando mancavano solo sei esami alla laurea in Biologia, per sposarmi. “Sbagli” che si fanno per amore … ma ho sempre continuato a lavorare a fare tutti i lavori per potermi affermare nel mondo del lavoro. Per avere una mia indipendenza.

Che esperienze lavorative ha avuto nel momento in cui si è affacciata nel mondo del lavoro, o meglio quello che ha trovato?

Agricoltura, cuoco, aiuto cuoco, promoter per la Bauli e la Motta, due attestati regionali come Gestione ambientale del territorio e addetta alle pulizie industriali; poi mi sono, diciamo così, affermata nel mondo del call center dal 2013/2017  tra cui l’impiego a Teleperformance e da lì, forse perché portata nel vendere, ho continuato quella linea. Di seguito ho vinto due concorsi quello per porta lettere per Poste Italiane e quello da ausiliaria per Sanitaservice presso l’ospedale di Manduria.

Andiamo al motivo di questo meraviglioso riconoscimento avuto dal nostro Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Come è iniziato?

Ho denunciato un call center nel 2017. Lo chiamavano sottoscala. Erano tre stanze piccole, poca luce e senza riscaldamento. Eravamo sotto pagati: chi a 0.33 centesimi l’ora è chi meno in due ore. Facevano come gli pareva e tra l’altro decurtavano anche le ore lavorate.

Dopo la denuncia abbiamo alzato un bel polverone mediatico grazie al mio sindacalista quale Andrea Lumino. E da lì non ci siamo più fermati.

Call center: luoghi di lavoro al chiuso in cui lavorano anche tanti ragazzi accademici, spinti più dalla necessità che per la volontà. Concorda?

I call center sono delle aziende, e ce ne sono tanti legali e ben pagati. Ma essendo contratti più delle volte a Cococo sono ovviamente per molti di passaggio ma per bravi professionisti di vendita, diventano un vero e proprio lavoro che haimè rimane solo come un precariato a vita. Senza probabilità di stabilizzazione.

Che esperienza è stata per lei questa?

Una esperienza comunque che mi ha permesso di dar voce a molti lavoratori sottopagati.

Quando si è accorta che era il momento di dire basta a certe forme di lavoro con paghe da fame?

Quando la mia collega ricevette la busta paga da 0.33 centesimi l’ora. Pari a 92 euro.

Da qui è partita la sua denuncia. I suoi colleghi/e come si mostrati quando lei ha detto che era ingiusto e disumano lavorare in quelle condizioni e che un modo diverso ci doveva pur essere?

Eravamo in 4 e senza tentennamenti abbiamo denunciato senza coprirci il volto.

Si è sentita sola quando ha esternato, al di fuori del luogo di lavoro,  tutto questo?

No, non mi sono mai sentita sola, perché ho avuto al mio fianco la mia famiglia e il mio sindacalista e non solo, e tra gli altri anche il mio carissimo amico Mino Borraccino che mi ha sempre supportato.

Dalla sua denuncia è partita la comunicazione ai tanti amministratori, pure regionali oltre ai vari Ministeri, ha pensato che, in mancanza di una loro risposta, la sua era una battaglia contro i mulini al vento?

Chi si doveva interessare, con email e solleciti di tutela e vigilanza sui call center illegali sono state email senza mai risposta. E non ho mai pensato che fosse una battaglia contro i mulini a vento, perché ho continuato senza demordere. Ho scritto a Mattarella questa estate ed ero sicura che mi avrebbe risposto.

Ora si gusti questa bellissima riconoscenza da parte del nostro Capo dello Stato. Una domanda personale: quando ha avuto la conferma che la telefonata era per davvero della segreteria di Mattarella, gli affetti familiari che cosa le hanno detto?

Continua così, hanno citato le parole di Falcone e Borsellino dicendomi “chi ha paura muore ogni volta e chi non ha paura muore una volta sola” …

 

Giovanni Caforio

 

 

viv@voce

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