SAVA. Patrimonio comunale. Il mai nato Macello /3

SAVA. Patrimonio comunale. Il mai nato Macello /3

La vergogna della politica di questi ultimi 40anni. Una imponente struttura a cui hanno snaturato la sua funzione primitiva

Alla fine degli anni ’70, nell’area della attuale zona industriale, prima che la stessa fosse destinata all’insediamento delle attività produttive, cominciò a prendere corpo questo opificio che nelle intenzioni dell’allora sindaco Olindo Camassa doveva servire per la macellazione animale per le attività commerciali savesi e di seguito servire anche altre attività del settore dei paesi limitrofi.

Ma ecco che compaiono i primi ricorsi al TAR in virtù di un esproprio fatto male. Da qui la sospensiva e un rimescolamento delle carte. Olindo Camassa non finisce il suo mandato in quanto il suo gruppo consiliare si spappola e nel fuggi fuggi dei suoi rappresentati istituzionali perde la maggioranza alla sua coalizione.

Quasi in automatico Camassa si ritira dalla politica e, viste le sue non buone condizioni di salute, non è più in grado di seguire il suo fiore all’occhiello. In quel periodo Sava era un altalena di amministrazioni che duravano il tempo delle cicale e questo imponente plesso restò nel dimenticatoio nonostante era quasi pronto per prendere il volo.

Gli anni passano, le amministrazioni si alternano brevemente ma il macello comunale è ancora lì che chiede di sgambettare. Bellissima struttura, servizi igienici nuovissimi, porte in alluminio in sintonia con tutto l’arredo della circostanza.  E con il tempo che passa la struttura si degrada e non passa inosservata ai ladri, i quali indisturbati asportano tutti gli infissi di alluminio, oltre ai sanitari. E tutti zitti. E nessuno che fa nulla. Nessuno.

Nella seconda metà degli ’90, con l’avvento di Aldo Maggi al nostro Palazzo municipale, pare che qualcosa comincia a muoversi. L’idea, secondo Aldo Maggi, era quella di fare di tutta l’area un villaggio artigianale con tante botteghe tutte custodite all’interno dell’area. E sorvegliate su tutto.  Vengono fatte alcune manifestazioni in grande stile con tanti savesi speranzosi di veder almeno un nuovo utilizzo di questo mega impianto. Ma l’iniziativa non prosegue e da qui cominciano i grandi lavori della zona industriale con i nuovi lotti da vendere da parte del Comune.

Sono passati 40anni tondi tondi e oggi la struttura è completamente abbandonata. Addirittura sui solai di alcune stanze sono cresciuti gli alberi di fico d’India! In questi passati anni hanno portato via di tutto e sono comparsi anche alcuni incendi al suo interno, pare di materassi buttati da qualche scriteriato, i quali hanno provocato la chiamata dei Vigili del fuoco.

L’amministrazione Maggi cominciò a caldeggiare l’idea di dismettere questa proprietà comunale e di venderla. Ma rimase solo nelle intenzioni. Oggi è ancora così.

E Dario IAIA, in questo settennato non ha dato nessun segno di vita su questo …   

Giovanni Caforio

 

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