MARUGGIO. Archiviata la denuncia del sindaco Longo contro Sabina Guzzanti e i due pentastellati maruggesi

MARUGGIO. Archiviata la denuncia del sindaco Longo contro Sabina Guzzanti e i due pentastellati maruggesi

Il gip Rosati: “La stampa è cane da guardia della democrazia”

E così si chiude totalmente una pagina che ha visto da una parte il sindaco maruggese Alfredo Longo e dall’altra l’attrice comica Sabina Guzzati e i due penta stellati  Marilisa Duggento e Alessio Carrozzo.

Era maggio del 2015 e Sabrina Guzzanti fu inviata a Maruggio per la presentazione della sua nuova produzione cinematografica “La trattativa”, ovvero quel famigerato accordo tra alcuni esponenti delle Stato e Cosa nostra per porre fine alle stragi mafiose che agli inizi degli anni ’90 cominciavano a seminare morti nella piazze italiane. Da questo incontro la Guzzanti fece visita al porto peschereccio turistico di Campomarino, visitò lo splendore della Salina dei monaci e la bellezza del nostro mare minacciata dallo scarico mare del depuratore consortile.

Seguì un filmato con le interviste anche ai due penta stellati maruggesi in cui parlava di “metodi mafiosi”. L’affermazione di questi due ultimi su facebook era, ma lo è anche tuttora visto lo stato di degrado del porto di Campomarino (marina di Maruggio),  “le barche dei pescatori rimangono infangati nella melma perché i fondali non sono stati mai dragati, i turisti scappano e il cattivo odore rende l’aria irrespirabile”, e quello di cui la Guzzanti veniva fatta oggetto di denuncia, sempre in tema di porto peschereccio turistico di Campomarino “un’altra storiascriveva Sabrina Guzzanti su facebookche ci fa capire come la politica abbia adottato sistemi mafiosi e come se ne strafotta di qualsiasi tipo di protesta, evidenza pubblica”.

Messo in rete il video. Da queste affermazioni, offensive secondo il sindaco Longo, fu presentata la querela contro i tre, affermando che “non siamo mafiosi; la signora Guzzanti provasse a informarsi o magari si limitasse a fare l’attrice perché quando si traveste da giornalista d’inchiesta dichiara falsità”, tuonò dal palazzo municipale.

Nella prima fase di valutazione della denuncia subito la Procura della Repubblica propose l’archiviazione. A questa mossa seguì immediatamente l’opposizione a questa prima decisione di giudizio. Come tutti sappiamo bene che, nel momento in cui si presenta una richiesta di opposizione ad una archiviazione, è perché sono giunti nuovi fattori ad alimentare l’accusa primitiva.

Nulla di tutto ciò.

Alla luce degli elementi primitivamente prodotti, il gip del tribunale di Taranto, Martino Rosati, ha scritto che è inammissibile l’opposizione, archiviato totalmente l’accusa nei confronti della Guzzanti, di Carrozzo e della Duggento. Nelle motivazioni del gip è sottolineato che la Guzzanti “utilizzando la sua notorietà di artista, s’è limitata a dare voce a soggetti e ad iniziative istituzionali” e su Alessio Carrozzo “infatti, nella sua intervista rilasciata a costei e trascritta dal querelante, riferisce – senza essere da questi ultimi smentito – di interrogazioni parlamentari e di denunce alla Commissione parlamentare antimafia”.

Il gip Rosati prosegue nelle motivazioni:  “L‘evocazione di situazioni di tipo “mafiosa”, poi, è null’altro che l’espediente per dare risalto alla notizia ed è utilizzata non già per qualificare come tali gli amministratori di Maruggio, ma soltanto quale colorita iperbole per indicare il dato – ahinoi notorio – di un malcostume grave e diffuso nella classe politica ed amministrativa del nostro Paese, che alcuni intellettuali militanti denunciano con più vigore di altri“.

E da qui è spiegato il passaggio della Guzzanti quando dice “storia esemplare di passaggio dalla prima alla seconda repubblica ovvero del passaggio dalla mafia almeno formalmente illegale a una mafia istituzionalizzata sempre grazie alla Trattativa Stato mafia”.

Ma è memorabile l’affermazione del gip quando dice in tema di libertà di stampa, dando il giusto  valore sociale, affermando  “l’insostituibile funzione di “cane da guardia della democrazia” che va riconosciuta alla stampa, in tutte le sue forme di manifestazione, negli ordinamenti democratici, impone di tollerare espressioni anche piuttosto colorite e suggestive”. Questo è ciò che dice il gip Martino Rosati.

E su questo siamo pienamente d’accordo, senza ombra di dubbio.

Ma c’è un altro aspetto ben diverso, oltre quello giudiziario. I soldi pagati agli avvocati per portare avanti le denunce nei Tribunali  e questa spesa potrebbe  non esistere se solo ci fosse un clima più rispettoso dei ruoli.

Ma c’è l’esborso da parte dell’Ente, in questo caso del Comune di Maruggio: tra presentare una denuncia e apporre una opposizione ad una  archiviazione ci sono voluti soldi. Si calcola, grosso modo quasi 4.000 euro pagati all’avvocato incaricato per portare avanti il tutto. Certo sono soldi del contribuente, ovvero di colui che è chiamato, all’occorrenza, a rimpinguare le casse comunali. E’ brutto segno quando non si ha il rispetto del denaro degli altri.

In questo caso pubblico. Oggi incassiamo una straordinaria sentenza che sarà senz’altro testimone nelle aule giudiziarie ogni qualvolta che un giornalista è chiamato a difendersi  dall’accusa di diffamazione.

Giovanni Caforio

viv@voce

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