OBAMA, IL CORAGGIO DI REGOLARIZZARE 5 MILIONI DI IMMIGRATI

OBAMA, IL CORAGGIO DI REGOLARIZZARE 5 MILIONI DI IMMIGRATI

“Una volta eravamo stranieri anche noi”

E’ un discorso eticamente e politicamente motivato quello che Giovedì sera, il Presidente degli Stati Uniti, ha tenuto alla casa Bianca e che, sicuramente, resterà indelebile nel cuore di quei 5 milioni di immigrati che saranno regolarizzati . “Siamo e saremo una nazione di immigrati”– egli dice, parlando di quelle persone che un tempo vennero da vari paesi e che decisero di attraversare l’Atlantico pur di iniziare una nuova vita.

Ma è l’affermazione introduttiva a sintetizzare le caratteristiche di un paese nuovo che ha saputo colmare di elementi originali, l’assenza di radici ancestrali – “La nostra tradizione di accoglienza degli immigrati ci ha dato enormi vantaggi, ha fatto di noi una nazione dinamica, giovane, imprenditoriale.”

E ancor più clamoroso è l’ordine esecutivo che Obama utilizzerà, con effetto immediato,  per evitare l’espulsione di milioni di stranieri che attualmente vivono e lavorano in nero.  I repubblicani hanno contestato con asprezza tale provvedimento  del potere esecutivo che eccezionalmente escluderà il potere legislativo.

Barack Obama, pubblicamente, racconta e comprende il dramma di milioni di immigrati che, sfruttati e senza documenti  di residenza, sono costretti a vivere nella clandestinità “anche se vogliono disperatamente rispettare le leggi di questo Paese”. E con queste parole egli sottolinea i sacrifici di individui che non desiderano altro che la dignità di una nuova vita, mentre invece attualmente corrono il rischio di dividere le proprie famiglie.

Circa 3,7 milioni di persone, infatti, sono senza documenti e sono genitori di cittadini e residenti statunitensi  ed altri 300.000 sono giovani , portati clandestinamente nel paese da bambini. A queste persone il Presidente decide di dare sostegno amministrativo, permessi di soggiorno e lavoro. E distingue l’onestà di questi popoli dai reali pericoli, costituiti dalla criminalità che deve essere, invece,  gestita incrementando le risorse delle guardie di confine, per i diversi casi di complessità e di sicurezza.

Il Presidente degli Stati Uniti vuole anche semplificare e velocizzare la concessione di appositi visti per gli immigrati ad alta qualificazione, tra cui, ricordiamolo, vi sono molti italiani. Ma il problema cruciale è rappresentato dagli immigrati irregolari che vivono e lavorano in nero negli Stati Uniti e quei genitori di cittadini statunitensi e di residenti che sono tantissimi, perché si diventa americani per ius soli o diritto di nascita.

Essi potranno essere regolarizzati solo se vivono nel paese da 5 anni a partire dal 1 gennnaio 2010. Le richieste saranno accolte da questa primavera e per almeno tre anni saranno garantiti dalle espulsioni. Il presidente precisa che non si tratta di cittadinanza, perché sarebbe ingiusto per coloro che attendono da più tempo per mettersi in regola, ma è certo un permesso triennale, probabilmente rinnovabile.

I repubblicani contestano questo modo di estendere diritti, quasi premiando gli immigrati irregolari per aver di fatto violato la legge, ma Obama li invita invece ad approvare una legge che davvero riformi il sistema dell’immigrazione, senza utilizzare rischi e problematiche della questione,  per intimorire la gente, raggiungendo i propri fini elettorali. Accusa lui, semmai i repubblicani, di aver bloccato alla Camera una riforma  che era già passata in Senato e che avrebbe introdotto una sorta di regolarizzazione con delle multe.

Il discorso di Obama termina con una citazione della Bibbia: “Una volta eravamo stranieri anche noi”.

MARIA LASAPONARA

 


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