IL LIBRO SULLA “MILANO-TARANTO” DEI TARANTINI SCELSA E SCHINAIA AL MUSEO DEL MANIFESTO CINEMATOGRAFICO DI MILANO

IL LIBRO SULLA “MILANO-TARANTO” DEI TARANTINI SCELSA E SCHINAIA AL MUSEO DEL MANIFESTO CINEMATOGRAFICO DI MILANO

Nell’ambito della rassegna “Libri al museo”, sabato 18 ottobre sarà presentato, presso il “Fermo Immagine” della celebre via Gluck di Milano, l’opera degli scrittori jonici

Sabato 18 ottobre, nell’ambito della rassegna “Libri al museo” sarà presentato al “Fermo Immagine” – Museo del Manifesto Cinematografico di Milano della celebre via Gluck l’opera “Milano – Taranto Una leggenda di macchine, chilometri e arditi piloti“, successo editoriale già nelle case di centinaia di lettori italiani e non solo.

Ci sono storie che partono da lontano, storie che per la loro particolarità e fascino diventano leggenda. Quando nel 1919 prende il via la prima edizione della Milano-Napoli, gettando così le basi per quella che diventerà la Milano-Taranto, nessuno può immaginare che le edizioni di questa gara diventeranno la storia del motorismo.

Ecco allora una serata in compagnia degli autori Ivan Scelsa, presidente di CinemAlfa, e Matteo Schinaia, anche giornalista, autore e conduttore televisivo, per scoprire il fascino delle due ruote raccontata, in tempi più recenti, anche attraverso film come Bolidi sull’asfalto – A tutta birra (1970) di Sergio Corbucci, Speed Cross (1980) e Speed Driver (1980) di Stelvio Massi
Tornando alle origini di questa epopea ci piace pensare come tra i giovanotti dei primi del XX secolo dominasse una sorta di frenetica voglia per cui l’importante era correre! Non importava con quale mezzo lo si facesse: ciclomotore, motocicletta, sidecar; correre poteva voler dire misurarsi con gli altri in una bravata da paese tanto quanto in una vera e propria competizione sportiva.

Chi possedeva una Guzzi, una Gilera o una semplice Vespa o Lambretta, se non per goliardia o per quell’innata voglia di gareggiare che fa parte dell’essere uomini, non poteva resistere alla voglia di “arrivare per primo alla curva in fondo al rettilineo”.

Le prime gare erano nate spontaneamente, quasi per caso. Venivano suddivisi i mezzi partecipanti per categorie (spesso in maniera grossolana) distinguendo le moto solo per cilindrata, sino ad arrivare ad una vera e propria classificazione per cui anche gli scooter poterono godere di una categoria di riferimento.

Il libro “Milano-Taranto Una leggenda di macchine, chilometri e arditi piloti” degli scrittori tarantini Ivan Scelsa (bergamasco d’adozione) e Matteo Schinaia, ripercorre la storia di questa competizione: una gara poco più che improvvisata se paragonata a quelle di oggi, ma le Gran Fondo che nascono i primi del secolo scorso vivono e divengono epiche tra l’agonismo dei piloti e la benevolenza popolana di coloro che, dopo una dura giornata di lavoro nei campi, risaliva la collina per illuminare con i fuochi le curve più pericolose.

“Ogni generazione” – dice Ivan Scelsa – “ha sognato almeno una volta di poter partecipare ad una gara importante: dalla bellissima ed affascinante Mille Miglia all’avventurosa Parigi-Dakar, dall’estenuante 24 ore di Le Mans al leggendario Tourist Trophy dell’Isola di Man o all’italianissima Milano-Taranto. Il successo di quest’ultima veniva dal fatto che chiunque poteva parteciparvi, purché munito di licenza da conduttore e di una motocicletta elaborata per l’occasione, adatta a partecipare ad una corsa sulle strade di tutti i giorni. Anche con l’arrivo nella competizione delle Case ufficiali, non subentrò mai il gioco di squadra: ogni pilota era libero da logiche interne ed aveva carta bianca nella gestione della sua corsa”.

“Le motociclette erano le compagne di avventura di coloro che le possedevano, guidavano ed amavano – continuaMatteo Schinaia – le motociclette vissute non solo come mezzo di locomozione ma protagoniste di leggendarie avventure sulle polverose strade d’Italia del secolo appena finito”.

La preparazione per la gara, le sensazioni, le speranze, le fatiche e quell’imprescindibile legame tra l’uomo e la macchina. Episodi, pensieri, frammenti indelebili di anni passati in sella, raccontati come con gli occhi lucidi di chi le ha vissute, preziose come gemme da custodire nel tempo.
Nei paesi toccati al passaggio della gara il pubblico si assiepava ai margini della strada con gente che si affacciava al balcone o che veniva fuori dall’uscio di casa per sentire da vicino il profumo della sfida. I corridori spesso si fermavano nelle osterie che trovavano lungo il tracciato per rifocillarsi o riparare la motocicletta con i pochi attrezzi portati al seguito ed attaccati alle carene con il nastro adesivo. 
Sono storie di un secolo passato, di un genere di corsa che ha attraversato il Regno d’Italia, il Ventennio Fascista e visto il nascere della Repubblica Italiana.
Gli autori lo ripercorrono anche grazie ai ricordi di alcuni suoi protagonisti, tra cui quelli del cremasco Franco Chinelli, appassionato pilota della prim’ora che ne conserva tutt’ora indenni i ricordi, nel cuore e nella mente.

 

viv@voce

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