Attacco alla privacy. Il furto di dati ad Adobe molto più grave dei 3 milioni inizialmente comunicati

Attacco alla privacy. Il furto di dati ad Adobe molto più grave dei 3 milioni inizialmente comunicati

Violati 38 milioni di account. Gli hacker avrebbero anche trafugato parti del codice sorgente di Photoshop

Il 4 ottobre scorso l’associazione “Sportello dei Diritti”, segnalava per prima in Italia il gravissimo attacco informatico a danno di Adobe Data Systems USA. Nelle due settimane precedenti, infatti, i sistemi della società informatica produttrice tra l’altro dei programmi software come Adobe Reader per i file PDF e Photoshop, erano stati violati e i codici di alcuni dei suoi software più popolari erano stati sottratti. A seguito di tale azione criminosa, il colosso informatico aveva rivelato che erano stati trafugati i dati di tre milioni di clienti.

In realtà a distanza di oltre un mese dall’attacco, la stessa società ha confermato non solo il furto ma anche che gli hacker avrebbero violato 38 milioni di account. Una cifra di molto superiore ai 2,9 milioni di utenti che in un primo momento si pensava fossero stati colpiti.

Secondo quanto dichiarato da Adobe, gli hacker hanno rubato anche parti dei codice sorgente di Photoshop, il popolare programma utilizzato per ritoccare le immagini.

Inoltre, sarebbero stati trafugati nomi, numeri cifrati e date di scadenza di carte di credito e debito. A questo proposito tuttavia, un portavoce dell’azienda ha precisato che tali informazioni sono state rubate ‘solo’ ai 2,9 milioni di utenti identificati inizialmente.

Mentre per quanto riguarda gli altri 35,1 milioni di account, il furto riguarderebbe unicamente ID e password di Adobe. La società ha anche spiegato di aver adottato diverse misure per proteggere i dati dei clienti: per esempio resettando le password, in modo da prevenire accessi non autorizzati.

I numeri emersi dopo tale grave colpo alla sicurezza globale, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” danno la conferma che dopo quelli a Vodafone e T-Mobile in Germania, e “Playstation Network” di Sony, i dati sensibili  di milioni di clienti in  possesso di grandi società possono essere costantemente essere messi alla mercè di più o meno abili criminali informatici nonostante  le rassicurazioni di queste multinazionali. 

Siamo costretti, quindi, a ribadire che la questione dei sistemi di sicurezza dei dati informatici diventa un affare non solo di Stato ma globale, per la quale in assenza di adeguate tutele per i cittadini (si veda per esempio  lo scandalo delle intercettazioni ad opera della NSA), lo “Sportello dei Diritti” si appella ancora una volta alla platea degli utenti ed ai consumatori affinché prestino la massima attenzione ai propri dati, e di adottare quelle semplici accortezze come quella di utilizzare password diverse per account diversi e di cambiarle regolarmente.

Un altro consiglio è quello di tenere d’occhio sempre il proprio conto e di denunciare immediatamente all’autorità e alla propria banca ogni anomalia per ottenere la restituzione dell’eventuale maltolto.

 

viv@voce

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