TARANTO. Legambiente: “Città Vecchia: aprire un grande cantiere di restauro per ripetere l’esperienza virtuosa dei Sassi di Matera”
Tutela del patrimonio culturale e identitario della città
A distanza di oltre 30 mesi dal decreto del 5 gennaio 2015 che individuava nel Piano di interventi per il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione uno degli strumenti da attivare, si è arrivati alla costituzione di un Gruppo di Lavoro per la predisposizione del Piano degli interventi per la Città Vecchia.
Al di là della incredibile quantità di tempo passata e, a nostro avviso, sprecata, si è arrivati a un momento importante: si entra finalmente in una fase cruciale per l’individuazione degli interventi che l’Amministrazione comunale dovrà presentare al tavolo del CIS, il Contratto Istituzionale di Sviluppo di Taranto, entro gennaio 2018 e che, lo vogliamo sottolineare, andranno poi sottoposti dal Ministero dei Beni Culturali (MiBACT) che dovrà valutarne la compatibilità con le esigenze di tutela del patrimonio culturale.
Proprio a questa esigenza di tutela del patrimonio culturale e identitario della città di Taranto noi crediamo sia indispensabile dare assoluta priorità. La città vecchia costituisce un patrimonio unico e irripetibile, la cui perdita risulterebbe irreparabile e che va salvaguardato con tutte le sue peculiarità.
Questa esigenza – che una volta condivisa deve informare le scelte concrete – può essere traguardata solo attraverso una certosina opera di conservazione, restauro e recupero del patrimonio edilizio, che sia in grado di restituire nuova vita all’Isola coniugando le moderne esigenze dell’abitare con quelle del restauro e della conservazione.
E’ essenziale tenere ferme le volumetrie e utilizzare i vuoti, i possibili diradamenti, per dare luce e aria senza intaccare il tessuto dei vicoli che resta la cifra costitutiva del cuore antico di Taranto; bisogna prevedere, ovunque risulti possibile, il ripristino delle soluzioni costruttive originarie, l’intrecciarsi minuto di architetture leggere, eliminando incrostazioni e superfetazioni che le hanno appesantite e persino stravolte.
Si può ripetere a Taranto la grande operazione culturale fatta a Matera – non a caso capitale europea della cultura il 2019 – con il recupero dei “sassi” assegnando alla Città Vecchia il ruolo di motore trainante di una rinascita che si ponga l’obiettivo di traguardare un futuro prossimo in cui la vita dei tarantini non sia più determinata solo dalla monocultura dell’acciaio.
Per farlo noi crediamo necessario che la priorità da portare a gennaio al tavolo del CIS sia l’apertura di un grande cantiere di restauro che comprenda l’intero salto di quota e tutta la parte bassa dell’Isola.
Vanno poi messi in sicurezza gli edifici che risultino a rischio attraverso una capillare disamina dello stato di ogni stabile e la predisposizione degli specifici interventi necessari, casa per casa, evitando generalizzazioni e colate di cemento inutili e dannose, procedendo al consolidamento degli edifici che presentino carattere di fragilità e a una sistematica opera di impermeabilizzazione dei lastrici solari, per evitare le continue infiltrazioni di acqua piovana nelle strutture sottostanti, e valorizzati i Palazzi nobiliari individuando funzioni capaci di renderli degli autentici poli attrattivi.
Su questi obiettivi, oltre che sulla infrastrutturazione primaria e secondaria, va concentrata la parte rilevante delle risorse rivenienti dal CIS. Non farlo significherebbe assumersi la responsabilità di nuovi crolli e dell’avanzare di un degrado strutturale che va arrestato prima che sia troppo tardi e della Città Vecchia rimangano solo macerie lasciando spazio a mere speculazioni edilizie.
La messa in sicurezza e, insieme ad essa, il recupero abitativo e la nascita di poli attrattivi, capaci di generare nuovi flussi diretti verso la Città Vecchia, sono la premessa per invertire la tendenza allo spopolamento dell’Isola: è solo su questa base che le suggestioni, gli interventi e le idee progettuali selezionate per il concorso internazionale di idee Open Taranto possono innestarsi creando valore, non solo economico, e contribuire alla sua rinascita. Per questo ci sembra rilevante l’accenno contenuto nella nota trasmessa dal Comune di Taranto alla “valutazione degli stessi ai fini della individuazione di quelli ritenuti più rispondenti alle politiche dell’ente comunale”.
Noi crediamo sia necessario giungere a scelte condivise e partecipate e che, per farlo, vada finalmente aperta una discussione vera – che finora non è stata mai effettivamente svolta – che confronti le idee del concorso con la necessità di una rigenerazione urbana che assuma la centralità del recupero e, quindi, le intuizioni che hanno informato il Piano Blandino che, pur con la ovvia necessità di aggiornamenti e rivisitazioni, mantiene inalterato il suo valore.
Salvare il patrimonio irripetibile che è finora sopravvissuto ai crolli e all’abbandono e farne il volano della rinascita di Taranto: questa è l’occasione che il CIS ci può dare e che dobbiamo saper cogliere.