TARANTO. 16 Maggio 2014: Itinerario RiscopriAmo Taranto

TARANTO. 16 Maggio 2014: Itinerario RiscopriAmo Taranto

Visita guidata alle Tombe di Via Polibio – Via Pio XII – Via Marche, Via Pacuvio. Appuntamento alle ore 9,00 all’ingresso della necropoli di Via Marche. Iscrizioni sino al 15 Maggio. La visita è rivolta anche ai non soci della Pro Loco di Taranto

Le ricerche condotte in via Marche, nell’area antistante il Tribunale, hanno permesso di individuare, nel corso di più campagne di scavo, circa centoquaranta sepolture riferibili a uno dei settori più rappresentativi della necropoli tardoclassica ed ellenistica, documentando una utilizzazione del sito, prevalentemente per usi funerari, già a partire dalla fine del VII – prima metà VI secolo a.C. Appaiono, quindi, ben identificabili nell’area gli isolati regolari, occupati progressivamente da lotti familiari di deposizioni, con continuità fino alla fine del III secolo a.C., evidentemente fino alla riconquista romana della città nel 209 a.C.

Tali lotti comprendevano tombe a sarcofago, ricavate nella roccia, scavate nella terra o rivestite da lastre di carparo, generalmente con doppio lastrone di copertura a superfici piane o a spiovente. Nei punti nodali degli isolati o all’incrocio degli assi stradali sono state messe in luce otto tombe a camera, inquadrabili fra il IV e il III secolo a.C. Due sono interamente costruite con blocchi squadrati di carparo, altre, fornite di dromos di accesso, sono ricavate nella roccia e completate nella parte superiore con blocchi regolari e cornici aggettanti. Presentano una kline (letto funebre), a volte con modanature e superfici intonacate e dipinte.

L’ipogeo di Via Pacuvio(noto in ambito locale come ipogeo “Genoviva”), relativo ad un nucleo familiare di ceto sociale elevato ed utilizzato tra il IV ed il III sec. a.C., testimonia – dopo l’interruzione agli inizi del V sec. a.C. – una nuova fase di monumentalizzazione della necropoli. La maestosità dell’edificio è, tra l’altro, confermata dalla presenza dei numerosi elementi architettonici relativi al naiskos, monumento funerario esterno che accoglieva una statua marmorea, di cui si sono rinvenuti frammenti. L’unicità della planimetria – sviluppata sul modello della casa a pastas, con le camere allineate sul lungo vestibolo – la particolare cura architettonica e decorativa rendono questa tomba a camera estremamente interessante.

Una scala di accesso (dromos) immette in un lungo vestibolo a pianta rettangolare, su cui si aprono quattro celle funerarie, caratterizzate da un prospetto con semicolonne di ordine dorico. La struttura perimetrale, parzialmente intagliata nel banco roccioso, risulta costruita nella parte superiore con blocchi regolari di carparo, sormontati da una cornice modanata, su cui si impostava una copertura a lastroni. Le camere settentrionali presentano – a differenza delle altre due – pilastri di carparo originariamente provvisti di capitelli.

Le pareti, interamente intonacate conservano tracce della decorazione pittorica e la cornice di coronamento è ornata da un meandro in rosso e azzurro su fondo chiaro. Le porte delle celle – inquadrate dalle semicolonne – sono del tipo a doppio battente con dente d’incastro o monolitiche. All’interno della camera in asse con l’ingresso è visibile un letto funebre (kline), realizzato in un blocco monolitico di carparo, con margini rilevati in corrispondenza delle testate; nelle altre celle il letto funebre era probabilmente realizzato in legno, come documentato dalle quattro fossette angolari per l’alloggiamento dei piedi. Lo strato uniforme di intonaco – sulla linea di incastro fra i battenti delle porte e sui punti di giunzione con la parete monumentale – consente di ipotizzare una sigillatura delle singole celle successivamente al loro utilizzo.

All’ipogeo di Via Pio XII, databile nei primi decenni del III sec. a.C., si accede attraverso un corridoio ove sono conservati la porta litica a doppio battente, dipinta a riquadri – ad imitazione delle porte lignee – ed alcuni blocchi squadrati di carparo con rosette a rilievo in giallo, pertinenti al soffitto della camera funeraria. Il dromos a nove gradini, ricavati nella roccia, immette in un piccolo vestibolo da cui si accede alla camera funeraria, in parte scavata nel banco roccioso e originariamente rifinita in alto da una cornice modanata. Sulla parete di fondo è possibile ancora notare le tracce di una decorazione a ghirlande sospese a nastri, al di sopra di una zoccolatura in rosso, e una fascia in azzurro, in prossimità della cornice. Ai lati della camera si conservano due klinai (letti funebri), con cuscino a rilievo e piedi a volute ioniche contrapposte, dipinti in giallo e rosso. Nel sito è conservata, inoltre, una tomba a semicamera.

L’ipogeo (noto in ambito locale come ipogeo “Genoviva”), relativo ad un nucleo familiare di ceto sociale elevato ed utilizzato tra il IV ed il III sec. a.C., testimonia – dopo l’interruzione agli inizi del V sec. a.C. – una nuova fase di monumentalizzazione della necropoli. La maestosità dell’edificio è, tra l’altro, confermata dalla presenza dei numerosi elementi architettonici relativi al naiskos, monumento funerario esterno che accoglieva una statua marmorea, di cui si sono rinvenuti frammenti. L’unicità della planimetria – sviluppata sul modello della casa a pastas, con le camere allineate sul lungo vestibolo – la particolare cura architettonica e decorativa rendono questa tomba a camera estremamente interessante. Una scala di accesso (dromos) immette in un lungo vestibolo a pianta rettangolare, su cui si aprono quattro celle funerarie, caratterizzate da un prospetto con semicolonne di ordine dorico.

La struttura perimetrale, parzialmente intagliata nel banco roccioso, risulta costruita nella parte superiore con blocchi regolari di carparo, sormontati da una cornice modanata, su cui si impostava una copertura a lastroni. Le camere settentrionali presentano – a differenza delle altre due – pilastri di carparo originariamente provvisti di capitelli. Le pareti, interamente intonacate conservano tracce della decorazione pittorica e la cornice di coronamento è ornata da un meandro in rosso e azzurro su fondo chiaro. Le porte delle celle – inquadrate dalle semicolonne – sono del tipo a doppio battente con dente d’incastro o monolitiche.

All’interno della camera in asse con l’ingresso è visibile un letto funebre (kline), realizzato in un blocco monolitico di carparo, con margini rilevati in corrispondenza delle testate; nelle altre celle il letto funebre era probabilmente realizzato in legno, come documentato dalle quattro fossette angolari per l’alloggiamento dei piedi. Lo strato uniforme di intonaco – sulla linea di incastro fra i battenti delle porte e sui punti di giunzione con la parete monumentale – consente di ipotizzare una sigillatura delle singole celle successivamente al loro utilizzo. L’ipogeo (noto in ambito locale come ipogeo “Genoviva”), relativo ad un nucleo familiare di ceto sociale elevato ed utilizzato tra il IV ed il III sec. a.C., testimonia – dopo l’interruzione agli inizi del V sec. a.C. – una nuova fase di monumentalizzazione della necropoli.

La maestosità dell’edificio è, tra l’altro, confermata dalla presenza dei numerosi elementi architettonici relativi al naiskos, monumento funerario esterno che accoglieva una statua marmorea, di cui si sono rinvenuti frammenti. L’unicità della planimetria – sviluppata sul modello della casa a pastas, con le camere allineate sul lungo vestibolo – la particolare cura architettonica e decorativa rendono questa tomba a camera estremamente interessante. Una scala di accesso (dromos) immette in un lungo vestibolo a pianta rettangolare, su cui si aprono quattro celle funerarie, caratterizzate da un prospetto con semicolonne di ordine dorico.

La struttura perimetrale, parzialmente intagliata nel banco roccioso, risulta costruita nella parte superiore con blocchi regolari di carparo, sormontati da una cornice modanata, su cui si impostava una copertura a lastroni. Le camere settentrionali presentano – a differenza delle altre due – pilastri di carparo originariamente provvisti di capitelli. Le pareti, interamente intonacate conservano tracce della decorazione pittorica e la cornice di coronamento è ornata da un meandro in rosso e azzurro su fondo chiaro.

Le porte delle celle – inquadrate dalle semicolonne – sono del tipo a doppio battente con dente d’incastro o monolitiche. All’interno della camera in asse con l’ingresso è visibile un letto funebre (kline), realizzato in un blocco monolitico di carparo, con margini rilevati in corrispondenza delle testate; nelle altre celle il letto funebre era probabilmente realizzato in legno, come documentato dalle quattro fossette angolari per l’alloggiamento dei piedi. Lo strato uniforme di intonaco – sulla linea di incastro fra i battenti delle porte e sui punti di giunzione con la parete monumentale – consente di ipotizzare una sigillatura delle singole celle successivamente al loro utilizzo.

Costo delle quattro tombe  €6 a persona.

Iscrizioni sino al 15 Maggio contattando il 389-9935679, oppure mandando un’e-mail a: prolocotaranto@hotmail.it .

 

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