TEATRO ORFEO: INIZIA LA STAGIONE INVERNALE CON BIAGIO IZZO, ARTISTA NAPOLETANO DELLA COMICITA’ ITALIANA
Sottolinea Izzo: “La gente mi erge a paladino di chi sa cosa, come se dal palcoscenico io potessi dire delle cose che possano arrivare più facilmente alle orecchie dei più potenti”
Quale è stata l’impronta determinate dalla quale ha iniziato la sua carriera artistica?
La mia passione artistica è nata insieme a me, è una passione che ho avuto fin da piccolissimo. Mio padre già mi raccontava delle cose meravigliose che io manco ricordo, ero un tipo simpatico, ero sempre al centro dell’attenzione, facevo queste macchiette napoletane, canzoncine napoletane anche un po’ volgari. Già all’età di 7 anni organizzavo degli incontri nel garage di casa mia invitando parenti ed amici, e mi facevo anche pagare. Poi con gli anni mi sono perfezionato tanto fino a farlo diventare il mio mestiere.
La si può definire un artista a 360°. Si è dedicato al teatro, alla televisione ed al cinema. Quale di questi mondi predilige?
Sicuramente il teatro. Il teatro è il mio ambiente naturale, perché si vive appieno l’emozione della gente, del pubblico. Per me è una disciplina, e come tale è molto difficile, perché in televisione ripeti, se hai sbagliato, al cinema puoi registrare diverse volte una stessa scena, in teatro sei tu e il pubblico, se hai detto una stupidaggine non c’è possibilità di tornare indietro.
Lei ha fatto diversi personaggi: da Bìbì a tanti altri. A quale di questi si sente più legato?
Sicuramente Bìbì & Cocò. Io mi chiamo Biagio e mia nonna mi chiamava Bìbì, quindi per me è nato Bìbì, l’altro attore con cui recitavo si chiama Ciro, e quindi inventammo Bìbì & Cocò. Sono troppo affezioanato a Bìbì … anche perché io non facciò Bìbì io sono Bìbì. E’ un personaggio che a Napoli è vissuto per tanti anni, io ho fatto matrimoni, feste in piazza, e sentivo il calore della gente, delle famiglie, infatti mi Napoli mi vuole bene, come se io fossi una persona di famiglia, e loro non lo hanno mai abbandonato questo personaggio, ancora mi chiamano Bìbì e questa per me è una grande gioia. Molti mi chiedono “ma non ti da fastidio che si chiamano così?” e io rispondo di no, perché anzi confermano che ho fatto un buon lavoro, e poi, ripeto, mia nonna mi chiamava così…
Per concludere: lo spettacolo che propone in questa tournè si chiama EsseOessE , vuole essere un grido d’allarme?
Sì. Il periodo storico in cui stiamo vivendo necessita di un sos, la gente è davvero ridotta male, e facendo l’artista la gente mi erge a paladino di chissà cosa, come se dal palcoscenico io potessi dire delle cose che possano arrivare più facilmente alle orecchie dei più potenti. Mi caricano di questa responsabilità e quindi EsseOessE è un messaggio di aiuto che noi tutti chiediamo in questomomento. Stiamo messi male. E’ un momento molto brutto e c’è gente che arriva, per la disperazione, a fare gesti estremi, invece il mio vuol essere un messaggio di coraggio, io infatti dico sempre “questa può essere anche una vita di merda, ma anche se è di merda, vale sempre la pena di viverla, sempre, perché è un grande dono”!
Francesca Carucci