Cristian D’Oria: “I prodotti pugliesi sono graditi sui tavoli degli americani”

Cristian D’Oria: “I prodotti pugliesi sono graditi sui tavoli degli americani”

Incontro con Cristian D’oria, savese, cooproprietario di un ristorante a Miami, negli Stati Uniti

Come mai hai scelto questa località come residenza?

In realtà non l’ho scelta, sono state le coincidenze e le circostanze della vita a portarmi a Miami. Il mio lavoro, in generale, mi ha portato a viaggiare e venendo da un paese di mare ho sempre amato vivere in una zona di mare. Ho vissuto in differenti posti che alla fine mi hanno portato a Miami.  Non era una meta stabilita ne ho mai pensato esclusivamente a questa città.

Hai girato quasi  tutto il mondo, hai visitato diverse località. Cristian qual è stata quella che ti ha affascinato di più?

Mi hanno affascinato differenti località. Dal 1994 il mio lavoro mi ha portato a visitare diversi posti: il nord-Africa, lo Zanzibar ecc.. Lì ho visto la realtà africana com’era, totalmente diversa dalla nostra. Una realtà immersa nella natura: fiumi, kenya, safari. Ho visitato i Caraibi, le Bahamas e sono stato anche per una parentesi a Cuba. Quello che mi ha colpito di Cuba è stata la povertà e la loro felicità nel ballare. Loro a differenza nostra che abbiamo tanto, non hanno niente e sono felici ugualmente.  Sono stato anche in Canada e ho scoperto che il nord Americano è troppo differente da noi. Dalle Bahamas a trasferirmi in Canada mi ha fatto capire la mia necessità di stare vicino il mare. E lì contattai il mio amico di vecchia data Rosario, che viveva già a Miami, e mi trasferii lì. Cominciò la mia avventura americana che dura da 14 anni.

Si crede ancora che l’America sia lo specchietto per le allodole che era fino a qualche tempo fa?

Sì, è ancora così. Gli americani hanno venduto il sogno americano. C’è la possibilità di andare avanti.  Noi abbiamo aperto il nostro ristorante nel piccolo e stiamo crescendo offrendo un buon prodotto e impiegando tanto impegno e amore. L’America ti dà la possibilità di fare.  E’ ovvio che nessuno arriva in America e gli piovono i soldi dal cielo, quella è, così come diciamo noi italiani a Miami, “una mezza truffa”.  Però alla fine con un po’ di fortuna e tanto duro lavoro ci si può realizzare. Il sogno americano lo hanno venduto, lo vendono e lo venderanno però non è una cosa automatica averlo. Dove non arriva la fortuna, arriva il duro lavoro il quale paga sempre.

Il tuo sogno è stato quello di aprire questo locale a Miami Beach. Com’è iniziata quest’avventura? Quando hai deciso di aprire quest’attività?

Con il mio socio Armando ci conosciamo da quando sono arrivato a Miami, è stata la persona che ho conosciuto il primo giorno in Florida. Durante il trascorrere del tempo lui nel 2004 avevo aperto questo ristorante e fine 2006 abbiamo deciso di entrare in società. Lui è bravo in sala, io sono bravo in cucina e abbiamo creato questa perfetta unione.  Offriamo una cucina mediterranea, prevalentemente del Sud Italia, con tutti i nostri sapori ed i nostri ingredienti. Abbiamo gli strascinati con i broccoletti, le orecchiette con la cacio-ricotta, i paccheri con le melanzane, la ricotta salata, la burrata, la stracciatella, ecc…

Cristian, il riconoscimento che hai ricevuto in America che effetto ti ha fatto?

Mi ha fatto un grande effetto perché, essendo noi venuti dal niente. Siamo partiti con un piccolo investimento e abbiamo lavorato tanto.  Il voler restare ancorato alla fedeltà dei prodotti italiani ci ha portati, per il secondo anno consecutivo, a vincere un prestigioso riconoscimento.

I prodotti italiani, sono graditi dal mercato americano?

I prodotti sono graditi perché tutto dipende da come tu li presenti.  Quello che ha pagato il nostro percorso è stato non lasciarci trascinare dalle richieste del mercato. Il mercato americano non conosce la burratina, la stracciatella, ecc … Abbiamo insistito a presentare questi prodotti e non abbiamo mai offerto quelli che “andavano di moda”. Molti ristoratori hanno rifiutato questi prodotti perché hanno preferito fare la quantità anziché la qualità. Abbiamo sempre rifiutato le influenze del mercato e abbiamo martellato con i nostri prodotti.  3-4 anni fa la burrata non la conosceva nessuno a Miami, ora è presenta anche in ristoranti non italiani.

Il diploma alberghiero come ti ha aiutato in questa tuo lavoro-passione?

Il diploma di alberghiero mi ha dato tanta pratica in cucina e tanto amore infatti sul nostro bigliettino da visita c’è scritto: “cibo semplice e fatto con amore”. L’amore sta alla base di tutto. L’alberghiero mi ha dato un’idea, una mano, ma praticamente la mia esperienza è stata fatta lavorando.

Ogni anno ritorni a Sava, il tuo paese natale. Quando ritorni a trovarci ti senti un estraneo o ti senti sempre come se fosse casa tua ?

Mi sento sempre a casa perché qui sono nato. Quando ho iniziato la mia carriera preferivo più stare lontano da casa. Andavo in estate a farmi le stagioni, a lavorare, anziché starmene a Torre Ovo senza far niente. Mi sentivo ristretto a Sava ed ho sempre voluto andar via. Però ora sento tanto la mancanza della mia terra. Ho una moglie e due figli e voglio che loro sappiano la mia cultura e le mie radice.

Se dovessi lanciare un messaggio a tutti gli italiani che sognano di venire in America, che cosa gli diresti ?

Bhe, io dico di fare bene i conti perché non è tutto rosa e fiore,ovunque vai devi lavorare duro. Devi avere le proprie idee, essere originale e non fare le cose così come le fanno gli altri. Ed è questo il bello dell’italiano: è fantasioso. Uno si differenzia sempre dall’altro.

Andrea Prudenzano

viv@voce

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