2 AGOSTO 2012.TARANTO, SI SCENDE ANCORA IN PIAZZA

2 AGOSTO 2012.TARANTO, SI SCENDE ANCORA IN PIAZZA

Fermento e tensione in una città in bilico tra diritto al lavoro e diritto alla vita

Il coro comune scandito a chiare sillabe è “Il lavoro non si tocca e la fabbrica è nostra, non si tocca”.
Sono scesi in piazza a manifestare stamattina i lavoratori dell’Ilva: due cortei hanno animato la città di Taranto già dalle sette della mattina.
Il primo dei due cortei, quello partito dalla città vecchia con i leader sindacali di Cgil,Cisl e Uil, ha risalito il centro di Taranto per poi dirigersi in piazza della Vittoria. Il corteo è stato aperto da un grande striscione verde di Fiom, Fim e Uil, con lo slogan “coniugare l’occupazione con l’ambiente”.
Un grande palco è stato installato nella piazza centrale della città, dove hanno parlato i vertici delle organizzazioni sindacali. Il traffico della città vecchia è stato bloccato e le aree del centro interessate dalla manifestazione sono state presidiate da un imponente spiegamento di forze della polizia. Molti negozi sono stati chiusi, con affisso all’esterno il manifesto della Confcommercio che richiama le ragione della protesta.
Alla manifestazione odierna si è arrivato sull’onda di una serie di iniziative svolte a parte nella settimana scorsa quando il gip ha notificato il provvedimento che dispone il sequestro degli impianti dell’Ilva e gli arresti domiciliari per 8 persone tra i vertici societari ed aziendali.
Ieri sera si è svolta nelle strade del quartiere Tamburi una fiaccolata e una veglia di preghiera promossa dall’Arcivescovo di Taranto Filippo Santoro. Il presule ha richiamato l’importanza di difendere i posti di lavoro, sostenendo che in un momento di grave recessione economica mondiale sarebbe assurdo distruggere quella che è una delle principali fonti economiche dell’economia bimare, ma la Chiesa si è anche mobilitate in favore del risanamento ambientale.
Non sono mancati momenti di tensione.
La manifestazione sindacale è stata conclusa a seguito all’incursione di un centinaio di contestatori appartenenti alla sigla sindacale Cobas e centri sociali durante l’intervento del segretario Fiom Landini.
Hanno interrotto la manifestazione facendosi largo tra i manifestanti con un mezzo mobile lanciando fumogeni e uova contro il palco da dove era in corso il comizio e staccando i fili del sistema di amplificazione audio.
Mentre la piazza si svuotava i contestatori hanno anche letto un comunicato per ricordare il 32esimo anno di anniversario della strage di Bologna.
Alle ore 11.30 i manifestanti appartenenti all’area antagonista si sono allontanati e gli organizzatori hanno deciso di riprendere la manifestazione. Uno di loro ha detto di non sentirsi rappresentato da questi sindacati mentre Susanna Camusso ha manifestato la sua amarezza per quanto avvenuto: “Non è giusto e legittimo impedire lo svolgimento di una manifestazione”, ha detto il leader dopo aver tenuto il suo comizio. Per la Camusso “è sempre facile dire che si poteva fare qualcosa in più e non è accettabile che in una vicenda così complicata si faccia del sindacato e dei lavoratori il capro espiatorio”.
Prima dell’interruzione Landini aveva anche spiegato che la manifestazione era per «Unire il diritto al lavoro col diritto alla salute e allo sviluppo del territorio. Non è facile perchè ci sono anni di ritardi, ma bisogna provare a voltare pagina». Così la Fiom si era rivolta direttamente all’azienda per ottenere risposte chiare: «Per abbattere le polveri c’è bisogno di fare degli investimenti, si sa dove agire, dai parchi alla cokeria, e di fronte a un impegno preciso dell’Ilva ma anche delle istituzioni”.
”Noi siamo per unire tutta la citta’ di Taranto, lavoratori e abitanti, senza mai dimenticarsiha aggiunto successivamente Landiniche la nostra controparte comune e’ l’Ilva. Purtroppo, un gruppo organizzato, arrivando sotto il palco e strappando i microfoni, ha tentato di impedire che la manifestazione si svolgesse pacificamente. Ma la Fiom e la Cgil non hanno abbandonato ne’ il palco, ne’ la piazza, ne’ le migliaia di lavoratori che hanno partecipato ai due cortei e alla manifestazione conclusiva. E quando la possibilita’ di utilizzare i microfoni e’ stata ripristinata, la Segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha portato a termine l’iniziativa con le sue parole”.
”La Fiom e la Cgilha concluso Landinicontinueranno a battersi affinche’ i dipendenti dell’Ilva possano difendere, tenendoli insieme, il proprio diritto al lavoro e il proprio diritto alla salute. Ed e’ proprio per questi motivi che chiediamo all’Ilva di assumersi fino in fondo le sue responsabilità, facendo quegli investimenti e portando avanti quei programmi che sono necessari per far sì che la difesa di questi due diritti sia concretamente realizzabile”.
In piazza anche gli operai dell’Ilva di Porto Marghera, in adesione allo sciopero nazionale del Gruppo: il corteo ha causato qualche problema al traffico proveniente da Venezia. Dal porto di Genova verso la sede della Regione Liguria anche gli operai dell’Ilva del capoluogo ligure sono scesi in piazza contro la chiusura dell’acciaieria di Taranto. Anche oggi Taranto ha dimostrato la sua fragilità: tutti in piazza ma con pretese differenti. C’è chi difende il lavoro, chi difende l’ambiente. Una dissociazione tarantina che conosciamo da anni. Bisognerebbe essere uniti, con un’unica meta: difendere il lavoro e la salute. Che non sono due cose separate. Il lavoro è dignità. La salute è un diritto.
C’è da chiedersi se i contestatori accusati di aver interrotto la manifestazione altro non sono che un riflesso di un disagio più profondo: la ribellione alle categorie sindacali, cui non si sentono di appartenere perché ritenute assenti per anni e ad una situazione paradossale dove non si dovrebbe mai scegliere tra lavoro e salute. C’è da chiedersi chi sono davvero i contestatori. Se chi ha creato i tafferugli, oppure chi per 50 anni, ha chinato il capo a favore del profitto dell’acciaio provocando morti e scempio. C’è da chiedersi chi è il violento. Se chi dall’altra parte della barricata sindacale ha lanciato uova o fumogeni, o chi, subdolamente crea psicosi tra gli operai proiettando paure e minacce lavorative.
Non lamentiamoci se poi arriva la violenza. La violenza nasce sempre da qualcosa che è andato storto. A Taranto, per 50 anni, siamo stati tutti abituati ad andare dritti senza voltarci verso i fumi dell’acciaio. Senza contare i morti. A Taranto, è arrivata l’ora dei ragguagli.

Valentina Convertini

viv@voce

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