LA LIBERTA’ DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO. NO ALLE CENSURE

E quando si manifesta liberamente il proprio pensiero si contribuisce anche al pensiero altrui

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione: è l’articolo 21 della Costituzione Italiana che recita così,decidendo di chiudere per sempre il capitolo del fascismo e arginando l’eventuale possibilità di opprimere i cittadini con il controllo dell’informazione.

Infatti l’articolo 21 prosegue affermando che  la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto con atto motivato dall’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.

E quando si manifesta liberamente il proprio pensiero si contribuisce anche al pensiero altrui, alimentandone, nel bene e nel male, il senso critico di ognuno, sia nel caso in cui quel pensiero venga condiviso e sia, qualora invece, si crei un dissenso.

Tutto questo perché anche la disapprovazione o, eventualmente, il sentirsi lesi dal pensiero altrui, ci spingono comunque a riflettere o determinano in noi una ribellione che forse ci condurrà ad altrettante reazioni con gli stessi mezzi: stampa, parola ed altri criteri di diffusione, come recita l’articolo 21 della Costituzione. Si generano così delle risposte tra consensi e dissensi, si creano dibattiti, diatribe, attriti, turbolenze dialettiche. Ma è la democrazia. E’ la grandezza del pensiero. E’ l’uomo stesso con la sua parte migliore.

L’Italia ha subito una dittatura, un ventennio che è iniziato male, con il delitto Matteotti. Ma anche gli anni successivi, quelli della democrazia, sono stati insanguinati senza tregua alcuna: il giornalista Giuseppe Fava fu ucciso a Catania, nel 1984, dalla mafia; il giovanissimo Giancarlo Siani che scriveva sul “Mattino” di Napoli, dalla redazione di Castellammare di Stabia, fu ucciso nel 1985 dalla camorra; Mauro Rostagno, sociologo e giornalista che impavidamente svolgeva le sue inchieste ed i suoi editoriali, contro la criminalità organizzata su RTC, una tv di Trapani, fu assassinato a Trapani 25 anni fa.

Anche Peppino Impastato, giornalista e attivista, noto per le sue polemiche e denuncie contro la mafia, nel 1978 perse la vita. Erano uomini che avevano manifestato liberamente il proprio pensiero, ma a cui gli avversari non avevano certo opposto parole o pensieri.

La mafia e la camorra uccidono, perché nel loro codice non è previsto il dibattito.

Tra persone, gruppi ed istituzioni democratiche, invece, è possibile rispondere a critiche o a  pareri, con altrettante riflessioni di contrasto, attaccando alacremente o rispondendo in modo conciso e determinato.

Tutti i metodi di espressione libera del pensiero rispondono all’idea più grande che è la democrazia.

MARIA LASAPONARA

viv@voce

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