SAVA. QUARTO APPUNTAMENTO CON LE CONFERENZE SUL TEMA “CATTEDRALI NEL DESERTO”. FONTI DI VITA O DI MORTE?

SAVA. QUARTO APPUNTAMENTO CON LE CONFERENZE SUL TEMA “CATTEDRALI NEL DESERTO”. FONTI DI VITA O DI MORTE?

Il quarto appuntamento vede lo scrittore e giornalista Fulvio Colucci

E’ Corrado Agusto, assessore ai Servizi sociali, alla Cultura e alla Pubblica Istruzione, a presentare il quarto ospite della serata, ovvero Fulvio Colucci giornalista e scrittore. Nel suo intervento di apertura alla serata Agusto sottolinea l’importanza di queste manifestazioni culturali le quali “richiamano molto la memoria storica ed è un concetto antico, rispetto all’industrializzazione del mezzogiorno”. Ma è l’ospite della serata il tanto atteso e dal microfono Colucci esordisce così: “Oggi, mi trovavo con alcune persone che hanno intenzione di realizzare un documentario sull’Ilva e su Taranto e si pensava un punto di partenza. È difficile trovarne uno, allora rifacendomi al titolo e ad una vicenda storica. Ho tirato fuori un articolo in cui si parlava dello sviluppo economico a Taranto, parlo del 1979. Questo articolo contiene una parte in cui viene discusso a proposito di politica e sindacato”.

E’ un passo di un articolo di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della sera assassinato dalle Brigate Rosse nel 1980. Colucci prosegue nella lettura dell’articolo di Tobagi: : “La disoccupazione costringe a trovare alleanze politiche. Per sostenere nuove iniziative pubbliche è inevitabile che il sindacato nuoti come un pesce nell’acqua della politica e diventare uno dei centri di potere più influenti”. Per Colucci questa analisi, seppur siano passati oltre 30 anni, era già un meccanismo discutibile. Ma il giornalista jonico va oltre questa apertura dedicata a Tobagi e sottolinea che “credo che per parlare di politica oggi dobbiamo riprendere proprio il percorso storico”. Già quella politica che non ha voluto guardare oltre senza scordare che “il rapporto tra le istituzioni rispetto a quello che è stato lo sviluppo della grande industria non ha avuto il risultato sperato”.

Dopo questa introduzione Colucci rimarca la grave emergenza ambientale che la città tarantina sta vivendo con un “noi abbiamo un grave emergenza ambientale e la politica nazionale sembra aver scoperto con sorpresa. Leggendo un resoconto della Camera dei Deputati c’è un avverbio che mi ha sorpreso, l’avverbio usato dal Presidente del Consiglio è che è scoppiata di recente questa emergenza ambientale” ma il giornalista rimarca che “in realtà questa emergenza era conosciuta da anni. Un paio di mesi fa è uscito un articolo sul Quotidiano dove presentava un vecchio articolo in cui questa emergenza veniva già discussa nel lontano 1973”. Altra stoccata dello scrittore è rivolta direttamente a chi rappresentava i lavoratori con un “i sindacati sono stati accusati di non aver denunciato abbastanza, c’è qualcosa di ancora più difficile da accettare, non si è venuto a creare un corpo unico per cercare di mobilitarsi per risolvere e non arrivare a questa grave emergenza”.

Passo importantissimo, per Colucci, è che “la vita in una comunità è importante, come è importantissima anche l’autocritica. Oggi a proposito di politica, a Taranto dopo la fase più delicata mi sono reso conto in quel momento che la nostra comunità si sia sentita sconfitta”. Con qualche anno indietro Colucci ricorda i passi che sono stati fatti su questa emergenza ambientale: “Nel 2008 viene fatta la legge sulla diossina. Vengono fatti i controlli di emissione della stessa sostanza cancerogena. Allora si diceva “c’è una situazione problematica bisogna risolverla” . Oltre tutto questo è pronto anche, nel suo intervento, il ricordo di “una stagione lunga, dura e piena di incidenti che ha segnato tutta la provincia”. Già, perchè non è solo la città tarantina a vivere il serio problema dell’inquinamento ambientale, ma sottolinea anche “i problemi della sicurezza, oltre quelli ambientali, sono importanti, bisogna anche riflettere al di là dei singoli episodi o dei singoli sviluppi”.

Il giudizio finale è glaciale e porta all’automatica riflessione: “Purtroppo mancando la comunità, c’è stato un risveglio tardivo”.

Giovanni Caforio

viv@voce

Lascia un commento