TARANTO: VERTICE DEI MINISTRI A PALAZZO DI GOVERNO. CITTA’ BLINDATA

TARANTO: VERTICE DEI MINISTRI A PALAZZO DI GOVERNO. CITTA’ BLINDATA

Corteo di protesta lungo le vie del centro cittadino. Dal palco, ognuno ha una sua storia, ognuno parla di un morto in casa

Città blindata, ingresso vietato alla manifestazione. Dicono così le copertine dei giornali appese per le edicole della città e in sottofondo un rumore costante di elicottero che passa. Taranto si sveglia così, stamattina. Come una città recintata. Una città divisa e recintata: da una parte la manifestazione in Piazza della Vittoria, dall’altra la gente che decide di rimanere a casa o nel Siderurgico a lavorare. E’ il peso del ricatto.

Una manifestazione già annunciata dal Comitato dei lavoratori liberi e pensanti che ha visto unirsi più sigle dell’ambientalismo locale e della sigla sindacale Cobas.
Una protesta che il questore di Taranto, Enzo Magnini,  ha pensato bene di non consentire l’ingresso a Palazzo di Governo dove c’è stato l’incontro, alle ore 11.30, sulla vertenza Ilva, a cui hanno partecipato i ministri Clini e Passera.
 Vietato il transito per l’intera giornata. Blocchi sul ponte, blocchi che portano in via Anfiteatro e su via D’acquino.

Ma i programmi del Comitato dell’Apecar, che è divenuto simbolo del pro magistratura, non cambiano e si decide  di manifestare ugualmente e pacificamente in Piazza Maria Immacolata dalle 8. 30 del mattino, dove per l’occasione è stato montato un palco.
“Noi non diciamo no al diritto al lavoro” – dice uno dei portavoce del Comitato al microfono – “Noi diciamo no al lavoro che uccide. Ci hanno blindato la città perché dicono che siamo dei violenti. Non non siamo violenti ma abbiamo la violenza della ragione”. E continuano “Non vogliamo degli ammortizzatori sociali ma essere protagonisti della nostra ricchezza. I ministri della salute non sono mai venuti in quindici anni, e adesso, decidono senza di noi che siamo la parte lesa”.
E ancora “Vogliamo un industria diversa basata non sul profitto della famiglia Riva e del Governo, noi vogliamo vivere: a Taranto ci sono numeri da bollettino di guerra, ognuno di noi ha un morto in famiglia. Dovrebbero chiederci scusa”.

Un elicottero passa sopra la piazza, fischio immediato della piazza.
La parola viene data alla gente comune: parla prima la signora Rosa vedova di un marito morto di cancro, poi è il turno di una cassaintegrata dei beni culturali che afferma che Taranto non è una città a vocazione industriale, poi si susseguono parecchi abitanti del quartiere Tamburi. Ognuno ha una sua storia, ognuno parla di un morto in casa.

Ma arriva l’ora dell’incontro dei ministri. La piazza si muove in corteo pacifico lungo tutta via d’Acquino fino a fronteggiare il blocco della polizia posto nei pressi di Piazza della Vittoria.
Tensioni interne: c’è chi vuole oltrepassare il blocco, rischiando la carica dagli uomini dello Stato, c’è chi invece, preferisce continuare con la linea pacifica. Vince la seconda.

Si ferma così, la manifestazione di oggi: in un lungo corteo fermo in piazza della Vittoria, dove si è scelto ancora di dire no alla violenza perpetuata sul nostro territorio con i mezzi della civiltà.

 Valentina Convertini

viv@voce

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