Settore moda: vale la metà del surplus italiano
Continua ad espandersi il settore della moda in Italia. Il cosiddetto “tessile-abbigliamento-moda”, è considerato la seconda industria italiana dopo la meccanica
A sottolinearlo sono stati Carlo Capasa e Claudio Marenzi, presidenti della Camera della moda e di Confindustria Moda, dopo aver aperto i lavori del nono Luxury Summit del Sole 24 ore (evento annuale mirato a creare un confronto interattivo relativo a trend economici e di mercato oltre che alle strategie per la crescita e il cambiamento).
Nel nostro Paese la moda ha sempre costituito un’importante risorsa per l’economia e nel primo trimestre del 2017 si è assistito ad un’evidente accelerata. Basti pensare che le prime aziende di abbigliamento al mondo sono state italiane e che complessivamente, il suddetto settore riesce a generare sino a 90 miliardi di fatturato, creare 600mila posti di lavoro e mantenere in continua crescita le esportazioni. «Se consideriamo il sistema moda in senso allargato, includendo eccellenze come occhiali, gioielli e cosmetica, nel 2016 il fatturato ha sfiorato gli 84 miliardi – ha sostenuto Capasa, al vertice della Camera della moda dal 2015 –.
L’export è stato di 62 miliardi e ha portato il surplus a 25 miliardi, metà di quello italiano nel suo complesso, che nel 2016 ha registrato un record assoluto. Il sistema moda, non lo ripeterò mai abbastanza, promuove nel mondo un’immagine positiva dell’Italia ed è un volàno economico straordinario». Inoltre Carlo Capasa ha anticipato i dati del bimestre gennaio-febbraio: «Il calo verso gli Stati Uniti è passato dal -4,5% del 2016 a un -0,2%, mentre la Cina da un -0,2% è arrivata a +4,2%. Bene anche Giappone e Hong Kong, con export in aumento, rispettivamente, del 5,8% e dell’8,5 per cento. Forte ripresa infine, +19,5%, dell’export dall’Italia verso la Russia».
Ed ancora, secondo Claudio Marenzi, nonostante la crisi globale innescata a partire dal 2008, si può guardare al futuro con “cauto ottimismo”, anche perché il made in Italy continua ad essere apprezzato nei Paesi in forte espansione come Cina e Corea in Asia. Nonostante questo però, aggiunge che non si possono ignorare due problematiche: il rallentamento dell’export verso gli U.S.A e la crescita dei flussi turistici dalla Cina alla Russia, a scapito anche di Italia e Francia.
Rossana Pesare