“Sposa sirena” al C.U.S. Bari

“Sposa sirena” al C.U.S. Bari

«Una fiaba senza tempo che, con un soffio blu onirico, racconta di una città che vuole ritornare a volare»

Nell’ambito della prima edizione di “Giochi Oltre Frontiera”, sabato 11 giugno 2016, alle ore 21, a Bari, nella sede sociale del Centro Universitario Sportivo a.s.d., al Lungomare Starita 1/a-b, va in scena ”Sposa sirena”, drammaturgia Katia Scarimbolo, regia, scene e luci Michelangelo Campanale, con Valentina Franchino, Salvatore Marci, Lucia Zotti.

Costumi Maria Pascale, consulente alla drammaturgia Giovanni Guarino, assistente alla regia Catia Caramia, assistente di produzione Sandra Novellino, tecnici di scena Walter Mirabile e Carlo Quartararo, produzione Crest, in convenzione con Regione Puglia. Durata: 55′. Ingresso libero. Info: 080.5341779 – 328.4680065.

Vincitore del premio “L’uccellino azzurro” (Molfetta, 2013), lo spettacolo racconta la storia di Filomena, sposa di un marinaio, spesso assente, che si lascia sedurre da un giovane e che, abbandonata, viene gettata in mare dal marito, dove Nettuno la trasforma in sirena.

Ma i due si amano ancora e quando lui, pentito, si lancia tra le onde per stare ancora insieme a lei, deve affrontare la classica prova magica di coraggio: rubare un fiore-talismano, senza il quale le Sirene sono destinate a morire. L’impresa riesce e Filomena così può tornare donna e sposa che aspetta il suo uomo.

Spettacolo di teatro d’attore e danza aerea di forte intensità espressiva, tutto giocato attorno e all’interno di una macchina scenica di grande forza visiva, la quale, tra l’altro, attraverso artefici di grande suggestione (fumi, rumori, servo di scena agghindato da operaio che apre e chiude la fucina delle meraviglie, dove si muove una meravigliosa sirena-acrobata) rimanda alla grande fabbrica che ”sovrasta” Taranto.

Nato a Taranto nel 1977, il Crest, acronimo di collettivo di ricerche espressive e sperimentazione teatrale, porta avanti in un ambiente difficile – sia socialmente che culturalmente – un discorso teatrale coerente e innovativo, raccontando vite complicate, sogni ostinati, incontri tra culture e condizioni differenti, cercando di coniugare i linguaggi della tradizione con quelli della ricerca teatrale contemporanea.

E’ stato finalista al Premio ETI Stregagatto con gli spettacoli “La neve era bianca” (1999), “La mattanza” (2000), “Cane nero” (2001) ed ha prodotto lo spettacolo vincitore del Premio Scenario 2005, “Il deficiente”.

Dopo 30 anni di attività “senza fissa dimora”, dal 2009 la Compagnia dispone di mille metri quadrati di “teatro da abitare”, il TaTÀ, nel quartiere popolare ed operaio per eccellenza della città, il rione Tamburi appunto, il più contiguo alle svettanti ciminiere Ilva.

Un teatro da 300 posti che mira a diventare polo di attrazione di artisti italiani e stranieri, diventando modello di mediazione trail teatro e le altre forme di comunicazione/creazione quali la scrittura, la pittura, il video, la danza, la musica.

viv@voce

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