TARANTO. Agricoltura: “Lavoro nero e caporalato”

TARANTO. Agricoltura: “Lavoro nero e caporalato”

Comunicato stampa di Antonio Castellucci, segretario generale FAI CISL

“Avremmo preferito che quest’estate 2015 la piaga del caporalato, il lavoro nero, irregolare e sommerso in Agricoltura, reso cioè al di fuori di ogni regola contrattuale e legale, ritornasse all’ordine del giorno del dibattito istituzionale, politico e sociale, per l’ostinazione e l’intransigenza con cui, da sempre, il sindacato confederale ne propone i temi evidenziando e denunciando le negative implicanze sociali.

E non mi riferisco solo alle tre morti recenti, nei diversi territori pugliesi.

Non abbiamo mai abbassato la guardia noi della Fai Cisl, né sui fenomeni del caporalato, né sulla qualità delle prestazioni d’opera, meno che mai sull’evasione fiscale e contributiva che sottraggono al territorio ed alla collettività, dignità e risorse economiche.

Né mai abbiamo condiviso la tesi secondo cui la forza lavoro di questo settore primario e persino vocazionale della Puglia e dell’intero Mezzogiorno, possa essere considerata residuale ovvero gestita secondo canoni approssimativi, magari appaltati a “sistemi” terzi non rispettando spesso la dignità degli addetti del settore.

  Alla luce, dunque, degli ultimi tragici episodi balzati agli onori della cronaca, di caporalato e di sfruttamento della manodopera che hanno riguardato in particolar modo i lavoratori agricoli sul nostro territorio,  considero strategici gli esiti dell’incontro tematico tenutosi il 25 giugno scorso in Prefettura a Taranto, sollecitato  dai sindacati di categoria per affrontare le problematiche del settore e rendere finalmente strutturale, qualitativamente e quantitativamente, il livello dei controlli coordinati di Prefettura, Inps, Inail, Direzione del Lavoro, Forze dell’Ordine, cui va oggi riconosciuto, nonostante l’ evidente complessità e “l’organizzazione delinquenziale” del fenomeno-caporalato, un lavoro riservato ma di assoluto quanto efficace valore di contrasto.

Noi sosteniamo che sono necessari i controlli relativi all’intera filiera occupazionale, ovvero occorre una vera tracciabilità del lavoro attraverso la resa più agevole dell’incontro domanda-offerta, metodi attraverso cui poter verificare di fatto reclutamento-assunzione di manodopera e di retribuzione reale riconosciuta ai lavoratori, valorizzando e coinvolgendo il ruolo degli Enti Bilaterali territoriali di settore, presieduti e coordinati dai sindacati e dalle organizzazioni professionali di categoria.

Proponiamo un percorso in sinergia, che crei buon lavoro nel nome della legalità  dove poter garantire con il rispetto di leggi e contratti i lavoratori occupati nel settore e contemporaneamente le aziende agricole sane che rispettano le regole e che subiscono concorrenza sleale.

Pertanto tali fenomeni, se vogliamo combatterli e sconfiggerli, oltre alla repressione, buon deterrente ma a nostro avviso insufficiente, è necessario investire di più sulla prevenzione e sulle garanzie da mettere in campo, quali  salute e sicurezza sul posto di lavoro e sull’organizzazione del trasporto dei lavoratori con mezzi pubblici idonei e dignitosi, come già testato positivamente in un recente passato a Taranto; e non più con mezzi di fortuna, bus senza climatizzazione e spesso anche sovraffollati.

Per  le aziende, investire in sicurezza e in legalità non deve essere un costo aggiuntivo, bensì un vantaggio e quindi è opportuno ipotizzare sistemi premiali, di finanziamenti mirati, di detassazione, di benefici a chi concretamente rispetta leggi e contratti.

Oltre tutto questo, auspichiamo che venga da subito potenziato un processo nuovo di cultura della legalità e del buon lavoro in Agricoltura, servendosi di tutti i mezzi di comunicazione disponibili, con un ruolo pubblico, a partire dalla Regione Puglia, che recuperi e rilanci il valore del lavoro manuale; fondamentale dovrà essere anche la formazione continua in azienda e presso gli Enti Bilaterali degli addetti al settore, corsi di alfabetizzazione per i non comunitari e aiuti concreti attraverso l’ausilio degli Enti pubblici territoriali come asili nido a vantaggio per esempio, delle lavoratrici neo-mamme perché possano conciliare con serenità tempi di vita e tempi di lavoro.

Manifesto, infine, alcune riserve circa la produttività concreta del dibattito politico avviatosi dopo gli ultimi infortuni mortali in Puglia.  Osservo che le dinamiche del lavoro nero in Agricoltura non andrebbero catalogate rigidamente, come spesso accade, nel tradizionale rapporto sindacati-imprese ma vanno presi in considerazione anche i sistemi illegali paralleli,  sistemi che sono il vero cancro da identificare e da sconfiggere.

Per quanto ci riguarda non abbasseremo mai la guardia ed anzi rilanceremo la nostra vertenzialità sulle questioni sopra esposte, perché il settore agricolo meridionale, a partire dalle migliaia di lavoratrici e lavoratori addetti, recuperi la dignità e la rispettabilità che ad esso compete”.

viv@voce

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