LIZZANO. Minervini: “Tra le bellezze e le ferite della Puglia”

LIZZANO. Minervini: “Tra le bellezze e le ferite della Puglia”

Intervista all’Assessore alle Politiche Giovanili, alla Trasparenza e alla Legalità candidato alle primarie del centro sinistra

Se lei vincesse le elezioni, quale sarebbe l’emendamento che attuerebbe?

“Io ho lanciato due proposte da realizzare in tempi rapidissimi. La prima per colpire il bisogno di lavoro che è l’urgenza più grave, il bisogno più insoluto. 300 cantieri per 5000 disoccupati per tre anni a 1000€ al mese per un grande piano di manutenzione straordinaria del territorio pugliese, un territorio ferito, fragile, vulnerabile dal punto di vista del dissesto idrogeologico e 5000 persone che se ne prendono cura. Un piano straordinario per dire: “Curiamo le ferite della Puglia”. Un modo, anche, per rispondere, nei limiti delle nostre possibilità, alla domanda di lavoro, ma, nello stesso tempo, per mirare ad un obiettivo di valorizzazione dei nostri beni comuni. Un secondo piano che abbiamo elaborato e abbiamo intenzione di lanciare, riguarda le piccole e medie imprese. La Puglia ce la fa, se il sistema diffuso del piccolo artigiano, del piccolo imprenditore, della piccola e media impresa, incominciano a intraprendere insieme a noi percorsi di innovazione, di internazionalizzazione. Incominciare a capire che, proprio in una fase di crisi, bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo e fare, con coraggio, delle scelte forti anche di investimento, attorno alle quali la Regione vuol dare il suo contributo. Spingere le imprese verso questi percorsi, perché possano crescere e produrre nuova occupazione. Il tema su cui noi stiamo picchiando, l’ossessione dei prossimi 5 anni è: come la Puglia può uscire dalla crisi? Qual è la risposta che possiamo dare alla sfida di cambiamento che questa crisi sta ponendo a tutto il mondo, all’Italia e, quindi, anche a noi”.

Tap e Ilva: come intervenire per il bilancio ambientale?

“Incominciando a dire “”, quando la domanda di infrastrutture, anche importanti che interessano il nostro territorio, è compatibile con la nostra idea, con il nostro progetto di sviluppo e “no”, quando questo non è compatibile. L’idea di un Sud che si prende tutto, pattumiera d’Italia, dove si fanno le cose che altrove non si vogliono realizzare, questo deve finire. Io penso che, nei prossimi 5 anni, la Puglia, a testa alta, vuole capire quello che si chiede al Mezzogiorno e a noi, di ospitare, perché vuole valutare la compatibilità, cioè una sua idea di sviluppo che diventa il parametro di misura delle proposte che ci vengono fatte. Quindi non diremo sempre “”. Diremo “”, quando c’è questa compatibilità; “no”, quando, ancora una volta, l’infrastruttura rischia di depredare, di ferire, ulteriormente, il nostro tessuto ambientale, il nostro ecosistema”.

Come il “no a Tempa Rossa” …

“Come il “No a Tempa Rossa” che non è pregiudiziale, ma specifico nella situazione concreta in cui, in questo momento, si trova Taranto. E, in una Taranto così ferita, così piagata dalla intossicazione ambientale, aggiungere ulteriori ulcere, suona un po’ da provocazione”.

Durante la serata ha fatto riferimento alla visita di Franceschini a Taranto. Valorizzare la cultura a Taranto, perché non la di deve conoscere solo per l’Ilva. Qual è la metodologia da adottare per ottimizzarla?

“Incominciando a dare valore ai suoi gioielli, alle sue perle. E la prima perla di Taranto è proprio il MARTA. Non solo come oggi, ma come sta per diventare nei prossimi mesi, con l’apertura di una nuova sezione che renderà, il Museo di Taranto, una delle cose più interessanti d’Italia, non solo sulla civiltà Romana, ma, anche, sulla civiltà Ellenica. Taranto come la “Grande Capitale della Magna Grecia”. Incominciare da lì e immaginare una sfida straordinaria per il recupero del centro storico e farlo diventare uno dei posti più suggestivi d’Italia. Una lingua di terra abbracciata tra due mari. È proprio immaginare ciò che Taranto può diventare. La cifra di straordinaria bellezza, un po’ seppellita dal degrado, dall’abbandono, anche dai fumi della diossina e provare ad immaginare questa bellezza che straordinaria risorsa economica e di sviluppo può diventare per Taranto. Questa è la sfida”.

Anche riportando alla luce gli Ipogei…

“Assolutamente. Gli Ipogei, i Castelli, la Taranto delle Chiese, la Taranto dell’Arsenale. È questa Taranto qui, giacimento enorme, straordinario, di bellezze di diversa natura che può diventare il punto di leva per una diversa idea di sviluppo”.

Lei è Assessore alle Politiche Giovanili, alla Trasparenza e alla Legalità. In termini normativi che provvedimenti adotterebbe contro la mafia?

“Noi abbiamo appena approvato un disegno di legge per la promozione della cultura e della legalità e per la promozione di una cultura anti-mafia: con la cittadinanza attiva. Quel disegno di legge diciamo due cose, siccome c’è una recrudescenza dei fenomeni criminali, non possiamo abbassare la testa, in questo momento dobbiamo tenerla ben dritta, sia da parte del sistema delle imprese sia da parte dei Comuni, degli Enti Locali, sui quali si concentra gran parte della pressione criminale, probabilmente per mettere le mani sugli appalti, sulle opportunità pubbliche. Introduciamo, nel disegno di legge, l’idea di un rating della legalità. Nel senso che andranno più soldi alle imprese e ai Comuni che fanno più azione di contrasto contro ogni tentativo di penetrazione criminale, che usano la trasparenza come una cifra per dire a tutte le organizzazioni criminali che lì dentro non si entra. L’idea, appunto, di introdurre un rating, con il quale si valuta l’impegno anti-mafia delle imprese e dei Comuni e, a questi che si sono impegnati di più, arrivano dei soldi, ci sembra un sistema premiale per dire: “E’ finito il tempo, nel quale potevamo girare la testa dall’altra parte . questo è il tempo in cui ci deve prendere per mano, tutti insieme per costruire una diga, un argine per impedire alla mafia, nuovamente, di provare ad insediarsi nel nostro territorio”.

Nonostante i pericoli che potrebbero derivare da ciò?

“I pericoli si accentuano se si dice “no” da soli. I pericoli si vincono quando, invece, ci si prende per mano fra cittadini, imprese e organismi intermediari, associazioni e, soprattutto, istituzioni”.

Eleonora Boccuni

 

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