2 AGOSTO 1980. 2 AGOSTO 2014. Strage di Bologna. Un mistero irrisolto tra ipotesi e manipolazione

2 AGOSTO 1980. 2 AGOSTO 2014. Strage di Bologna. Un mistero irrisolto tra ipotesi e manipolazione

Oggi ricorre il trentaquattresimo anniversario della ‘Strage di Bologna’

Era il 2 agosto del 1980, e alle 10.25, un ordigno esplosivo all’interno di una valigia abbandonata, causò il crollo dell’ala ovest della stazione ferroviaria bolognese. Il bilancio fu di circa 85 morti e 200 feriti. Fu il più grande atto terroristico avvenuto nel periodo del dopoguerra. Quel giorno tutta la città, con grande spirito di solidarietà, coadiuvò le forze dell’ordine per prestare i primi soccorsi ed estrarre i corpi dalle macerie.

Ad oggi, dopo 34 anni, ci restano simboli, ricordi, velati nel mistero dei mandanti di quella strage. C’è chi all’epoca ipotizzò che il tutto fosse avvenuto per mano di estremisti di destra, ma ancora oggi, come detto, non esistono nomi, non esistono certezze. In un primo momento, le indagini giudiziarie, ipotizzarono un incidente dovuto all’esplosione di caldaie, ma nel corso degli accertamenti, fu chiara la natura dolosa dell’accaduto. Come dicevamo, i sospetti, si spostarono sul cosiddetto ‘terrorismo nero’, poiché furono ipotizzate presunte rivendicazioni da parte dei NAR.

Fu la stessa Unità, nella pubblicazione del giorno seguente, 3 agosto, a sostenere tale tesi, successivamente smentita dai diretti interessati. Ecco, tutto ciò fu definito all’epoca, come “fatti atti al depistaggio”. Bene, non vuole essere questa la cronaca dell’accaduto, poiché fu fatta dai quotidiani a suo tempo, e ad oggi, oltre ai fatti, i responsabili non sono noti. Piuttosto, vuole essere una riflessione sul ruolo dell’informazione. In casi come questo, e non bisogna andare lontanissimo (si pensi alla strage di Madrid del 2004), l’informazione gioca un ruolo particolare. Disinformazione, e manipolazione dell’informazione, possono depistare più di quanto possa fare una smentita, o una presunta colpevolezza. Spesso il vero “esplosivo” è proprio la manipolazione. A Madrid, 10 anni fa, nel 2004, morirono circa 200 persone, e 1400 furono i feriti. Il tutto accadde pochi giorni prima delle consultazioni elettorali spagnole, poi rimandate, per evitare l’idea nei cittadini, di una possibile strumentalizzazione della strage ai fini elettorali.

Data la natura e l’obiettivo della strage spagnola, era sin da subito chiaro, che la matrice non era da accostare al terrorismo Basco, sia per il mancato preavviso, sia perché l’obiettivo colpito non erano politici. Ma il governo spagnolo non ci pensa due volte ad attribuire la responsabilità al terrorismo basco, distogliendo l’attenzione da un possibile attacco di matrice araba. Attribuendo la strage a mano araba, la Spagna sarebbe apparsa quale vittima del terrorismo islamico (considerando la vicinanza agli USA nell’azione di polizia contro l’Iraq); dall’altra parte però, il cittadino, alla luce delle tante vittime, chiamato a votare, avrebbe espresso parere sfavorevole all’invio di truppe in Iraq.

Ecco dunque, una più facile manipolazione volta a far ricadere la colpa sul terrorismo basco. Anche per quanto riguarda la strage di Bologna, i tentativi di depistaggio e di disinformazione furono tanti. Ad esempio, alcuni vertici dei servizi segreti, fecero porre in un treno di Bologna, una valigia uguale a quella contenente esplosivo, contenente alcuni effetti personali appartenenti ad alcuni estremisti di destra. Furono prodotti dossier fasulli, tante furono le affermazioni: prima la matrice neofascista (poi ritratta), poi la pista libica (in quanto il giorno della strage l’Italia firmava a Malta l’accordo della Valletta per difendere Malta da eventuali attacchi libici).

Chi e cosa c’era sotto quel 2 agosto di 34 anni fa? Tutte le ipotesi formulate dove hanno portato? Il ricordo di 85 persone che hanno perso la vita, e chi oggi forse, segnato quella storia l’ha vissuta e può raccontarcela. Chi ha pensato che quella valigetta dovesse esplodere, è ancora nell’ombra. Noi non lo sappiamo, e forse non lo sapremo mai, anche se l’informazione, all’epoca stentò a dire “di non sapere”.

Elena Ricci

viv@voce

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