GIUSEPPE E PINA, LE LORO DICHIARAZIONI SUL VIDEO POSTATO E ALCUNE VERITA’ NON DETTE

GIUSEPPE E PINA, LE LORO DICHIARAZIONI SUL VIDEO POSTATO E ALCUNE VERITA’ NON DETTE

Una storia da raccontare, nel più completo disagio e nella volontaria emarginazione

Raccontare di Giuseppe e Pina, per questo giornale, non è molto difficile. Affatto.  La loro storia “sentimentale” va a vanti da oltre due decenni, certo in modo non continuo. In passato si sono accusati a vicenda con denunce e condanne che sono passate al giudicato con diverse condanne per Giuseppe e anche per Pina.  Denunce  che vanno dal maltrattamento alla violenza e da tanto altro. Su questa “strana” coppia ci sarebbe, per davvero, da scrivere molto ma davvero molto. Insomma nel più completo vocabolario dei ragazzi di borgata hanno vissuto diversi anni. Per dirla alla marxiana maniera l’esempio classico del sottoproletariato urbano che vive nell’extraurbano. Oggi hanno 44 anni lei e, credo, 50 lui. Pina in passato è stata sposata, aveva una famiglia propria con dei figli e viveva in una condizione normalissima, quella condizione normalissima che vivono migliaia e migliaia di donne del nostro sud. Poi la sua vita è cambiata di botto: l’alcol gli ha deviato il corso della vita. E via un susseguirsi di disgrazie, di uomini approfittatori e di lupi affamati che hanno fatto di lei quasi tutto ciò che hanno voluto. Oggi vive paralizzata su di una sedia a rotelle. Giuseppe, invece, lo abbiamo visto crescere in “casa”.

Lo abbiamo visto in tutte le sue fasi di crescita, anche fisica. Giuseppe proviene da una famiglia modesta e umile, con qualche problema di disagio psico-fisico di un suo fratello vittima di un incidente stradale. Ma fin da adolescente ha dimostrato una caratteristica che si è imposta nella sua vita: quella del malacarne. Ovvero, quella del fannullone che non vuole fare nulla e, possibilmente, vivere alle spalle degli altri. Ha sempre seguito questa linea maestra nella sua vita. Furti, estorsioni ma tutti di piccolo taglio. Per dirla in breve: ladro di galline, così è più nitido. Un entrare e un uscire continuo dalle patrie galere, ma ha sempre conservato quella faccia da bambinone da prendere a schiaffi ogni qual volta che sbaglia. E sono state tante, ma tante, le volte che ha sbagliato. Per quasi quarantanni ha vissuto in questo modo, con l’alcol suo eterno compagno di vita al fianco. In tutti questi anni è stato seguito in modo marcato dai Servizi Sociali savesi, e di questo bisogna darne atto alla branca amministrativa del nostro Palazzo municipale, ma ogni qualvolta che Giuseppe sembrava stesse per imboccare la strada della “normalità” eccolo di nuovo ricadere nelle sue abitudini primitive.

Per qualche anno non lo vedemmo più girare nelle vie del nostro paese ed era ospite di una comunità limitrofra a Sava. Era uno spettacolo vederlo: pulito, dimagrito, ben ordinato e felice. Ma poi lasciò la comunità e punto e a capo! Come dire “lo prendi dalla testa e ti sfugge dalle mani”. Lui è così, è debole caratterialmente. Andiamo alle dichiarazioni del video che Mimmo Carrieri ha fatto nella casa colonica occupata da Pina e Giuseppe: su queste loro affermazioni ci sono alcune inesattezze che è giusto mostrare in modo obiettivo, e non distorte, al nostro lettore. Giuseppe parla di circa 10 mila euro che sono suoi, i quali sono in mano all’avvocato Dario IAIA, oggi sindaco del nostro paese. Ricostruiamo questo passaggio per arrivare al perchè di questa somma denunciata da Giuseppe nel video. Questi soldi, non sono poi 10000 euro ma bensì 3600 euro, sono gli arretrati che Giuseppe ottenne dall’Inps quando gli fu riconosciuta la pensione di invalidità per il diabete. Questa somma, su disposizione del Giudice, fu depositata su di un libretto bancario coinstestato sia a Giuseppe che all’avvocato Dario Iaia, difensore allora di Giuseppe. Questi soldi furono accantonati per poter riparare qualche probabile evenienza (tipo qualche malattia o una neccessità giusta per Giuseppe) e sono disponibilissimi in qualunque momento qualora si dovessero verificare le condizioni di emergenza e di assoluto bisogno per Giuseppe. Una domanda, a voi cari lettori: se fossero stati dati direttamente a Giuseppe questi 3600 euro quanto tempo sarebbero durati nelle sue mani? Solo qualche giorno e non di più.

Pertanto i soldi sono lì, depositati sul libretto, pronti ad affrontare qualche emergenza che si potrebbe affacciare. Quindi i soldi sono suoi, di Giuseppe, ma ad alcune condizioni. Credo giustissime anche. L’incontro di stamattina, alla presenza del sindaco Dario IAIA, dell’assessore Corrado Agusto, del funzionario dei Servizi sociali savesi Maria Cavaliere e con i carabinieri della Stazione di Sava, ha voluto dimostrare che la solidarietà dell’amministrazione comunale è attiva e di questo ne prendiamo atto, senza scordare che oggi era un giorno festivo e quindi ci potevano anche essere delle giustificazioni sulla mancata presenza di qualcuno. Invece no, c’è stata la presenza delle autorità interessate alla vita di Giuseppe e di Pina. Oltre poi alla bufala di Pina che ha sbandierato ai quattro venti la sua presunta gravidanza di 4 mesi, cosa che ha colpito tutti noi, in modo da accentuare la richiesta di aiuto. Nel nostro piccolo cercheremo di attivarci per trovare una sistemazione dignitosa, sperando sempre che il corso della vita dei due cambi per davvero. Lo speriamo, sopratutto per loro.

Quanto a noi, nessuno ci obbliga a interessarci al loro caso: la spontaneità, la sensibilità, la dignità umana da rispettare su tutto e su ogni cosa, sono i cardini importanti della nostra esistenza. Se perdiamo questi riferimenti la nostra vita comincia a perdere colpi. Ma di brutto!

Giovanni Caforio  

viv@voce

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