LETTERA AL DIRETTORE. UNA GENERAZIONE A PERDERE

LETTERA AL DIRETTORE. UNA GENERAZIONE A PERDERE

Sig. Direttore,
«Possiamo anche passar oltre al fatto che ancora oggi vi siano leggi fasciste a regolare la nostra vita ed ai catto-comunisti vincitori della guerra civile dell’altro millennio questo va bene, ma il grado di civiltà di una nazione si misura in base al livello di uguaglianza che viene riconosciuto ai suoi cittadini. Ed in Italia quel livello è infimo. Eppure la Costituzione lo prevede all’art. 3. Ma tra liste bloccate per amici e parenti e boutade elettorali, ogni nuova tornata elettorale, come sempre, non promette niente di nuovo: ergo, niente di buono. I vecchi tromboni, nelle idee più che nell’età, minacciano il nostro futuro – dice il dr Antonio Giangrande, scrittore dissidente e presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie ( www.controtuttelemafie.it ). – Noi siamo figli di una generazione a perdere: senza passato, senza presente e, cosa più grave, senza futuro. Questa non è una notizia di cronaca, ma cronaca lo è. Chi scrive è definito intellettuale. Si scrive, per quanto mi riguarda, forse, perché non si ha di meglio da fare dopo una vita in cerca di lavoro e di partecipazione a concorsi pubblici truccati. Però una cosa la devo scrivere. Credo che sia tempo di dire basta con questi politicanti. Questi i problemi li creano, non li risolvono. Non si dia a loro visibilità e si parli, piuttosto, dei veri problemi della gente da lor signori causati. Gente in carcere o morta di fame. Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita”. Studiammo con i sacrifici nostri e dei nostri genitori. Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve più a niente? Avreste fatto meglio ad imparare un mestiere od a fare i commercianti!”. Imparammo il mestiere o diventammo commercianti. Dopo ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere o ad aprire una bottega?”. Ci convinsero e lasciammo perdere, anche perché le tasse erano troppe alte e la burocrazia inefficiente ed oppressiva. Quando lasciammo perdere, rimanemmo senza soldi, a campare con le pensioni dei genitori. Poi diventammo disperati, senza futuro e con genitori senza pensione. Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza. Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo vecchi, con troppa esperienza e troppi titoli, con pochi posti di lavoro occupati da gente incapace, figli di una cultura corrotta. Non facemmo figli – per senso di responsabilità – e crescemmo. Così ci dissero, dall’alto dei loro concorsi truccati vinti o lavori trovati facilmente negli anni ’60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia”. E intanto pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo per sempre addio alle nostre. Ci sposammo e facemmo dei figli per dare una discendenza ad una nazione fiera dei suoi trascorsi e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza nè un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”. A quel punto non potevamo mica ucciderli. Così emigrammo. Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene. Ci sentimmo finalmente realizzati, ma a piangere la terra natia ed a maledire chi la governava ed anche chi li votava. Diventammo vecchi senza conoscere la felicità. Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, per il magna magna dei pochi il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col culo per terra. Allora ci dissero: “Ma perchè non avete fatto nulla per impedirlo?”. A quel punto non potemmo che rispondere: “Andatevene tutti affanculo, voi, la vostra claque in Parlamento ed i giornalisti foraggiati che vi danno spazio sui loro giornali e vi invitano in tv a dir cazzate!”.»
Antonio Giangrande
Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
www.controtuttelemafie.it e www.telewebitalia.eu
099.9708396 – 328.9163996

viv@voce

7 pensieri su “LETTERA AL DIRETTORE. UNA GENERAZIONE A PERDERE

  1. Sarebbe buona norma ed educazione presentarsi e comunque è pura cattiveria ed invidia attaccare il direttore Giovanni Caforio. Il direttore non ha bisogno di linkare un bel niente perché non ha scopiazzato niente. Lui ha solo ricevuto la stessa lettera che è stata pubblicata in tutta Italia da migliaia di redazioni. Basta scrivere su Google “Una generazione a perdere” è si vedrà che ci sono migliaia di link che riconducono allo stesso articolo. Probabilmente dà fastidio il contenuto o che l’autore abbia così tanto seguito mediatico da parte di migliaia di direttori che pubblicano i suoi articoli, o che il direttore Caforio possa essere tanto libero da pubblicare tutto senza censura. O probabilmente c’è spirito di rivalsa in quanto l’anonimo possa essere lo stesso soggetto che su face-book o su altri canali fa girare a suo nome la lettere parzialmente censurata.

  2. È pura invenzione che io abbia mai attaccato il direttore, punto primo!
    Punto secondo mi idispiace per Lei ma l’anonimato è un mio diritto e finchè non commetterò alcun reato (il mio scopo e solo quello di non permettere che i miei dati privati vengano studiati ed elaborati dalle “mafie” che governano il mondo) Lei non ha il diritto di sapere se mi chiamo tizio o caio piuttosto che geronimo e amilcare, l’importante è che non commetta alcun tipo di reato.
    Punto terzo è quantomeno strano che nel Suo scritto le virgole ed i punti coincidano perfettamente con un articolo che in ordine temporale è apparso prima del Suo e che è stato ripreso anche dal sito del Movimento 5 Stelle ( http://www.beppegrillo.it/2012/09/breve_storia_di.html ), è pur vero che tutti pensano che sia stato marconi ad inventare la radio benchè non sia storicamente vero!
    Cordialmente Anonimo

    Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda (Horacio Verbitsky)

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