SI INCROCIANO ANCORA LE BRACCIA NELLE FILA DEGLI OPERAI DELL’ILVA DI TARANTO

SI INCROCIANO ANCORA LE BRACCIA NELLE FILA DEGLI OPERAI DELL’ILVA DI TARANTO

Uno sciopero di due ore con assemblea è stato proclamato dalle 10 alle 12 per oggi e per domani dai sindacati metalmeccanici Fim-Cisl-Uil dello stabilimento siderurgico

Gli operai hanno occupato simbolicamente la via Appia per esprimere il proprio dissenso contro i provvedimenti del gip Todisco che ha ribadito il sequestro delle aree a caldo e il conseguente blocco della produzione dell’impianto più grande d’Europa.

Intanto il governo è pronto a fare ricorso di fronte alle scelte della magistratura: il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, afferma anche che la chiusura dell’impianto sarebbe “un danno irreparabile” e che “nulla sara’ lasciato intentato” – e prosegue – “Il Protocollo di Intesa firmato tra ministeri e istituzioni locali e le ingenti risorse gia’ messe a disposizione per il risanamento ambientale sono la dimostrazione concreta dell’ampio impegno istituzionale e politico per superare e risolvere definitivamente le problematiche che hanno portato al sequestro”. “Proprio per questo – prosegue la nota – e’ assolutamente necessario evitare la chiusura e lo spegnimento degli impianti, cosa che causerebbe danni irreparabili dal punto di vista economico, occupazionale e sociale”.

“L’iniziativa del gip è un’iniziativa di rottura non contro l’Ilva ma contro il governo” afferma il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini – “o ritengono che stiamo facendo carte false per aiutare l’ilva, e allora devono mandarci, a me compreso, un avviso di garanzia, oppure ci si lascia lavorare per il risanamento dell’impianto”.

Ma non è tutto. Secondo quanto sostenuto da Clini  l’intervento della magistratura “può compromettere la credibilità dell’Italia come paese nel quale fare impresa:  negli altri paesi europei non avviene che un magistrato intervenga nel merito dell’esercizio delle funzioni dell’autorità competente”. Poi il ministro precisa che “dopo il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale che consente l’esercizio degli impianti a condizione che siano rispettate una serie di misure di prevenzione e dopo aver chiesto al presidente dell’ilva di ritirare i ricorsi avviando  assieme alla Regione Puglia e all’azienda un percorso condiviso, ora arriva il gip e di fatto mi sconfessa”.

“Si rischia avverte  non solo  di perdere 11mila posti di lavoro e far saltare il piano di bonifica trasformando il sito in un altro monumento all’inquinamento, ma chi verrebbe più a investire da noi se un gip può sconfessare il ministro competente? Non sono ipocrita – avverte Clini – e prendo l’iniziativa della magistratura per quello che è: un’iniziativa a prescindere”. Ho chiesto un incontro al procuratore della repubblica di Taranto,  dopodichè, se il dialogo risulterà impossibile bisognerà fare chiarezza”.

Nel frattempo, il Governo, sceglie la via del ricorso contro le scelte della magistratura. Lo ha dichiarato il sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà.

«Partiamo dal presupposto che la tutela della salute e dell’ambiente è un valore fondamentale che anche il governo vuole perseguire e anche dal presupposto che noi rispettiamo le sentenze dei giudici. Però, alcune volte queste sentenze – ha spiegato Catricalà – non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire e quindi noi chiederemo alla Corte Costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale». A proposito del rischio di uno scontro con la magistratura, il sottosegretario ha replicato: «No. Noi contestiamo un singolo atto ritenendolo sproporzionato. Noi abbiamo stabilito con un decreto legge in linea con un orientamento preciso del Tribunale della Libertà di continuare le lavorazioni che non sono dannose, che non sono nocive e nel frattempo cominciare seriamente la politica di risanamento. E abbiamo stanziato centinaia di milioni proprio per questo. Questo decreto legge resterebbe privo di qualsiasi valore se l’industria dovesse smettere di lavorare, se il forno si dovesse spegnere. Sarebbe un fatto gravissimo per l’economia nazionale, sarebbe un fatto grave non solo per la Puglia ma per l’intera produzione dell’acciaio in Italia».

Valentina Convertini

viv@voce

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