Category Archives: LETTERE

Silvia Saracino: “Questo mio scritto, questo mio pensiero, lo dedico a lui, perchè per me è stato veramente come un secondo padre”

Dalla nuora di Giuseppe Spagnolo, riceviamo e volentieri pubblichiamo

Caro direttore, voglio dare una volta per tutte una chiarezza a tutta questa triste storia. Giuseppe Spagnolo nominato da tutti Pino, era una persona con grande carattere, con tre figli e una moglie stupenda. Fin da giovane ha lavorato presso la “Cantina di Sava” dove ha trovato la morte in quel maledetto giorno. Leggo tantissimi commenti su facebook sulla pagina del suo giornale dove è riportata la tragedia che ci ha colpito direttamente.

RACCONTI / 27. “Lèra intàtu lu milioni lu cafoni!”

Storia verissima. E’ successo moltissimi anni fa …

Alcuni savesi si trasferirono al nord Italia alla fine degli anni ’60.  Gli anni passano, passano anche alcuni decenni, i figli diventano grandi. Insomma la famiglia savese si allarga e arriva il tempo che i figli decidono anche di sposarsi. I coniugi in questione decidono di invitare quasi tutti i parenti di Sava al matrimonio. Fanno il conteggio degli invitati savesi ed esce un numero, apparentemente, proibitivo.

SAVA. Montaggio delle luminarie. “E i piani di sicurezza dove sono?”

Lettera di un lettore che mette in evidenza, con foto allegate, come vengono montate le luminarie nel nostro paese

Caro Direttore, non so lei ha visto gli operai addetti al montaggio delle luminarie per la festa dei nostri SS Medici che ricorre la domenica del 13 ottobre ma credo manchi qualcosa. O meglio,  quel qualcosa che forse gli addetti ai “lavori”, intendo vigili urbani e assessore al ramo stanno ignorando: nessun operaio addetto al montaggio porta il casco.

SAVA. Scuola materna di Piazza Collodi. Oltre la siringa trovata vicino alla fontana, anche il citofono è fuori uso

La lettera di una giovane mamma savese

Caro direttore, ho visto con mio grande disgusto il filmato delle siringhe nei pressi dell’asilo che frequenta mio figlio e dove solitamente all’entrata e all’uscita gioca correndo e a volte anche cadendo per terra e devo dirti che la cosa mi preoccupa alquanto! Ma quello che volevo segnalarti è il fatto che a causa di vari episodi per motivi di sicurezza i cancelli ora sono chiusi durante le ore di lezione, ma se per caso devi entrare in asilo fuori dagli orari di entrata o di uscita è difficile farlo per  via del citofono che è stato “smontato”!

RACCONTI / 26. “Signorì? Nn’ facit fàvor?”

Quella volta al bar della stazione ferroviaria di Taranto …

Tantissimi anni fa fui testimone di un dialogo tra due tarantini che “bazzicavano” all’interno dell’area ferroviaria tarantina. Come tutti ben sappiamo, spesso le  stazioni sono state, e credo che lo sono tutt’ora, crocevia e teatro di presenze “diffuse”. Tipo: borseggiatori, accattoni, barboni, disadattati, paranoici, insomma persone che non stanno bene e anche qualche donna che spera, di trovare in questo luogo, qualcuno che soddisfi le sue impellenze di natura sessuale. In questo, luogo, tra di loro, si crea una certa “familiarizzazione” e quindi le loro facce sono quotidiane nei loro incontri. Andiamo al racconto …

MANDURIA. CENTRO PER L’IMPIEGO: ecco cosa succede …

Lo sdegno di un lettore manduriano

Caro Direttore, le voglio raccontare quello che mi è successo oggi, martedì 17 settembre. Mi sono recato presso il “Centro per l’impiego” messapico per la richiesta di un certificato. Appena entrato mi avvio verso la macchinetta che distribuisce i numeri per il ricevimento agli sportelli. Un signore mi urla: “Non funzionaaaaaaaa!” e di seguito mi dice “che devi fare?” sempre con metodi alquanto ortodossi. Il mio “Buongiorno” è ricambiato in modo alquanto infastidito. Chiedo di presentarsi e mi dice che lui è l’addetto allo smistamento dell’utenza del Centro per l’impiego. Successivamente mi chiede cosa devo fare. Grottesco è che c’è un macchinetta elettronica la quale dovrebbe evitare questa unità, stipendiata tra l’altro, e che è in tilt da chi sa quanto tempo. E addirittura questa macchinetta elettronica viene chiamata “elimina code”.

Racconti / 25. “Signò. Signò. La pizza ntrà li quazuni stai!”

Un fatto verissimo, successo 40 anni fa a Sava …

Un savese girava con il suo carrettino e vendeva pizzette, puccette e panzerotti.  E quel giorno d’estate, nel suo carrettino, aveva solo panzerottini. Da premettere che in tutta la giornata in questione non aveva venduto un solo prodotto. Quel giorno era sconfortato. Molto sconfortato. Si ferma una macchina di turisti del nord Italia davanti al suo carrettino. La signora, al volante, dice: “Signore, senta. Avete la pizza?” Risposta affermativa. Il savese appena sentì che la signora non era del luogo volle provare  a proporre i panzerottini come se fossero una specie di pizza.  La signora parcheggia la sua auto e si dirige verso il carrettino. “Mi apre gentilmente il coperchio?” Il savese apre il coperchio.

Lettera di un lettore. LA TARES, I TEMPI MALANDRINI DEL RECAPITO DEI BOLLETTINI E IL SERVIZIO TELEMATICO …

Caro direttore, vorrei raccontare una storia. Una storia che difficilmente potrebbe essere ambientata in un altro posto se non a Sava …

Si sapeva già da tempo che era in arrivo la TARES e si sapeva che bisognava pagare entro Agosto. Al 5 Settembre ho incominciato a preoccuparmi e pensavo: se la bolletta arriva dopo il 10 Settembre, come faccio a dimostrare che mi è stata recapiatata oltre i termini stabiliti? Fortunatamente, con la posta di venerdì 6 Settembre, arrivano le bollette ed una lettera che spiega perchè bisogna pagare (praticamente per noi la tassa della spazzatura quest’anno è doppia!) e come si può pagare.

RACCONTI / 25. “Ma tu ièri vetri a edda comu li sta giuaua!”

Curioso questo fatto, successo 30 anni fa …

Un manovale savese di mezza età  aveva sempre lavorato dentro Sava al servizio degli artigiani edili del nostro paese.  Un giorno un impresa locale prende un lavoro presso una marina tarantina. Satùro per la precisione. Era la prima volta che il nostro manovale usciva fuori dalle mure amiche e Sava per lui era stato il suo unico riferimento lavorativo e familiare. Satùro in chiave di lettura si chiama Taranto per la massima, quindi cittadini tarantini che avevano le loro proprietà attaccate quasi alla città jonica. Il nostro manovale era di vedute limitate, molto limitate. Vergognoso, timido,  insomma di poche parole.

RACCONTI / 24. Suora: “Oh come parla bene questo bambino. Come ti chiami?” E il bambino: “Ngù a mà!”

Quando le suore di Piazza Risorgimento erano attivissime …

Erano gli inizi degli anni ’60 e le suore dell’Istituto Maria Ausiliatrice erano una vera e propria istituzione nel nostro paese. Nei loro locali immensi molti di noi hanno fatto la scuola materna e allora vi era la divisione classica: maschietti in classe con i maschietti e femminucce in classe con le femminucce. Nessun contatto di socializzazione tra i due sessi. Ma allora, era così. Le suore conoscevano tutte le famiglie della zona e molti residenti portavano loro vino e olio o qualche altro prodotto della campagna.

RACCONTI / 23. C’era una volta il Bar di Angiulinu tre sordi …

Il contadino: “Angiulì? St’annu stamu muertu ti ua (uva)!”

Circa 45 anni fa esisteva su Via Del Prete un bar denominato “ Bar dello sport” ed era gestito da Angiulinu tre sordi (questa era la “ngiuria”, ndr). Figura simpatica Angiulinu: baffetti curiosi e fisico asciuttissimo ma quando qualcuno lo provocava, anche minimamente, era scattante e diretto nelle risposte.

RACCONTI / 22. “Nò tì preoccupà. Ci nò tlì catti tuni slì cattunu lotri!”

Il curioso incontro del turista francese con il venditore savese di noccioline, arachidi e  noci paesane…

Un turista francese arriva a Sava ed è ospite di alcuni amici savesi. Non parla affatto l’italiano e nei giorni della sua permanenza  si avventura  volentieri nelle vie cittadine a curiosare di qua e di là.  Gira i negozi, vede le vetrine e si ferma sulla bancherella di un venditore di arachidi e prodotti similari. Resta colpito dalla grandezza delle nostre noci e si avvia all’acquisto. Ecco il dialogo …

RACCONTI / 21. “A … a … a … alì, alì, alì … murtacci tua!”

Tanti anni fa successe questo a Sava …

Tutti sappiamo che gli alunni, specie quelli che iniziano la prima elementare, nella fase iniziale scolastica faticano un pochino per entrare nell’ordine delle idee del linguaggio scritto. E quindi ci vuole, giustamente, il tempo necessario per far sì che questo venga assimilato nei giusti tempi. Andiamo al nostro curioso racconto …

RACCONTI / 20. “Dottò? Puru tuni stani pì l’ua?”

Anni ’90 impera lo scandalo dell’USL/TA 7 di Manduria. Viene arrestato il medico condotto di Sava e il maresciallo Stazione locale arresta, con l’accusa di ricettazione, molti sottoproletari savesi …

In quegli anni il maresciallo della nostra Stazione dei Carabinieri dichiarò guerra aperta ai sottoproletari savesi i quali, collocati agli angoli delle vie del centro urbano, vendevano uva bianca prodotta dai tendoni dei terreni del nostro comprensorio. Questi ultimi non “riuscivano” a dimostrare la provenienza dell’uva (in dialetto è ùa, ndr), o meglio chi l’aveva data. E quindi, scattava il sequestro dell’uva con l’automatico arresto, con trasporto presso la Casa circondariale di Taranto, e l’accusa era di ricettazione. Di pari passo a questo correva lo scandalo dell’USL di Manduria: dalle accuse, dalle intecettazioni e da tutto il lavoro di indagine svolto dai magistrati emerse di tutto e, alla luce di questo, fu arrestato il dott. Francesco Lonoce.

RACCONTI / 19 . “Ci te fattu cuddu gioia ti nasu?”

Moltissimi anni fa c’era un savese che …

Sappiamo tutti che quando il corso anagrafico comincia ad essere avanzato le nostre facoltà fisiche, associate a quelle mentali, spesso e volentieri non sono più come quelle che precedentemente avevamo. E questo, è un dato di fatto. Scontato. Anzi, scontatissimo. In alcuni però questa caratteristiche negative si pronunciano di più, in altri invece no. Andiamo al nostro racconto …

RACCONTI / 18. “Dottò? Nò eti ca toppu l’operazioni la cassermonica nò ncì funziona chiui?”

Anni ’70, un contadino savese si ricovera in ospedale …

Da diverse settimane aveva dei seri problemi alle vie urinarie, dolori localizzati ma insopportabili. Decide di ricoverarsi a Manduria presso l’ospedale Giannuzzi. Dopo un giorno, dal ricovero, lo vanno a trovare alcuni suoi amici e chiedono che tipo di esami ha fatto in questo primo giorno di permanenza ospedaliera. E tra le tanti ipotesi di guarigione si prospetta anche un intervento alla prostata.

RACCONTI / 17. La mascjatara a furia cu porta mascjiati alli ziti … rimani incinta!

Una figura simbolica, e per certi versi classica, di questo ruolo che in passato si è rivelato un ottimo strumento di collegamento tra chi si amava e non poteva neanche scambiare  affettuosità. Visti i tempi che erano …

Sava, anni ’40. Due giovani si innamorano e visto il regime duro dei padri di famiglia di allora questo non era molto tollerato. Anche se, poi, questo avrebbe portato al matrimonio. Dicevo di questi due giovani: abitavano nello stesso isolato ma era difficilissimo vedersi e darsi notizie e, su tutto, parlare del loro amore che germogliava. Nonostante abitassero nello stesso isolato …

RACCONTI / 16. “E cè jè scileppu!”

Sava, fine anni ‘70 e inizi anni ’80 …

Questo periodo fu per il nostro paese, e non solo, l’inizio del declino delle sale cinematografiche. Le emittenti televisive private cominciavano a fare i primi passi e dai loro ripetitori, spesso e volentieri, lanciavano nei nostri schermi casalinghi film di nuovissima produzione cinematografica a costo zero. Certo, farciti di pubblicità. Delle tre sale cinematografiche savesi, Moderno, Miccoli e Vittoria, la prima chiuse immediatamente i battenti alla luce di questa innovazione. Restarono sulla piazza il Miccoli e il Vittoria. Il filone, da sfruttare, era rimasto solo quello dei film hard core e questo fu sfruttato abbastanza bene per alcuni anni.

RACCONTI / 15. “Pripariti!”

Quando eravamo adolescenti e ascoltavamo le cose di quelli più grandi di noi …

Spesso, moltissimi anni fa, andavamo allo stadio “Iacovone” e seguivamo il Taranto che militava, allora, nelle serie B. Non contenti, alcuni più grandi di noi vollero seguire anche le trasferte del Taranto. Allora erano i tempi di mister Toneatto, Viciani, De grandi e il Taranto, immancabilmente, ogni anno, tribolava all’ultima giornata del girone di ritorno per conoscere il suo destino: permanenza in B o retrocessione in C.

RACCONTI / 14. “Tutti volevano la colombina. Ma io non l’ho data!”

Una curiosa e simpatica vecchietta tarantina in un reparto dell’Ospedale dell SS Annunziata di Taranto

Mi trovavo all’interno della struttura ospedaliera un 25 anni anni fa circa. Esattamente nel repato Medicina. Era ricoverato un mio zio a cui doveva essere sottoposto all’operazione della prostata.