Sava (Ta). Anni ’50. “Santu Cò, fammi na grazia: stu agnoni o lu fà campà o lu fà muriì”

Sava (Ta). Anni ’50. “Santu Cò, fammi na grazia: stu agnoni o lu fà campà  o lu fà muriì”

Più che un favoletta è una triste realtà dettata dall’ignoranza di quei tempi

Subito dopo la seconda guerra mondiale l’Italia si avviava alla ricostruzione e il referendum vittorioso della Repubblica sulla  Monarchia sanciva la nascita del nostro nuovo Stato. Certo, con tutte le problematiche della ricostruzione.

E Sava era una realtà agricola triste, come d’altronde le migliaia di altri Comuni. Erano tempi dettati dall’ignoranza, dall’analfabetismo. Erano i tempi dei braccianti che si spaccavano la schiena nelle campagne per le coltivazioni della terra. Era questo il triste scenario di quegli anni.

Sullo sfondo una famiglia savese alle prese con un figlio alquanto impertinente, che quanto a vivacità non era secondo a nessuno.

I 6 anni del bambino erano una seria problematica per questo nucleo familiare.  Il ragazzo mangiava pochissimo, non più di tre ore di sonno al giorno e da qui  i genitori si cominciavano a preoccupare seriamente di questo e chiesero consigli al parroco.

Il parroco allora era la figura più rassicurante per il paese. Quest’ultimo, vista la sua preparazione religiosa, disse alla madre di portare il bambino ogni giorno in chiesa alle 18.00 e per tre mesi dinanzi alla statua dei Santi Medici Cosma e Damiano e chiedere la grazia a farsì che il bambino tornasse “normale”.

La madre accettò di buon auspicio l’indicazione del parroco. E per quasi tre mesi, con la mano del bambino nella sua, era al cospetto della statua dei Santi Medici dicendo la seguente frase: “Santu  Cò, fammi na grazia: stu agnoni o lu fa campà o lu fà muriì”.

Questo ritornello era diventato il motivo principale di tutte quelle settimane.

Ma prima della fine dei tre mesi, avvenne una cosa clamorosa. Nell’ultima andata in chiesa, mentre la madre stava per dire la classica frase, il bambino disse alla madre: “Aspetta mà. Mo lu ticu io a Santu Cosumu”.

La madre restò sorpresa dall’interruzione e pensava questa era la risposta giusta alla grazia che aveva chiesto e gli sembrava che dalla bocca del bambino stesse per uscire la voce dei Santi.

Sonoramente il ragazzo disse: “Santu Cò, lassala scij mama, ca mama è stotica!”

Uno schiaffone della madre,  portò il bambino fuori dalla chiesa.  

Giovanni Caforio

 

viv@voce

Lascia un commento