“Riflessioni sul Taranto Pride 2021”

Da Roberta Frascella, portavoce Taranto Pride 2021, riceviamo e volentieri pubblichiamo

È passata più di una settimana dal Taranto Pride, tenutosi il 27 Novembre 2021, a conclusione della Pride Week e dell’Onda Pride provinciale.

Le emozioni sono state elaborate e, dopo l’entusiasmo del momento, possiamo concederci qualche riflessione a proposito.

In quanto portavoce del Taranto Pride, assieme a Eva Cassano e Nicola Scialpi, la responsabilità si è fatta sentire forte: cosa dire davanti alla folla? E se sbaglio a trasmettere il messaggio che vorrei far passare? E se qualcuno non si sente accolto? Non era tanto la fiumana di gente che sarebbe passata di lì, complice anche l’inizio del periodo natalizio e l’immancabile shopping che porta ad affollare le vie del centro, quanto la consapevolezza della potenza di ciò che io, ma anche Eva e Nicola, desideravamo trasmettere. 

Le settimane precedenti sono state ricche di preparativi e impegni, non sempre facili da incastrare con quelli della vita quotidiana di ciascuno di noi. Però, la bellezza del gruppo sta proprio nel fatto che, se il sostegno viene meno da un lato, dall’altro c’è sempre qualcuno pronto a supportare, mettendo a disposizione le proprie competenze e la propria persona: credo che sia uno dei punti cardine di un Pride, ovvero non si è mai solз, ma si cammina insieme, in gruppo, perché altrimenti non è possibile. Le voci si amplificano nella comunione di intenti e di strada che si compie le une accanto alle altre.

Qualsiasi cosa ci fosse da scrivere per amplificare la portata dell’evento, qualsiasi strumentazione piccola o grande ci fosse da trasportare, qualsiasi azione potesse portarci un passo più vicini a quell’evento di sabato sera, nessuno si è tirato indietro, per quanto a momenti sembrava enorme la mole di preparativi.

Ho avvertito forte la solidità di un gruppo che sa accogliere sempre persone nuove – io stessa mi sono unita da poco – e sa tirarne fuori il potenziale. Inoltre, condivisione delle differenze, che sono la parte portante di questo insieme, non ha significato solo aggregare persone che appartengono alla comunità LGBTQIAPK+ per diversi motivi, ma anche un gruppo di ragazzi provenienti da vari paesi europei che sono giunti a Taranto grazie a uno scambio Erasmus+ a cui prende parte la nostra guida e il nostro mentore, Luigi Pignatelli.

Differenze di lingua, di background culturale, di abitudini, di modi di fare non sono stati assolutamente un ostacolo, come si potrebbe erroneamente pensare, ma un incentivo: ho visto negli occhi di quei ragazzi e nella loro voglia di fare e partecipare a quest’evento l’importanza da loro accordata a certe dinamiche, non solo perché alcunз siano anche parte della comunità LGBTQIAPK+ – il che mi ha portato a chiedermi come vive la comunità in altri paesi, che clima si respira a livello sociale e istituzionale -, ma anche perché differenza ha significato individualità e ogni apporto portava con sé un approccio originale che non poteva ridursi a matrici puramente sessuali, di genere o culturali, ma era un’intersezione di tutte queste e molto altro. L’animazione e l’aiuto che le ragazze dello scambio hanno dato al Taranto Pride è stato veramente, veramente prezioso. 

Nonostante qualche problema tecnico, ancora una volta la forza del gruppo ha permesso di non bloccarsi davanti alle difficoltà. Se le casse non potevano essere accese, com’è accaduto in un primo momento, niente paura perché ci è venuto in aiuto un altoparlante bluetooth grazie al quale abbiamo ballato la tarantella; e com’è stato bello sapere che nessuno di noi sapeva farlo davvero, ma non è stato un limite, bensì uno sfogo della creatività possibile grazie all’astinenza dal giudizio che è parte intrinseca e imprescindibile della convivenza delle differenze di cui parla Fabrizio Acanfora.

Se a volte non ci si è intesi nell’organizzazione – e ci sta, ragioniamo tutti a modo nostro – il clima di festa ci ha fatto capire che potevamo andare oltre quelle incomprensioni. Se la forzata staticità dell’evento, dovuta alle disposizioni del prefetto per motivi di emergenza sanitaria, non ci ha permesso di marciare lungo le strade della nostra città, non ci siamo arresi e la nostra voce si è fatta sentire forte. I problemi sono parte della vita, ma ancora una volta se c’è chi ti aiuta avere paura non è un’opzione contemplabile perché l’affetto e la solidarietà sono molto più potenti. 

La bellezza di veder fermarsi le persone, di scorgere nei loro sguardi la curiosità – non è mancata qualche reticenza – ha portato alla luce il vero messaggio del Pride: noi esistiamo e vogliamo essere vistз, le nostre rivendicazioni sono importanti, la nostra voce va ascoltata. Far parte o non far parte della comunità non importa, prendere parte a queste manifestazioni è importante sia da dirette interessate sia da alleate.

Scegliere un luogo come Piazza Immacolata, snodo fondamentale del centro di Taranto, è stato strategico affinché chiunque potesse anche solo per un attimo sapere della nostra esistenza e noi potessimo seminare un seme in lei e non ci interessa che germogli subito, ma che continui a esistere dentro, che possa pian piano scavare e far capire che la lotta appartiene a tutti. È una lotta fatta con mezzi allegri – colori, musica, striscioni – ma è estremamente importante, anche alla luce del clima sociale e istituzionale non proprio favorevole alla comunità LGBTQIAPK+ e noi siamo stati un pezzetto di questa lotta col Taranto Pride.

Da ultimo, ma non meno importante, ritengo sia fondamentale ringraziare Luigi Pignatelli, mente e motore di questo evento e di tutto quello che riguarda la comunità LGBTQIAPK+ a Taranto: con la sua voglia di fare, con la sua capacità di coinvolgere, con la gratitudine che dimostra, con l’affetto con cui ci circonda, ma anche con la sua decisione e la sua determinazione, quest’evento non sarebbe potuto essere ciò che è stato.

Lui ci tiene insieme, lui guida i nostri passi e noi ci lasciamo guidare dalla sua esperienza, certo che sappiamo di poter contare su di lui per qualsiasi cosa. Sa dimostrare davvero cosa significa essere uniti nella lotta e nella quotidianità, non sempre facile e spesso ostile, che ci circonda. Ma non si perde d’animo: potente ma gentile, sappiamo che non si arrenderà mai. Grazie Lu!

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