PUGLIA. Sardine: “Ecco i nostri auguri per l’ultimo dell’anno”

PUGLIA. Sardine: “Ecco i nostri auguri per  l’ultimo dell’anno”

Nota stampa congiunta delle Sardine di Puglia, Sardine di Lecce, Sardine Salento, Sardine Tarantine, Sardine Francavilla, Sardine Ginosa, Sardine Brindisi e Sardine Foggia

Mancano poche ore al tempo che verrà, e al posto di augurarvi un mare piatto, vi auguriamo un’andatura di bolina, capace di risalire il vento di questi ultimi anni. Una manovra controcorrente che ci faccia tornare umani, in un mantra che è garanzia per tutti anche per quelli che oggi si sentono al riparo dall’ondata di odio, sopruso e violenza di coloro che spostano di volta in volta, a seconda delle proprie esigenze, i loro bersagli: dal terrone al nero, dal gay alla donna impegnata nella difesa dei diritti, fino al precario da multare perché sciopera dopo mesi senza stipendio.

Ci hanno contestato la mancanza di progettualità, (come se in meno di 60 giorni potessimo cambiare il mondo), ma invece le piazze delle Sardine hanno dimostrato il contrario. In quello spazio comunitario e aperto sono stati espressi sogni, opinioni, speranze, per discutere dei problemi che attanagliano il Mezzogiorno e in particolare la Puglia, come l’elevata percentuale dei giovani NEET (ragazzi dai 16 ai 35 che non studiano e non lavorano), la mancanza di lavoro che costringe migliaia di persone ad emigrare per cercare la felicità o per meglio dire una tranquillità economica, il perenne conflitto, che i casi TAP, ILVA ed Enel Cerano portano dietro con sé, tra sviluppo industriale, salute ed ambiente.

Temi così nevralgici che meriterebbero di essere affrontati con la dovuta dignità, di chi non ha più paura. Da chi sa che uguaglianza, solidarietà, diritti umani sono la base della buona politica, quella che sa scegliere per il bene collettivo e non per il grado di consenso elettorale che saprà muovere proprio facendo leva sui punti di deboli di chi ha paura di perdere un posto di lavoro, il suo piccolo posto in una comunità in crisi, la sua identità culturale o religiosa.

Così è la paura che le sardine combattono, e chi ci alita sopra, alimentando, spesso, narrazioni e cronache totalmente inventate. Le sardine hanno così scelto di essere piccoli e operosi pesci in un mare di indifferenza e scontro verbale. Un mondo che invece ha bisogno di riconquistare pensiero e coraggio.

La fretta di ingabbiarci in questo o quel partito è sintomo del male che avversiamo, perché in un acquario, per quanto grande sia, sarebbe più facile catturarci, omologarci, renderci pastura di quel  “son tutti uguali” che i pesci predatori hanno imparato ad utilizzare, anche con la clava, per annientare il pensiero, la coscienza, la partecipazione.

Nel 2020 noi terra di frontiera e di Mediterraneo saremo mare aperto. Ed è  in quelle acque libere che vi invitiamo a tornare!

 

 

viv@voce

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