Legambiente: “Con o senza Mittal si produca acciaio solo senza rischi inaccettabili per la salute. Subito la VIIAS”

“L’ennesimo colpo di scena nella vicenda dell’impianto siderurgico di Taranto conferma quanto sia stata approssimativa ed emergenziale la gestione da parte dei diversi governi succedutisi in questi anni di una delle più grandi vertenze ambientali ed industriali del nostro Paese

E quanto sia stato sbagliato non considerare la salute un problema prioritario quanto quello del lavoro” dichiarano Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto.

Una sequela di decreti non ha detto l’unica cosa sensata che andava stabilita fin dall’inizio: qual è la quantità di acciaio che si può produrre a Taranto senza creare danni inaccettabili per la salute dei suoi cittadini?

Lo si poteva già dire dopo la prima valutazione del danno sanitario effettuata da Arpa Puglia, Ares e ASL di Taranto nel 2013. Lo si doveva dire al momento dell’approvazione dell’ultimo Piano Ambientale targato Arcelor Mittal. Occorre prioritariamente – ora come allora – stabilire su basi scientifiche, sulla scorta di una Valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario, se e quanto si può produrre nello stato attuale degli impianti e quanto si potrà produrre a Piano ambientale realizzato. Sia che il gestore degli impianti sia Arcelor Mittal, sia che siano i Commissari di Ilva in Amministrazione Straordinaria o chiunque altro ancora” ribadiscono Francesco Tarantini e Lunetta Franco.

“Questa sarebbe la vera e unica immunità accettabile: nessuno che gestisca l’impianto correttamente potrebbe poi essere accusato di creare malattie e morti. Solo in questo ambito può essere meglio disciplinata la questione delle responsabilità nella conduzione degli impianti. Solo così si può affrontare in maniera seria la questione della produzione di acciaio in una città come Taranto, segnata da un pesante tributo di malattie e morti.
L’abbiamo sempre detto: l’Ilva o si risana davvero o si chiude. E’ arrivato il momento di scegliere” concludono i presidenti di Legambiente Puglia e di Legambiente Taranto.

Oggi AM InvestCo Italia  ha inviato ai Commissari di Ilva un avviso di recesso o di risoluzione dell’accordo  per il contratto di locazione e il successivo acquisto condizionato dell’attività di Ilva SpA e di alcune sue controllate , chiuso il 31 ottobre 2018.
Secondo la società “l’Accordo prevede che, nel caso in cui una nuova legge influisca sul piano ambientale per l’impianto di Taranto in modo da compromettere materialmente la capacità di gestirlo o di attuare il suo piano industriale, la Società ha il diritto contrattuale di recedere dal Contratto. Con effetto dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha rimosso la protezione legale necessaria affinché la Società attui il proprio piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso.

Inoltre, le decisioni emesse dal tribunale penale di Taranto vincolano i Commissari straordinari di Ilva a completare determinate prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 – un termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibili da rispettare – in caso contrario l’altoforno numero 2 verrà chiuso. Tali prescrizioni dovrebbero anche essere ragionevolmente e prudenzialmente applicate alle altre due altoforno dello stabilimento di Taranto. L’arresto renderebbe impossibile per la Società attuare il suo piano industriale, gestire l’impianto di Taranto e, in generale, eseguire l’Accordo. 

Altri eventi gravi, indipendentemente dalla volontà della Società, hanno anche portato a una situazione di incertezza giuridica e operativa che ha ulteriormente compromesso in modo significativo la capacità di eseguire le operazioni necessarie presso Ilva e gestire lo stabilimento di Taranto.

Tutte le circostanze citate autorizzano inoltre la Società a recedere dal Contratto ai sensi delle disposizioni e dei principi applicabili del Codice Civile.
In conformità con il contenuto dell’Accordo, la Società ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle operazioni e dei dipendenti di Ilva entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione di recesso e risoluzione”.

 

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