DEPURATORE CONSORTILE SAVA-MANDURIA. Bocciata parte del progetto

DEPURATORE CONSORTILE SAVA-MANDURIA. Bocciata parte del progetto

Il Comitato VIA Regione ha ritenuto “non adeguati” ben 10 informazioni su 29 dello studio di Impatto Ambientale

Ancora problemi e polemiche intorno al depuratore consortile dei comuni Manduria e Sava. Nel mentre proseguono i lavori che la società ‘Bio System Company‘ di Gravina di Puglia sta realizzando in località Urmo-Belsito, Specchiarica, marina di Manduria per conto della ‘Putignano & Figli’ di Noci, azienda che si aggiudicò l’appalto dei lavori, arriva una mezza bocciatura al progetto da parte della Sezione Autorizzazioni Ambientali della Regione Puglia.

Come denunciato anche da diverse associazioni presenti sul territorio e dal giornale online La Voce di Manduria da sempre molto attento alle questioni del depuratore e delle discariche presenti nella parte orientale della Provincia.

Il Comitato VIA della Regione Puglia ha infatti ritenuto ‘non adeguati‘ ben 10 informazioni su 29 dello studio di Impatto Ambientale presentato da dall’Acquedotto Pugliese S.p.a. relativo al “secondo stralcio” di opere (collettamento fognario e riutilizzo delle acque reflue depurate).

Il “primo stralcio”, come detto, sta procedendo molto velocemente ed è quello che riguarda i lavori di costruzione dell’impianto di depurazione, e dal prossimo 4 novembre saranno anche bloccate diverse strade per eseguire gli scavi della condotta che collegherà il vecchio depuratore con il nuovo.

Regna ancora il silenzio invece per quanto attiene il “terzo stralcio” di opere, riguardante la raccolta, il collettamento e la depurazione delle acque delle marine di Manduria.

La ‘bocciatura’ riguarda le opere per i recapiti finali: le trincee drenanti (buffer) previste in contrada Marina, località San Pietro in Bevagna, le vasche di raccolta dei reflui depurati destinati all’agricoltura, e lo scarico complementare individuato nel bacino di Arneo a Torre Colimena.

In merito alla capacità del settore agricolo di consumare tutta l’acqua depurata, nel verbale della seduta dello scorso 25 settembre del Comitato di VIA, si legge che “non c’è certezza sul relativo reale impiego il quale è previsto per soli 5 mesi l’anno” il che potrebbe comportare che lo scarico principale diventi lo scarico al suolo, non conforme alle disposizioni di legge.

Dubbi anche sullo scarico complementare di Torre Colimena, per il quale manca “un’analisi sugli effetti nel bacino e la relativa interconnessione con il mare” e “una valutazione appropriata in considerazione delle portate previste e relative influenze sulla qualità del bacino“. Oltre a mancare “l’indicazione del cantiere per la realizzazione delle opere per lo scarico nel bacino di Torre Colimena e la progettazione della rete di distribuzione dei reflui depurati ai fini del riutilizzo“.

Problemi anche per i bacini disperdenti (buffer): qui manca lo studio sui fattori di rischio per l’ambiente e la popolazione. In ultimo, problemi anche per quanto concerne la sicurezza, vista “la mancanza della descrizione degli effetti indotti da mal funzionamento ed in caso di calamità“.

Per questi motivi, “esaminata la documentazione, valutati gli studi trasmessi al fine della valutazione di impatto ambientale – si legge nel verbale di chiusura della seduta del 25 settembre scorso – il Comitato ritiene che la documentazione fornita sia incompleta e non adeguata per il rilascio del provvedimento unico in materia ambientale“.

A tal proposito, l’avv. Claudio Linzola che segue la vicenda per conto dell’associazione ‘Azzurro Ionio’, privati cittadini ed altre realtà associative che si oppongono al progetto di Aqp con localizzazione del depuratore consortile ad Urmo belsito, afferma che “i due procedimenti in corso (impianto di Urmo e sistema di riutilizzo dei reflui) sono geneticamente illegittimi“. “E’ in corso di costruzione, sulla base di autorizzazione del 2009 ed una VIA del 2012, che prevedeva un progetto diverso, un impianto di trattamento acque ad Urmo per il quale non è ancora nemmeno previsto se e dove recapiteranno le decine di miglia di metri cubi di acqua depurata prodotte giorno dopo giorno. 

Il progetto di depurazione delle acque dell’intero comprensorio Sava/Manduria/marine – che deve essere unico – è stato frazionato in tre “stralci”, in violazione del codice ambiente: il primo (impianto di Urmo) in fase di costruzione; il secondo (riutilizzo dei reflui depurati) bocciato; il terzo (collettamento e depurazione delle acque reflue prodotte nelle marine) ancora di là da venire (se ne parlerà per gli anni 2030). Intanto l’impianto di Urmo sarà già largamente insufficiente, appena finito, perché non è progettato per depurare anche le immense quantità di acque reflue prodotte dalle marine di Manduria.

Il rischio (ovviamente sarà smentito da tutti) è che, con la bocciatura di questo “nuovo progetto”, AQP e Regione Puglia tornino alla carica con la soluzione dello scarico a mare. Perché sono così tante, tali e tanto evidenti le lacune e le mancanze che la domanda viene spontanea: ma A.Q.P. s.p.a. non è in grado di elaborare un progetto completo? O, invece, questo è un progetto “suicida”, destinato cioè ad essere bocciato, così resterà solo la possibilità di scarico a mare?”

Queste quindi le iniziative che l’Associazione ‘Azzurro Ionio‘ intende intraprendere: “Nuova diffida al Presidente di Regione Puglia, questa volta perché – da subito – inibisca ad AQP (controllata al 100% da Regione Puglia) la prosecuzione dei lavori di Urmo; sospenda – subito – ogni procedimento (inutile ed illegittimo) e dirami – senza indugio – un avviso pubblico per permettere alla popolazione, alle associazioni ed agli interessati di formulare vere proposte alternative, in sede di revisione del Piano tutela acque (scaduto) che vengano prese in seria considerazione e non finiscano nel cestino.

In caso di risposta negativa: esposto alla Procura della Corte dei Conti di Bari in quanto si stanno spendendo somme ingentissime per la realizzazione di un impianto di trattamento delle acque ad Urmo che nasce già insufficiente (le acque reflue delle marine continuano a finire, inquinate, nelle falde) e senza progetto sui recapiti finali delle acque reflue depurate. Esposto alla Commissione europea, Divisione Ambiente, in quanto Regione Puglia ha ottenuto nel 2012 che la procedura di infrazione comunitaria fosse archiviata dalla Commissione perché sarebbe stato approvato e realizzato un progetto, completo, e rispettoso dell’ambiente, per la depurazione delle acque di tutto il comprensorio di Manduria. Senza dimenticare che ogni atto amministrativo che sarà approvato (e ad oggi nessuno osa approvare nulla) sarà impugnato al TAR Puglia“.

 

Gianmario Leone

FONTE

corriereditaranto.it

 

viv@voce

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