TARANTO. “Decidiamo noi il nostro futuro”. Si conclude la kermesse natalizia

Arcigay e Hermes Academy: “Il nuovo anno è iniziato da poco più di 48 ore e cosa è cambiato fuori e dentro di noi?”

Siamo in grado di sognare? Siamo in grado di ascoltare? Siamo in grado di riscrivere con inchiostro colorato la pagina bianca del destino.

Decidiamo noi il nostro futuro. E ce lo ricordano studenti/esse/* della nostra terra.

Si conclude la sesta edizione della kermesse natalizia

Giunge al termine la sesta edizione di Xmas in (Diver)City, rassegna di iniziative quotidiane promosse dall’8 dicembre al 6 gennaio da Hermes Academy e Arcigay Strambopoli – QueerTown Taranto, in collaborazione con Centro Interculturale Nelson Mandela, CasArcobaleno e Diritti e Libertà per l’Italia.

Il 3 gennaio attivisti/e/* Arcigay e Hermes Academy sono, dalle ore 18.30 alle ore 21.30, presso il Centro Interculturale Nelson Mandela (in Via Anfiteatro #219) per le attività dello Sportello MigranTA. Dalle ore 19.00 alle ore 20.30, è previsto un nuovo appuntamento con FaVoliamo, laboratorio di scrittura e narrazione teatrale per i/le più piccoli/e, organizzato dal 2013 da Hermes Academy Onlus in collaborazione con Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto dal 2014, al fine di creare storie che celebrino le differenze e educhino all’affettività e ai diritti umani.

Punto di partenza del workshop in programma il primo giovedì del 2019 è la storia di Alice nel Paese delle Meraviglie e Alice oltre lo Specchio. Fine ultimo è quello di combattere, in collaborazione con il Centro di Ascolto e Osservatorio LGBTIQ+ di Taranto e provincia, il bullismo tra i banchi di scuola.

La partecipazione è libera e gratuita per chi possiede regolare tessera di almeno una delle due realtà promotrici. Si consiglia la prenotazione al +39 388 874 6670.

Venerdì 4 gennaio tornano, dalle ore 19.00 alle ore 21.00, i libri parlanti della Human Library, presso la sede Hermes Academy in Via Pupino #90.

Il 5 gennaio artistx e attivistx sono, come ogni sabato, in Piazza Maria Immacolata con il banchetto rainbow e Il Villaggio delle Differenze.

Domenica 6 gennaio presso CasArcobaleno (sede Arcigay in Corso Italia #84C a Taranto) vengono riproposti, dalle ore 16.00 alle 21.30, i workshop “Once Upon a Body” (impro theatre e body expression), “Il peso delle parole” (linguaggi inclusivi), “Draw your dream” (facilitazione grafica). La partecipazione è libera e gratuita per tuttx i/le/* tesseratx Hermes Academy e/o Arcigay Strambopoli. La prenotazione al +39 388 874 6670 è obbligatoria.

Gli incontri, facilitati dall’attore e formatore Luigi Pignatelli, rientrano nelle iniziative di disseminazione dei progetti internazionali SEP & SPP Social Entrepreneurship Project for Sustainable Growth in EU and SEE Countries (Manchester, UK, agosto 2018), DigiTale (Brivezac, Francia, settembre 2018), Theatre of the Giraffe (Brzozówka, Polonia, settembre 2018), Youth work deconstructing violent extremism (Cuma-ruga in Catalogna, Spagna, ottobre 2018), Eu+Tolerant (Vatra Dornei, Romania, ottobre/novembre 2018), Promoting Media Literacy Education (Dilijan, Armenia, novembre 2018), Being a Youth Worker Today (Lecce, Italia, dicembre 2018), GoVisul (Lussemburgo, dicembre 2018).

In serata, presso la sede Hermes Academy in Via Pupino #90, per l’ultimo appuntamento con la rassegna “(At)Tratti d’Arte”, alle ore 21.00, viene proposto “Anna” film del 2015 diretto da Charles Olivier-Michaud. L’ingresso libero e gratuito per tesseratx, con prenotazione obbligatoria al +39 388 874 6670).

A seguire, la recensione di Marzia Gandolfi.

Anna, fotoreporter del magazine “Offense”, vuole denunciare il traffico di giovani donne in Asia. Sequestrata dagli uomini della triade asiatica, che non gradiscono intrusioni nei loro affari, subisce il trattamento brutale di cui è stata testimone. Uscita miracolosamente viva dall’esperienza ma segnata per sempre nel corpo e nell’anima, è rimpatriata e ricoverata all’ospedale di Montreal, dove comincia la lenta ricostruzione personale e professionale. Ricostruzione che la spinge a cercare la verità e la conduce al punto di rottura.

Precipitato in un universo di sfruttamento e violenza, Anna è un dramma sociale che indaga un soggetto difficile, l’asservimento della donna nei paesi asiatici, e insieme il ritratto di una donna risoluta nella sua volontà di denuncia (prima) e di vendetta (dopo).

Diviso in due, come l’anima della sua protagonista, il film suggerisce nei primi trenta minuti i colpi di un commercio ignobile, attraverso suoni sordi e immagini rubate.

Se nella prima parte, che coincide con la rischiosa missione della reporter, Anna evolve su un terreno minato eludendo ogni voyeurismo, nella seconda traslocata a Montréal, si fa più compiacente. Un piano fisso sul volto tumefatto e sfregiato della protagonista sposta l’azione in occidente, per evocarne la complicità, accompagnando la sua convalescenza muta e piena di una rabbia sfinita.

Col desiderio di vendetta di Anna, nato dal contatto ritrovato con un uomo conosciuto prima e arrivato da nessuna parte per regolare “degli affari”, Michaud ripiomba di nuovo lo spettatore in un milieu barbaro, filmando febbrilmente la violenza ordinaria degli uomini nei combattimenti marziali come nell’abuso delle donne nel quartiere cinese di Montréal. Nel passaggio (geografico ed estetico) qualcosa si perde e qualcosa si (ri)trova: la macchina fotografica requisita dai criminali viene restituita al mittente carica di orrore. La violenza sottesa nel debutto risorge così insostenibile. Proiettate su un muro con un’insistenza troppo esplicita, le immagini mancanti, quelle che lo spettatore aveva già immaginato, esplodono sullo schermo traumatiche.

Lo stupro, le percosse, la tortura, lo scempio sono filmate con una perfetta messa in posa della macchina fotografica. Un’accuratezza che denuncia le atrocità superando la soglia di rispetto del dolore altrui. L’esaurimento progressivo del pudore e l’ostinata rappresaglia di Anna smarriscono il filo (e l’etica) originaria, la denuncia degli abusi sessuali in Thailandia (il paese non è mai direttamente nominato), ripiegando nel finale sulla rinascita di una donna che si libera dal male raccontandolo e raccontandosi. Non sono nuovi i personaggi di Charles-Olivier Michaud ai territori conflittuali (Snow and Ashes), mai passivi e sempre coraggiosamente implicati nei tormenti internazionali.

Anna non fa eccezione mettendo naso e obiettivo fotografico nel traffico umano che interessa le zone del Sud-Est asiatico. Interpretata da Anna Mouglalis, la sofisticata attrice francese esce dalla sua zona di comfort, conferendo al suo personaggio una rabbia nera e una resilienza robusta. Malgrado l’avvio potente, Anna manca di sostanza come il personaggio ingrato di Pierre-Yves Cardinal o quello sottostimato di Pascale Bussières. La conclusione servita fredda sconcerta e l’orrore si morde la coda.

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